Lo Ius soli, il diritto alla cittadinanza italiana per nascita sul territorio, non è nel contratto di Governo. Lo sottolinea il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando ad Assisi. Il premier, però, “apre” ad una «riflessione serena» in Parlamento, sottolineando, tuttavia, la necessità di collegare questa eventuale nuova prospettiva ad un «percorso di integrazione serio». Lo Ius soli «apre una prospettiva diversa», rispetto allo Ius sanguinis, che in Italia prevale. La nascita in un determinato luogo «è un criterio che di per sé non vale molto. Può essere anche solo una una mera occasione geografica», ha detto Conte che ieri ha partecipato alla consegna della Lampada della Pace, nel sacro convento di San Francesco. «Quello che è mancato in Italia con la politica degli anni scorsi e gli sbarchi incontrollati» è una politica dell’integrazione, ha, quindi, spiegato. «L’’ccoglienza indiscriminata è uguale alla non accoglienza e alla mancata integrazione che crea paura e diffidenza verso l’altro». Oggi bisogna «lavorare sull’integrazione più che in passato». Come Governo, ha ricordato «lo sapete, siamo nati con un contratto» che non prevede come materia anche lo Ius soli. «Io auspico che si avvii una riflessione serena, dove non ci siano reazioni emotive», si può anche valutare la prospettiva di una nascita sul territorio italiano ma deve essere collegata ad un percorso di integrazione serio», ha poi aggiunto. Il premier è tornato nel suo intervento a parlare di migranti anche per sottolineare che la politica del Governo «viene spesso fraintesa, riduttivamente veicolata, affidata ad un messaggio talmente semplificato da risultare fuorviante». «In realtà la nostra politica è molto articolata e complessa: lavoriamo intensamente sulle cause originarie, per assistere i Paesi di origine e di transito, per investire nel capitale umano in modo da creare le premesse per una risposta efficace alla sfida globale – e non solo regionale posta da tale fenomeno», ha precisato. E ha anche detto: «Stiamo lavorando molto con i Paesi di origine e di transito. La politica sull’immigrazione non può ridursi allo sbarco. Quando ci sono gli sbarchi è già una sconfitta perché vuol dire che ci sono persone disperate che mettono a rischio la propria vita. Molti han trovato la morte. In passato l’Italia e l’Europa non hanno brillato per efficacia delle risposte. E’ un fatto che l’Italia, inserita in un organismo sovranazionale, è stata lasciata sola e anche Junker ha riconosciuto che l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa. Stiamo lavorando perché uno sbarco in Grecia, a Malta o Spagna sia considerato uno sbarco in Europa». Aiutare le persone a casa loro «non significa rimanere indifferenti -ha proseguito Conte. Occorre affermare un nuovo modello di cooperazione con i Paesi africani, un partenariato fra pari che offra a tutti pari opportunità economiche e sociali. L’Europa deve investire maggiori risorse ma deve saperle investire». Con Conte, ieri ad Assisi, anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il re di Giordania Abdallah II: «L’Italia considera la Giordania un Paese strategico nella regione, un partner per la pace ed un alleato contro l’intolleranza e l’estremismo che stanno minando alle fondamenta la plurisecolare convivenza tra le nostre società nel bacino mediterraneo e mediorientale. La visione e la lungimiranza che caratterizzano l’azione della monarchia hashemita sono un esempio per tutti noi che ci battiamo per un futuro di prosperità e pace in Medio Oriente», ha osservato il premier che ha poi ha avuto anche un incontro bilaterale con Abdallah II. Con Merkel e il re il premier nel salone papale del convento per inconttrare i giovani e la comunità francescana.
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