di Marta Naddei
“Tirate fuori le carte”. Mentre il soprintendente Gennaro Miccio s’appella ad un parere dell’Avvocatura dello Stato per riuscire a capire quale strada intraprendere nella vicenda Crescent e ieri mattina si è chiuso nelle “sindacali stanze” probabilmente proprio per affrontare la questione, Italia Nostra e comitato No Crescent scrivono al dirigente dell’organo, l’avvocato Giuliano Percopo, istanza di accesso agli atti al fine di conoscere il nome del legale a cui è stata affidata l’eventuale redazione del parere giuridico di cui Miccio intenderebbe avvalersi per poter sbrogliare una matassa che sembra veramente arduo districare, a maggior ragione per la Soprintendenza che, sul caso del cantiere di santa Teresa, ha già azzardato una volta con un mancato potere di annullamento dell’autorizzazione paesaggistica rilasciata all’epoca dal Comune di Salerno e non intaccata dai pareri dell’allora soprintendente Giuseppe Zampino e del funzionario Giovanni Villani. Contestualmente, l’associazione ed il comitato hanno depositato in Procura la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 23 dicembre ricordando che «la legge non consente sanatorie per l’ecomostro, vanno quindi emanati, e con urgenza, gli atti amministrativi per la demolizione della lottizzazione abusiva». Sull’atteggiamento assunto dal soprintendente Miccio, nello specifico per il colloquio intercorso con il sindaco Vincenzo De Luca ieri mattina, si è espresso il consigliere comunale Roberto Celano che ha osservato: «E’ normale che il responsabile di un Ente – si domanda l’esponente dell’assise cittadina – che dovrebbe svolgere azione di controllo sugli atti del Comune si rechi presso lo stesso per parlare con il rappresentante dell’Ente controllato? O sarebbe più corretto che il Soprintendente, nella sua autonomia e senza condizionamenti di sorta, si esprima sugli atti prodotti dal Comune?».