SALERNO – Le sue “figlie”, tanti volti noti del Vestuti e sullo sfondo quello che ai più sembrava soltanto un sogno. Tutti per rendere omaggio a colei che ha immaginato e realizzato il sogno del calcio femminile nella città di Salerno. Ieri mattina, sul muro dei ricordi, adottato dall’associazione Macte Animo all’interno dello storico stadio di Piazza Casalbore è stata scoperta questa mattina la targa commemorativa di Aida Rienzi, storica figura della Salernitana Femminile scomparsa nel 2012. Presenti anche il marito di Aida Rienzi, Silvio e il figlio, Domenico, decisamente commossi nel corso della toccante cerimonia nata da un’idea dell’associazione Salernitani Doc e fortemente voluta dalla Commissione Sport del Comune di Salerno ed in particolare dal presidente della Commissione Sport Rino Avella e dal vicepresidente Pino D’Andrea. Dire Aida Rienzi a Salerno significa dire Calcio femminile. Si Aida è stata protagonista assoluta del fenomeno allora visionario di vedere con i pantaloncini corti le donne rincorrere un pallone. Nata a Salerno il 24 giugno del 1952, è stata una vera storia d’amore quella tra Aida Rienzi e lo sport in particolare il calcio. Era una promessa del nuoto quando, negli anni Settanta, Don Mario Saracino ( altro mito Salernitano che vedeva prima degli altri le potenzialità di un atleta), allenatore del settore giovanile della Salernitana maschile, la selezionò per farle difendere i pali della nascente Salernitana femminile. Nel 1976, la squadra, guidata da Lino Coppola, si laurea campione dell’interregionale, ottenendo la promozione in serie A. A stupire il tecnico fu un tiro violento che l’allora giovane Aida bloccò con una sola mano come una veterana, guadagnandosi così il soprannome di «Saracinesca». Dal quel momento la Rienzi ha fatto dello stadio «Vestuti » la sua seconda casa. Nonostante la breve carriera Aida Rienzi in campo è stata una vincente, togliendosi la soddisfazione di vincere due scudetti con due maglie diverse, Salernitana e Catania. Ma indimenticabile fu il ricordo del tricolore conquistato a Salerno il 31 ottobre 1975. Rienzi e le sue compagne, sospinte da un «Vestuti » pieno in ogni ordine di posto, ebbero la meglio sul Pordenone trionfando per 2-0. Una vittoria che la Rienzi ha sempre custodito gelosamente. Difatti, nonostante il successo, lo scudetto conquistato dalle salernitane non fu riconosciuto dalla Figc quando, nel 1986, la Federazione Femminile Italia Unita Giuoco Calcio entrò a far parte della storia centenaria dall’organismo di via Allegri. Ma ad Aida Rienzi questo non è mai interessato e, nonostante la vittoria di un altro scudetto conquistato a Catania nel 1978 con l’amica di sempre Patrizia Onorato, per lei il tricolore di Salerno è stato sempre il più sentito. Ma le pagine più belle per il portiere granata sono arrivate dopo che ha appeso gli scarpini al chiodo. Nel 1983, nel segno dell’indimenticabile Lucia De Martino, iniziò a prendere forma il progetto dell’Associazione Calcio Femminile Salernitana e, alla palestra «Senatore», la Rienzi, sempre in compagnia di Patrizia Onorato ed al pasticciere Raffaele Bassano, iniziarono a reclutare le prime atlete. L’anno successivo ottenne l’iscrizione al campionato di serie B della A.C.F. Salernitana, di cui sarà presidente fino al 2008. Da qui l’ex pipelet granata scriverà le pagine più belle dello sport cittadino. Insieme ad atlete del calibro di Serena Landi, Aurora Bisogno, Rosaria Saggese, Daniela Marino, Carmela Francione, Patrizia Di Lieto, Tiziana Discepolo e Caterina Kensbock , la Rienzi diede vita agli anni più belli del calcio femminile in Campania, diventando un punto di riferimento per tutta la regione dopo lo storico Giugliano del professore Giovanni Simonelli. Tante vittorie importanti e numerose promozioni caratterizzeranno la sua esperienza sportiva, permettendole di essere insignita anche della prestigiosa Benemerenza del Coni nel 2009. Presidente sì, ma dal cuore tenero. Con le sue atlete ebbe un rapporto viscerale Aida Rienzi, conditi anche da duri scontri, ma sempre contraddistinti da un amore che andava oltre il calcio. «Sono tutte figlie mie», amava dire lei che aveva coinvolto nella sua ultima avventura calcistica il suo unico figlio maschio, Domenico Nappa. E forse, anche per questo, molte giocatrici, nel mirino di club blasonati, hanno sempre preferito rimanere a Salerno sotto la sua guida. Sfiorata la promozione in A2 nel 2005-2006 con Dino Giordano in panchina, la Salernitana di Rienzi ha difeso il nome di Salerno fino al 2010. In quell’ultimo anno le granatine, scese in C per problemi economici, si ripresero la cadetteria con un campionato spettacolare guadagnando, con molte giornate d’anticipo, la promozione in serie superiore. Già in quella stagione Aida aveva «abdicato», diventando direttore generale, lasciando la presidenza al figlio Domenico. Ma per tutti il patron era sempre lei e, nonostante la mancata iscrizione l’anno successivo per la mancanza di sponsor, ha seguito le sue atlete fino all’ultimo. Negli ultimi tempi aveva seguito con interesse le sorti delle sue ragazze, che si sono dilettate prima a Cava de’ Tirreni e poi hanno dato vita alla « Donna Salernitana», squadra di calcio a 5 che si propone di essere la naturale continuazione della Salernitana Calcio Femminile. Ieri il giusto e doveroso omaggio, nella sua casa, il Vestuti per lei che ha immaginato e realizzato un sogno bellissimo.
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