di Rosario De Sio
Il lungomare Trieste ritorna a essere luogo di spaccio. Dopo il blitz dello scorso anno, effettuato dal reparto della Squadra Mobile della Polizia che aveva portato all’arresto di 17 spacciatori in prevalenza Gambiani e Senegalesi, molti dei quali richiedenti asilo, la zona del lungomare è stata nuovamente scelta dai pusher per porre in atto le cessioni di sostanza stupefacente. Il modus operandi sembra essere cambiato, per paura di dare nell’occhio, infatti, questi venditori di morte non bivaccano più in gruppo seduti a prendere il sole sulle spalliere dei giardini ma, singolarmente, all’ombra delle palme, percorrono più volte il lungomare. Quando adocchiano il possibile acquirente, si fermano ad aspettare. Il cliente sospettoso indugia, tergiversa, si guarda intorno e poi si avvicina timidamente allo spacciatore sussurrando il nome del prodotto. Il business riprende soprattutto durante le festività. È accaduto anche questo sabato santo intorno alle 19. Un ragazzo di colore con cappellino da basket in testa, felpa nera dell’Adidas e zaino in spalla si aggirava per il lungomare, percorrendolo tutto in un frenetico andirivieni, nessuno sembrava far caso a lui. In questo via vai il pusher si è fermato all’altezza dei bagni nel lato interno del lungomare. Passano pochi minuti ed ecco che si fanno avanti dei clienti, una coppia di giovanissimi; mentre la ragazza più timida aspettava a qualche centimetro di distanza, il ragazzo senza dare nell’occhio ha fatto segno al pusher che immediatamente è accorso. Si è seduto, ha aperto lo zaino e in un attimo il sacchetto di marijuana è passato dal fornitore al cliente. Il lavoro dei pusher ormai non conosce orari, l’attività rende e bisogna esercitarla liberamente a tutte le ore del giorno, non importa se ci sono famiglie con bambini piccoli, non importa nemmeno lo sguardo dei passanti indignati o le pattuglie della polizia municipale che pattugliano la zona.