C’e’ un altro giudice indagato nell’inchiesta su un presunto giro di denaro per aggiustare processi negli uffici giudiziari di Catanzaro che ha portato alla condanna in primo grado dell’ex presidente di sezione della Corte d’Appello Marco Petrini a 4 anni e 4 mesi . Lo scrive la Gazzetta del Sud. La Procura di Salerno ha chiesto e ottenuto una proroga di sei mesi delle indagini. Nel fascicolo, con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari, risultano iscritti lo stesso Petrini e il consigliere della Corte d’Appello del capoluogo calabrese Domenico Commodaro. I fatti contestati sarebbero avvenuti a Catanzaro intorno al mese di febbraio del 2018. Nella richiesta inoltrata al gip il procuratore Giuseppe Borrelli e dal sostituto Maria Benincasa – riporta la Gazzetta del Sud – si spiega che “non possono concludersi le indagini preliminari essendo in corso attivita’ investigativa dal cui esame questo ufficio dovra’ valutare la necessita’ dello svolgimento di ulteriori indagini ovvero assumere le determinazioni inerenti l’esercizio dell’azione penale”. Insomma, mesi decisivi per trovare riscontro alle ipotesi d’accusa o al contrario procedere con una richiesta di archiviazione. Petrini aveva fatto il nome del giudice Commodaro, con cui condivideva l’ufficio in Corte d’Appello, nei verbali rilasciati agli investigatori salernitani il 5 e il 25 febbraio. L’allora presidente di sezione era stato tratto in arresto il 15 gennaio 2020 per corruzione in atti giudiziari in alcuni casi aggravata dalle finalita’ mafiose. Il magistrato aveva quindi deciso di ammettere gran parte degli addebiti e collaborare con gli inquirenti. Nei primi due verbali rilasciati all’autorita’ giudiziaria di Salerno, Petrini aveva parlato di altri episodi tirando in ballo alcuni suoi colleghi. Pochi giorni dopo quelle dichiarazioni il magistrato aveva ottenuto gli arresti domiciliari e il 17 aprile era tornato davanti ai pm campani ritrattando, in gran parte, le dichiarazioni fornite in precedenza.
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