L’ospedale Cardarelli di Napoli è disponibile a “partecipare, su invito della Regione Campania, ad un tavolo tecnico finalizzato all’individuazione di possibili soluzioni transattive”. E’ quanto scrive la direzione dell’azienda ospedaliera napoletana in una email inviata alla trasmissione “La Vita in diretta estate” della Rai alla quale hanno partecipato i genitori di Arianna, la ragazza di Cava de’ Tirreni, riconosciuta vittima di malasanita’ quando aveva tre mesi e ancora senza risarcimento malgrado i fatti siano avvenuti 15 anni fa. I genitori nei giorni scorsi, per sollecitare una soluzione delle questione, hanno avviato lo sciopero della fame e sono stati ricevuti sabato scorso dal presidente della Giunta regionale Vincenzo De Luca, che si è impegnato a “trovare una soluzione in tempi brevi”. Padre e madre della 15enne hanno ribadito, nel corso della trasmissione, che Arianna ha bisogno di cure e di “tante cose e purtroppo noi non possiamo sostenere tutte queste spese”. “Sono certo che con il presidente De Luca, smentendo le voci che vorrebbero annoverare la promessa assunta nei confronti della famiglia, lo scorso sabato, tra quelle elettorali, riusciremo a superare, attraverso una transazione, una simile inaccettabile pronuncia”. Lo sottolinea, in una nota, l’avvocato Mario Cicchetti, legale dei coniugi Manzo, genitori di Arianna Manzo, la ragazzina di 15 anni rimasta vittima di un caso di malasanità che l’ha resa tetraplegica, sorda e ipovedente. Eugenio Manzo e la moglie da qualche giorno hanno iniziato lo sciopero della fame, per protestare e adesso si sono visti sospendere dai giudici di secondo grado il risarcimento da tre milioni di euro ottenuto dal Tribunale di Salerno. Cicchetti ha inviato una lettera al governatore della Campania per ricordare che la decisione di sospendere il pagamento ha messo la famiglia Manzo “in un clima di assoluta disperazione in quanto, non sono piu’ in grado di garantire alla piccola il minimo delle cure di cui abbisogna per la sopravvivenza. E sono, essi stessi, stremati, – si legge nella missiva – tant’e’ che mi confermano l’intenzione di proseguire nell’intrapreso sciopero della fame”. “La Corte di Appello di Salerno avrebbe potuto sospendere totalmente o anche solo in parte l’efficacia esecutiva della sentenza impugnata. La scelta, tanto sorprendente quanto moralmente e giuridicamente inaccettabile, assunta dalla Corte – ha detto ancora l’avvocato Cicchetti – è stata, invece, quella di tutelare in toto gli interessi dell’Azienda -che solo teoricamente e solo a seguito della denegata ipotesi di accoglimento del proprio appello avrebbe potuto ricevere un danno- a fronte del diritto, quello si, costituzionalmente garantito, alla salute della piccola Arianna. La quale sicuramente, e non teoricamente, ha ricevuto danni (ulteriori rispetto a quelli causatigli dal Cardarelli a soli due mesi e mezzo di vita) per le lungaggini del primo grado di giudizio (nove anni per ottenere la sentenza) e per la disumana decisione assunta dalla Corte nella giornata di ieri che le imporrà di attendere altri anni (5,6,7,8,9) in attesa della sentenza di secondo grado”. “La stessa, infatti, avrebbe anche potuto commisurare le varie esigenze manifestate dalle parti in causa, sospendendo solo in parte l’esecutivita’ della sentenza e quindi sbloccando parte del risarcimento milionario che avrebbe consentito alla piccola di curarsi. Ma la scelta è stata altra: non garantire alla minore le cure necessarie alla sua sopravvivenza”, ha concluso il legale.
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