di Olga Chieffi
Concerto lirico, domenica sera, nella incantevole cornice della Chiesa di San Francesco di Cava de’ Tirreni, grazie alla accorsata partecipazione di giovani voci alla masterclass che ha visto in cattedra Angelo Gabrielli, fondatore e attuale direttore artistico dell’agenzia Stage Door e il soprano Marilena Laurenza, docente di canto del Conservatorio “G. Martucci” di Salerno, splendidamente supportati dal pianista Maurizio Iaccarino. Un’ondata di esperienza si è riversata su 14 voci provenienti da tutt’Italia e con una partecipazione internazionale dalla Georgia, grazie alla perfetta macchina organizzativa avviata dalla violinista e soprano Concetta Pepere. I cantanti, tutti in possesso di buoni numeri per poter tentare la carriera, hanno donato al pubblico, unitamente ad un ensemble, composto da strumentisti dell’Orchestra Filarmonica Salernitana, un indispensabile, piccolo sacchetto di gemme della letteratura operistica, diretti dallo stesso Angelo Gabrielli, che conosciamo apprezzato sassofonista. Particolarmente apprezzato anche per le sue doti di talent scout, Angelo Gabrielli è spesso invitato come giurato in importanti concorsi internazionali di canto e i giovani tra cui diversi appena congedatisi con lode dai diversi conservatori, non hanno inteso perdere la ghiotta occasione di mettersi in mostra e ricevere un giudizio sulle proprie possibilità di calcare, un giorno, facendo i giusti passi, le tavole di palcoscenici prestigiosi. La prima parte della serata ha salutato un florilegio di arie mozartiane “Deh, vieni non tardar”, la celebre aria di Susanna per far ingelosire il suo Figaro, affidata ad Anna Napoli, seguita da Giuseppe Toscano, che ha vestito i panni di Ferrando del “Così fan tutte” per intonare “Tradito schernito”, per chiudere l’omaggio al genio di Salisburgo con la Pamina di Giada Campione e la sua “Ach, ich fühl’s, es ist verschwunden”, dal Die Zauberflote. Si è passato, poi, al baritono Andrea Del Conte, esperto interprete dell’aria di Don Magnifico “Miei rampolli Femminili”, dalla Cenerentola di Gioachino Rossini, unitamente al soprano rossiniano Keta Nino, “Voi la sposa pretendete”, nel non facile ruolo della Berenice de’ “L’occasione fa il ladro”, per il minimo portrait rossiniano, inaugurato in apertura di serata proprio dall’ouverture più amata, quella del Barbiere di Siviglia, sigillando la prima parte della serata con un’affettata esecuzione di “Una furtiva lagrima” da parte del tenore Enzo Tremante, Nemorino dell’Elisir donizettiano. Passaggio all’opera romantica con il preludio de’ La Traviata che canta appassionato il tema d’amore di Violetta, quel suo Requiem, come lo definisce Riccardo Canessa, la sua esistenza dissipata che pur la ha preparata ad una passione, fisica ed emotiva, senza ritorno. Due i Duchi di Mantova e una promettente Gilda, a cominciare dal “Questa o quella, per me pari son” di Andrea Calce, passando per il ricamo di “Caro nome” evocato da Francesca Siani” e chiudendo con gli acuti esplosivi, ma “verdi” di Daniele Falcone, in “La donna è mobile”. Ma per far musica bisogna chiamarsi Daniele? Salerno è maestra in questo, col nostro Oren, e il re e la regina della serata sono stati certamente Daniele Lettieri, fresco “dottore” con menzione, unitamente al soprano Annalisa D’Agosto. Di Daniele le emozioni, tecnicamente ineccepibili sono quelle di Macduff, con “La paterna mano”, mentre la D’Agosto, ha vestito con eleganza, i panni di Amelia, con “Morrò, ma prima in grazia”, offrendo alla pagina una bella varietà dinamica. Chiusura verista con il basso Giordano Farina, novello Colline, che ha salutato la sua “Vecchia Zimarra”, la Santuzza di carattere e voce, offerta da Genoveffa Volpicelli, nell’ aria chiave “Voi lo sapete o mamma” e Giovanni Germano, al quale, i docenti Gabrielli e Laurenza, hanno davvero “cucito” perfettamente in dosso la giubba di Canio. Applausi per tutti e appuntamento in palcoscenico.