Mazzette e sentenza, gli arrestati rispondono a tutte le domande del giudice per le udienze preliminari del tribunale di Salerno che ha firmato l’ordinanza accogliendo in parte le richieste del pubblico ministero. Gli interrogatori di garanzia si sono svolti ieri (l’altro ieri erano stati sentiti solo i funzionari dell’agenzia) presso la casa circondariale di Fuorni. Dunque, la quasi totalità di coloro finiti nell’inchiesta dellaProcura di Salerno hanno collaborato, senza avvalersi della facoltà di non rispondere. Tra coloro che sono stati sentiti ieri anche il consigliere di Castel San Giorgio, De Vivo, che assistito dall’avvocato Giuseppe Della Monica, ha respinto ogni addebito dicendo di essere completamente estraneo ai fatti. Il legale ha anche chiesto una misura alternativa per il suo assistito. Dall’inchiesta è emerso un quadro di funzionari amministrativi che ,di concerto con il giudice tributario di riferimento, organizzano autentici briefing per individuare le cause “degli amici”, “quelle segnalate” per le quali è ncessaria una spedita trattazione, un’altrettanta rapida defiizione, in modo da ottenere celermente il pagamento delle somme richieste per “aggiustare” le sentenze”. Nel corso dell’attività investigativa portata avanti dalla Guardia di finanza e coordinata dal sostituto procuratore Elena Guarino sono state numerose le intercettazioni che hanno portato a delineare il quadro della corruzione in atto. Ad esempio, nell’ordinanza il giudice Spanò intercettato nelle conversazioni con Naimoli, viene descritto come ul soggetto interessato esclusivamente ai profitti con un ruolo dominante nell’intera vicenda, in grado di calcolare per bene il denaro che gli spetta, di trattare con risolutezza il quantum e di ritoccarlo verso l’alto prima della discussione nel merito della causa con richieste anche secondarie di beni e di utilità e con trattamenti di favore.
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