di Andrea Pellegrino
Addio al decano dei sindaci di Salerno. Ieri mattina si è spento Renato Borrelli, primo cittadino democristiano dall’ot- tobre ’81 al giugno ’82. Medico di pro- fessione (che ha svolto fino a poco tempo fa), è stato il primo sindaco del post terremoto. Per anni è stato anche il direttore sanitario della Cassa Mutua provinciale di malattia per gli esercenti di Salerno. Aveva iniziato la sua pro- fessione come medico condotto a Gif- foni Valle Piana, poi si era trasferito a Salerno e fino a poco tempo fa riceveva nello studio di Pastena. Papà di Mario, medico e impegnato anche lui in poli- tica negli anni 90. Proprio in quegli anni approda in Consiglio comunale facendo proseguire così la dinastia Borrelli tra i banchi del salone dei mar- mi di Palazzo di Città. Nel 2001 tenta anche di far ritornare un Borrelli sullo scranno più alto di Palazzo Guerra can- didandosi a sindaco. L’ultimo saluto a Renato Borrelli ci sarà questa mattina, alle ore 11,00 nella chiesa di Santa Croce a Torrione
L’ULTIMA INTERVISTA
Ed è proprio in quello studio medico che, qualche anno fa, abbiamo incon- trato Renato Borrelli. Una delle rare interviste che concedeva. In quel pe- riodo Cronache raccontava la storia amministrativa e politica pre-De Luca, attraverso i sindaci che si sono susse- guiti nel corso del tempo. «Io ne sono il decano», ci disse: «Ho un anno in più rispetto a Gaspare Russo». Un po- litico di altri tempi, della prima Re- pubblica con il marchio Dc. «Nel tempo libero gioco a tennis», disse nel mentre sulla scrivania seguiva l’agenda e gli appuntamenti con i pazienti. Un pa- ragone tra vecchio e nuovo? «Impos- sibile: altri tempi, altri metodi». «Sa come si arrivava in Consiglio comu- nale? Bisognava essere designati, dopo una votazione, dal proprio partito. Poi occorreva essere eletti, naturalmente. In Consiglio comunale, poi, l’ambizione era diventare assessore e poi sindaco. Ma non era semplice. Anzi, occorreva supe- rare diverse tappe, mantenere gli equilibri tra i gruppi politici, e naturalmente avere le competenze giuste. Io sono riuscito ad arrivare alla massima carica e con passione, im- pegno e professiona- lità ho svolto il mio mandato». Una intervista lucida che tracciava la Salerno che fu, quella presente e quella che verrà. «Che città abbiamo: turistica? No. Commerciale? No. Industriale? No. Non c’è un progetto che metta le basi per il futuro di questo territorio. C’è stato un calo demografico. I cittadini, al contrario del passato, sono andati via da questa città nonostante il carico di abitazioni. Si costruiscono case e palazzi mentre i cittadini vanno via». Poi una triste verità: «Penso che dopo De Luca, poi, saremo sommersi di debiti con una città sempre più in declino. Un peccato». Tra gli aneddoti, quello più simpatico: «Sa come posso essere ricordato a Palazzo di Città? Per aver modificato l’aula consiliare. Prima lo scranno del sindaco era posizionato dalla parte opposta. Il sindaco per raggiungere il suo posto dove at- traversare tutta l’aula, pubblico compreso. Così decisi di invertire le postazioni. Ecco, Borrelli po- trebbe essere ricordato così: “ha cambiato l’aula consiliare”».
IL CORDOGLIO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
«Borrelli è stato un gentiluomo d’altri tempi capace sempre di an- teporre il bene comune alle posi- zioni di parte nel sommo interesse della sua amata Sa- lerno. Della cit- tà fu sindaco nei difficili mesi seguiti al terremoto del 1980. In quei momenti dimostrò tena- cia e risoluzione infondendo coraggio e nuova fiducia nell’incerto futuro. E per questo suo servizio serberemo grata riconoscenza».