Con un Motu proprio, una nuova legge, la n. 297, e apposite linee-guida, papa Francesco rafforza le norme «per prevenire e contrastare gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili» nell’ambito della Curia romana e nello Stato della Città del Vaticano. Affidata agli organi giudiziari vaticani la giurisdizione penale su questi reati, viene istituito, tra l’altro, l’obbligo di denuncia, nonché si dispone che «venga rimosso dai suoi incarichi il condannato per aver abusato di un minore o di una persona vulnerabile». La prescrizione reati sarà dopo 20 anni. Le nuove norme entreranno in vigore dal 1° giugno. L’emanazione del Motu proprio era stata annunciata al termine del summit sulla protezione dei minori svoltosi in Vaticano il mese scorso. «Desidero rafforzare ulteriormente l’assetto istituzionale e normativo -vi afferma il Papa- per prevenire e contrastare gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili», affinché nella Curia romana e nella Città del Vaticano ci sia «una comunità rispettosa e consapevole dei diritti e dei bisogni» dei minori, «nonché attenta a prevenire ogni forma di violenza o abuso fisico o psichico». Quindi «maturi in tutti la consapevolezza del dovere di segnalare gli abusi alle Autorità competenti e di cooperare con esse nelle attività di prevenzione e contrasto». Poi «sia efficacemente perseguito a norma di legge ogni abuso o maltrattamento contro minori o contro persone vulnerabili». E ancora: sia riconosciuto alle vittime e ai loro familiari «il diritto ad essere accolti, ascoltati e accompagnati», nonché «una cura pastorale appropriata» e «un adeguato supporto spirituale, medico, psicologico e legale». Agli imputati, invece, sia garantito «il diritto a un processo equo e imparziale, nel rispetto della presunzione di innocenza, nonché dei principi di legalità e di proporzionalità fra il reato e la pena». Infine, «venga rimosso dai suoi incarichi il condannato per aver abusato di un minore o di una persona vulnerabile e, al contempo, gli sia offerto un supporto adeguato per la riabilitazione psicologica e spirituale, anche ai fini del reinserimento sociale; sia fatto tutto il possibile per riabilitare la buona fama di chi sia stato accusato ingiustamente; sia offerta una formazione adeguata per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili». Tra i punti stabiliti dal Papa, quello che, «fatto salvo il sigillo sacramentale» (e proprio ieri, nell’udienza ai partecipanti al corso della Penitenzieria apostolica per i nuovi confessori, ha ribadito l’inviolabilità del segreto del confessionale), chiunque lavori in Curia, i nunzi e i diplomatici, i dirigenti di vario livello, «sono obbligati a presentare, senza ritardo, denuncia al promotore di giustizia presso il tribunale dello Stato della Città del Vaticano ogni qualvolta, nell’esercizio delle loro funzioni, abbiano notizia o fondati motivi per ritenere che un minore o una persona vulnerabile sia vittima di uno dei reati di cui all’articolo 1 della Legge N. 297 (abusi sessuali su minori, pedopornografia e altri maltrattamenti, ndr)». Tali reati sono «perseguibili d’ufficio», dice la nuova legge, e «il termine di prescrizione dei reati» è «di 20 anni e decorre, in caso di offesa ad un minore, dal compimento del suo 18/o anno di età». Inoltre, tra le altre disposizioni, «nella selezione e nell’assunzione del personale della Curia Romana e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede, nonché di coloro che prestano collaborazione in forma volontaria, deve essere accertata l’idoneità del candidato ad interagire con i minori e con le persone vulnerabili».
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