Giuseppe Mendozzi
A quei tempi le ragazze delle nostre parti, stavano per conto loro non frequentavano i loro coetanei uomini come succede adesso, pertanto per noi gli approcci locali erano difficili e rari, qualcuno trovava una ragazza, riusciva a fidanzarsi a trascorrere qualche serata con lei ma molto di nascosto, per paura dei genitori che gli negavano assolutamente la frequentazione, a meno che non si presentava alla famiglia e andava a casa della ragazza qualche volta a cena, altre volte ad assistere a un programma in tv. Era comunque un’epoca in cui le donne non avevano i diritti di oggi, molti passi avanti sono stati fatti nel sessantotto, fino a qualche decennio prima in Italia, la donna era interdetta da varie professioni oltre ad essere passibile penalmente di reclusione in caso di adulterio, mentre la legge non attribuiva nessuna rilevanza circa l’adulterio del marito. Una moglie non poteva contrarre impegni senza l’autorizzazione maritale nessun contratto aveva valore non poteva sottoporsi ad ipoteca né alienare beni né donare beni a meno che non ci fosse l’autorizzazione del marito con atto pubblico, salvo a lui il diritto di revoca. Pertanto i genitori che venivano da quell’epoca non erano assolutamente permissivi con le figlie femmine. L’inverno si trascorreva oziando, studiando quando si aveva tempo, lavorando per racimolare qualche lira per un cinema dell’ultimo spettacolo o qualche pizza. In provincia nasceva qualche balera, dove si esibivano complessi che riuscivano a fare forti rumori con altoparlanti scadenti amplificati da impianti terribili che producevano musiche fangose. Non c’era molto da scegliere tutto serviva per un incontro per un invito ad un ballo del mattone pubblicato qualche anno prima dalla Rita nazionale dell’epoca, che nel testo e nella musica esprimeva tutto il contesto sociale e giovanile. Abbracciarsi e muoversi nello spazio di un mattone era l’unica opportunità per un contatto fisico. Poi tra un veglione di fine anno e qualche Mak P 100 dove bisognava cercare tutti gli escamotage possibili per un invito lecito e non. Bisognava aspettare che il sole ritornasse a baciare la costa. Intanto l’anno scolastico volgeva alla fine si adottavano gli ultimi escamotage per superare l’anno positivamente, e solo accreditandosi la benevolenza dei professori si riusciva ad andare avanti, vista la poco volontà di stare segregati in classe pur non disdegnando la volontà di imparare. Guai ad essere rimandati. A giugno si ritornava in costiera prima in modo sporadico, poi tutti i giorni a Positano arrivavano i primi Hippies ragazzi anticonformisti perlopiù di estrazione borghese, e con loro arrivavano le prime dosi di cannabis. Nessuno di noi era assolutamente attratto dal loro modo di vestire e di fare si facevano chiamare anche “Figli dei fiori”. Noi eravamo interessati solo a qualche donna che era arrivata con loro. Intanto nasceva la prima discoteca “Quik silver” serate fantastiche i dischi erano messi da Patric un francese che ci allietava con” let sun shine aquarius” Vali Myers ballerina australiana incarnava perfettamente lo spirito esistenzialista di Rudi Rappold con cui si sposò e vennero a vivere nel “vallone Porto” Vali lo descrisse come Giardino dell’eden. Lo credo bene erano fatti dalla mattina. Benché entrambi dipendenti dall’oppio, ottennero la concessione per mantenere il vallone come area naturalistica, il sindaco di allora era il marchese Sersale uomo di grande lungimiranza, persona che si intratteneva spesso anche con noi a sentire le nostre giovanili bravate. Alla Buca c’era l’orchestrina che intonava le note di “fin che la barca va” per noi andava proprio a fagiolo o fagiuolo come si usa dire. Tedesche, Inglesi, Francesi ogni uno di noi chi più e chi meno cominciava a dire qualcosa si imparavano le lingue, anche se in amore non c’è bisogno di parlare si ci capisce sempre. Il mio professore di inglese che aveva studiato e vissuto a Londra diceva che le lingue si imparano a letto. Ed era proprio il nostro caso. Una sera all’uscita della discoteca conoscemmo delle francesi erano in tre e le abbordammo io Pino e Giacomino io mi buttai subito con la più bella, era alta formosa correva in auto con la Peugeot proprio il mio tipo, Pino si mise con Gigì a Giacomino capitò la più vecchia e più brutta. Giacomino tentò in tutti i modi di non farci combinare niente, noi le invitammo a venire in spiaggia, lui disse che non conveniva sporcarsi le scarpe, che era meglio andare al bar della Buca a bere qualcosa, sapendo che noi non avevamo i soldi per offrirle da bere, noi inoltre al bar non avremmo avuto possibilità di nessun approccio, addirittura poi ci disse che era meglio che non uscivamo la sera se non avevamo neanche una lira per offrire un caffè, fece di tutto insomma per toglierci le ragazze. Noi non abbandonammo e prendemmo accordi per la sera successiva, anche se Pino si era imbufalito al punto da voler litigare con Giacomino. Ma la regola diceva senza esclusione di colpi. C’era poco da arrabbiarsi, bisognava accettarla. Il giorno successivo tagliammo fuori Giacomino andammo all’appuntamento io e Pino, e passammo una bellissima serata. l’indomani partirono le francesi.