A ventiquattro ore dall’assemblea dei deputati dem chiamata a eleggere la capogruppo alla Camera, non si spegne il fuoco delle polemiche. Al j’accuse di Marianna Madia, che sabato ha parlato di “cooptazione mascherata” portata avanti da Graziano Delrio, segue oggi l’appello di Walter Verini a Debora Serracchiani e alla stessa Madia perche’ “non facciano accordi di tipo correntizio e, se questi accordi sono gia’ stati stipulati, non li riconoscano o non li applichino”, come spiega il tesoriere Pd contattato dall’AGI. In una nota, infatti, Verini aveva rimarcato che “la competizione” tra due donne non riconducibili ad alcuna corrente precisa “potrebbe essere un contributo importante per provare a marginalizzare, ridimensionare il peso di un correntismo asfissiante ed esasperato”. Ancora piu’ netta e’ la posizione della senatrice Monica Cirinna’: “Se fossi Delrio azzererei tutto e aprirei le candidature, piu’ ce ne sono e meglio sara’. Chi si ritiene di essere in grado di essere capogruppo puo’ avanzare la propria. E poi che vinca la migliore”. L’appello fa seguito a una lunga serie di colloqui e riunioni delle aree del partito che – stando a quanto spiegato da una fonte di maggioranza – sembra aver portato a una saldatura di Areadem, l’area che fa capo a Dario Franceschini, con Base Riformista, quella che si raccoglie attorno a Luca Lotti e Lorenzo Guerini, sul nome di Debora Serracchiani. Stando a quanto riferisce una fonte parlamentare di Base Riformista, nelle ultime ore si e’ tenuta una assemblea della corrente nel corso della quale “in piena liberta’ e a carattere individuale” molti deputati hanno detto di volere sostenere Serracchiani. Accanto a questo, prende piede l’ipotesi di vedere affiancato alla futura capogruppo della Camera un esponente di Base Riformista come il deputato Piero de Luca. “Ma molto dipendera’ dai numeri che usciranno dall’assemblea”, spiega un parlamentare della minoranza dem alla Camera: “In ogni caso, il resto dell’ufficio di presidenza si eleggera’ in un secondo momento”. Se dovesse concretizzarsi questa ipotesi, l’area di Base Riformista otterrebbe ben tre suoi esponenti ai vertici dei gruppi parlamentari: a Palazzo Madama con la presidente dei senatori, Simona Malpezzi, e il vice presidente Alan Ferrari; alla Camera con Piero de Luca. Per capire come andra’ a finire bisognera’ attendere le 18 di domani, ma intanto si puo’ escludere che ci possa essere unanimita’ attorno all’uno o all’altro nome. “Se una delle due non fa un passo indietro, non c’e’ dubbio che si votera’ a maggioranza”, viene spiegato. E, almeno per il momento, non c’e’ nell’aria una ipotesi simile. Le due candidate, viene riferito da fonti parlamentari dem, “sono impegnate in queste ore a contattare i singoli parlamentari” per capire quale sia il rapporto di forze interno. Il segretario Enrico Letta ribadisce la necessita’ di avere due donne ai vertici del partito, non come “operazione di immagine” o “per scardinare degli equilibri”, quanto perche’ un partito che ha l’ambizione di giocare da protagonista in Europa non puo’ permettersi di avere solo uomini ai suoi vertici: “Io ho detto che per me la cosa essenziale che fosse una donna, perche’ io sono uomo, i ministri sono uomini, almeno i due capigruppo che siano due donne”, spiega Letta: “Ho preso di petto una questione perche’ nel 2021 non esiste che il Pd debba essere un partito di soli uomini”. Ad ogni modo, conclude, “I parlamentari sono autonomi nel scegliersi il presidente del gruppo. Io non ho detto scegliete quella. Domani ci sara’ il voto. Il tutto va gestito in grande serenita’ se posso permettermi di usare questo termine”. E il segretario ne approfitta per sgomberare il campo dai sospetti doi chi vede un ‘partito renziano’ dentro al Pd: “Non e’ vero: la scissione e’ stato un momento molto doloroso e chi l’ha fatta l’ha fatto con convinzione. Io sono per superare a tutto tondo la logica degli ‘ex’ siamo tutti e tutte democratiche e democratici e lavorero’ in questa direzione proponendo anche una classe dirigente di giovani”. Parole, quelle del segertario, salutate con favore dall’ala di base Riformista, che si raccoglie attorno a Lorenzo Guerini e Luca Lotti: “Siamo tutti democratici e democratiche, chi e’ rimasto nel Pd lo ha fatto con convinzione: superiamo la logica degli ex”. Chiare, nette e pienamente condivisibili le parole di Enrico Letta: ora avanti su lotta alla pandemia, ripartenza economica e voto nelle citta’”, scrive Andrea Romano, portavoce di Base Riformista.
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