di Olga Chieffi
Nella giornata di ieri è mancato ai vivi il Maestro Maurizio Aiello, già docente del conservatorio “G.Martucci” di Salerno. Un dialogo, questo, che non è affatto terminato sabato sera, poiché si riaccenderà ogni qualvolta un allievo diretto di Maurizio Aiello, oggi docente, porrà tra le mani di un giovanissimo un violino, evocandone, così, l’insegnamento, lo spirito. Maurizio Aiello è un erede della gloriosa scuola napoletana del conservatorio S. Pietro a Maiella con il M° Luigi Schininà. Primo violino dell’orchestra del teatro S. Carlo di Napoli si è formato alla scuola di direttori della fama di Muti, Oren, Accardo, Ughi. Nell’anno 1981 vince il concorso nazionale per la cattedra di violino nei conservatori. E’ stato fondatore di orchestre da camera quali l’ensemble d’archi “Euterpe”, l’orchestra di violini Paganini, il trio d’archi del Teatro San Carlo, l’orchestra Franco Maria Napolitano, l’Unione Musicisti Napoletani, l’ensemble Mistica Harmonia, esibendosi in prestigiosi teatri italiani ed esteri. Nel 1989 avvia un percorso di sperimentazione didattica fondando un’orchestra da camera di soli archi composta esclusivamente dai propri allievi del conservatorio “Martucci” di Salerno. L’impegno professionale didattico in conservatorio a Potenza e a Salerno, portato avanti da 35 anni, ha prodotto numerosi violinisti quasi tutti inseriti in orchestre lirico-sinfoniche prestigiose e perfezionati con illustri violinisti come Accardo, Cusano, Vernikov. “ A mio padre devo la vita, al mio Maestro una vita che vale la pena essere vissuta”, soleva ripetere Alessandro Magno del suo Maestro Aristotele. Maestro è un termine di cui si abusa, senza rispettarne l’intenso significato: “Maestro” era l’appellativo di Gesù Cristo nei Vangeli, l’omaggio dei contemporanei ai grandi del Rinascimento. Oggi è banalizzato, nelle arti, nella scuola, in teatro. Il Maestro è generoso, offre aiuto, suggerimenti, ispirazione dentro e fuori l’aula, segnala svolte e insegna prospettive, indica una via e la illumina, col proprio esempio, col proprio “fare”, col proprio porsi sempre in gioco, instilla il dubbio, che è la via per uscire dalla “selva”, un passaggio sicuro fatto di pochi principi chiari, su cui procedere, lavora indefessamente con severità, nella costruzione del sapere, senza mai aggobbire sotto sistemi pre-confezionati, verso sempre nuovi traguardi, conquistati in prima persona. La ricompensa è l’onore di trasmettere qualcosa, di accendere una scintilla in chi viene dopo, un piacere puro, “gratuito”, quindi, impopolare. Tanti gli allievi del M° Maurizio che hanno lasciato un pensiero per lui. Su tutti i violinisti di casa Gibboni, che hanno tutti studiato con lui, da Daniele, ai suoi figli, Annastella, Donatella e Giuseppe, del quale avrebbe dovuto essere in prima fila al concerto autunnale con i Musici a Cremona, ma sappiamo che sarà comunque, vicino al suo pupillo. “Caro Maestro… che dire ..da oggi saremo più soli. Ogni volta che c’era un nuovo concerto, un nuovo concorso, una novità, il pensiero era sempre quello di farvi partecipe , e voi felice sempre. Avete fatto parte della nostra famiglia ancor prima che fosse tale, quando c’era solo Daniele ad essere vostro allievo…ai tempi del conservatorio, dell’ Orchestra Collegium Musicum Harmonia, dei tanti concerti in giro…poi ci siamo persi di vista e poi ritrovati con i ragazzi… con Annastella, Donatella ,Giuseppe , felice voi di poter essere il loro maestro, felici loro di trovare in voi un Maestro in tutto…le ore di lezioni di musica e lezioni di Vita…il cerchio si era chiuso. Una storia iniziata con Daniele e chiusa con i ragazzi. Siete andato via troppo presto Maestro, ci sono ancora tanti concerti da fare, tanta musica da suonare, ma noi sappiamo che un giorno vi ritroverete tutti insieme Voi ed i vostri tanti ed amati allievi…e allora ci sarà una nuova orchestra con cui fare tanti concerti. Sempre nei nostri cuori , sempre nella nostra musica. Vi vogliamo bene”. Ancora attoniti, per l’improvvisa scomparsa dell’amico per aver perso inaspettatamente un maestro che ci voleva bene, con il quale si è condivisi momenti che sono patrimonio di un’umanità che cresce e migliora l’intera redazione di Le Cronache si stringe alla moglie Maria Rosaria Nica e ai suoi tre figli.