Pina Ferro
A fornire lo stupefacente ai cittadini stranieri che spacciavano sul lungomare Trieste era un italiano. Ad ammetterlo, ieri mattina, è stato uno dei 17 extracomunitari finiti in manette nel corso del blitz effettuato lunedì dagli uomini della Squadra Mobile di Salerno, diretta da Lorena Cicciotti. L’unico che ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno Pietro Indinnimeo. I pusher finiti in manette sono stati sentiti presso la casa circondariale di Fuorni. In sedici hanno riferito al Gip di non essere responsabili di alcuna attività di spaccio e che si limitavano a “passeggiare” sui vialoni del lungomare. L’unico che ha ammesso gli addebiti ha raccontato al giudice che esisteva una vera e propria organizzazione, esistevano dei turni per coprire le piazze di spaccio in modo da assicurare sempre la proria presenza negli abituali punti di spaccio. I pusher si concentravano maggiormente nell’area circostante piazza della Concordia ed il sottopiazza. A seguito dell’interrogatorio di garanzia il gip ha convalidato la custodia in carcere in quanto ci si trova di fronte a soggetti che hanno dimostrato di essere compiutamente inseriti nel mercato della droga, hanno dimostrato di essere ben collocati all’interno del gruppo. Per il Gip la gravità delle condotte, l’ostinazione delinquenziale palesata, la rudimentale organizzazione con inquietanti rapporti di fornitura con soggetti italiani, la creazione di un market della droga nel centro cittadino rendono necessaria la custodia cautelare in carcere. Misura che è supportata dal fatto che molti degli arrestati sono senza fissa dimora. Tra i clienti degli spacciatori estracomunitari vi erano professionisti, prof. minori salernitani e non. Il tutto è documentato nei video delle telecamere che erano state installate in punti strategici. Era dalo scordo mese di febbraio che gli uomini della Mobile stavano documentato tutto e identificando gli acquirenti e gli spacciatori. Gli investigatori hanno operato utilizzando l’arresto ritardato che ha consentito loro di mettere insieme il maggior numero possibile di elementi a carico degli arrestati, immortalati in vari episodi di cessione di sostanze stupefacenti, soprattutto hashish e marijuana. L’attività investigativa è ancora n corso ed è finalizzata all’identificazone dei canali di approvvigionamento dei pusher finiti in manette.