di Monica De Santis
Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi, ha affidato la regia di “Ditegli sempre di sì” ad uno tra i più autorevoli registi italiani, Roberto Andò. Una produzione importante per la Compagnia, che continua, nel rigoroso segno di Luca, a rappresentare e proteggere l’immenso patrimonio culturale di una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale. Protagonista dello spettacolo che da domani sarà in scena al Teatro Verdi, in replica fino a domenica, è Gianfelice Imparato, attore, commediografo e regista italiano, che negli anni ha lavorato con Eduardo, Luca De Filippo, Carlo Cecchi e tanti altri, noto al pubblico televisivo per la sua partecipazione in serie tv di grande successo come “Un medico di famiglia” e “I bastardi di Pizzofalcone”. E proprio Imparato è stato già protagonista di questo spettacolo, sempre nel ruolo di Michele Murri, solo che all’epoca, era il 1998, alla regia c’era Luca De Filippo… “Sono passati tanti anni da quella messa in scena firma da Luca – racconta Imparato. Ecco in quella versione preferii spingere il mio personaggio verso un aspetto patologico. Invece, ora, nella versione di Andò, l’ho spinto più verso il disagio di un innocente che si trova in un mondo a lui estraneo, il disagio di una persona innocente che non ammette la menzogna”. Ditegli sempre di sì è uno dei primi testi scritti da Eduardo, un’opera vivace, colorata il cui protagonista è un pazzo metodico con la mania della perfezione. La pazzia di Michele Murri è vera, infatti è stato per un anno in manicomio e solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza l’uomo più normale del mondo, ma in verità la sua follia è più sottile perché consiste essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda; eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo. Ma qual è il rapporto che Gianfelice Imparato ha con le opere di Eduardo? “Un rapporto di grande affetto e soddisfazione. Lavorare sulla drammaturgia di Eduardo è una cosa piacevole, perchè si fatica veramente poco. E’ tutto talmente perfetto che bisogna soltanto seguire l’onda emotiva in cui queste sono capaci di trasportarti”. L’opera, tra le meno note di Eduardo, si basa sul perfetto meccanismo del testo in equilibrio tra comico e tragico; una commedia molto divertente che, pur conservando le sue note farsesche, suggerisce serie riflessioni sul labile confine tra salute e malattia mentale. Ma a quale delle due versioni è più affezionato? “Sono affezionato ad ambedue le edizioni. E non lo dico, così tanto per non dover scegliere, ma perchè realmente mi sento legato ad entrambe. Sono state messe in scena in due epoche diverse, a distanza di un ventennio e portano entrambe la firma di due grandi registi. Certo ognuno di loro ha dato la sua impronta alla messa in scena. Ma io mi sono trovato bene in entrambi i casi, tanto da non poter dire se preferisco la prima versione o questa che stiamo portando in giro per i teatri adesso”. Alcuni anni fa, in un’intervista lei disse che recitava per non farsi pietrificare dalla vita. E’ ancora così? “Certo! E non solo io, ma tutti gli artisti guardano la vita in maniera diversa, appunto per non rimanerne pietrificati. Ripeto quello che dissi allora, quando m’accorsi che facendo l’avvocato o qualunque altro lavoro potevo rimanere pietrificato, scelsi il teatro”. Guardando al futuro, non troppo lontano, cosa c’è in cantiere dopo la fine di questa tournée? “Ci sono vari ed interessanti progetti che stanno andando avanti, sia nel cinema e sia nel teatro. Stiamo già pensando ad una nuova produzione da mettere in scena per il prossimo anno, e per il grande schermo al momento non posso dire nulla”. Ma c’è qualcosa che bolle in pentola anche per l’estate? “Si, sto lavorando ad un piccolo spettacolo estivo. Si tratta di un lavoro dove il teatro incontrerà la musica”. Qualche piccola anticipazione? “E’ un genere di fantasia. Si tratta della gara finale di un programma televisivo, proposto da un’emittente locale, che vede una coppia di attori sfidare una coppia di musicisti. Alla fine di questa gara il pubblico dovrà decidere i vincitori che visto il gradimento occuperanno buona parte del palinsesto televisivo di questa emitente”. Ha parlato di musica e non possiamo non chiederle che tipo di musica gradisce? “Amo vari generi musicali. Diciamo che se vogliamo rimanere nella nostra musica amo l’infinitamente grande Pino Daniele, che reputo un vero e proprio poeta. Poi i testi di Ivano Fossati cantati da Fiorella Mannoia e poi mi piace molto il jazz, quello bello caldo”.