Crescent, il domus era De Luca - Le Cronache
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Crescent, il domus era De Luca

Crescent, il domus era De Luca

Pina Ferro

Ventisette anni circa di pena e la confisca dell’area dove sorge il Crescent, la costruzione a mezza luna ad uso abitativo. E’ la richiesta dalla Pubblica accusa a carico di amministratori, tecnici e funzionari della soprintendenza imputati nel processo inerente la realizzazione del Crescent. Ieri mattina, dinanzi ai giudici della seconda sezione penale i Pm Rocco Alfano e Guglielmo Valente dopo aver ripercorso le varie tappe dell’indagine e del dibattimento soffermandosi sia sull’aspetto paesaggistico che sul falso hanno formulato le richieste di condanna a carico dei singoli imputati. Per l’allora sindaco Vincenzo De Luca è stata chiesta la condanna a 2 anni e 10 mesi ed a 9 mesi per tutti gli esponenti della Giunta comunale dell’epoca e 2 anni e 6 mesi per il costruttore della mezzaluna affacciata sul mare. L’ufficio inquirente salernitano ha chiesto l’assoluzione, perché il fatto non costituisce reato, per il capo denominato ‘m’ e il non doversi procedere, perché prescritti per i capi riguardanti le autorizzazioni paesaggistiche. In apertura di udienza la Pubblica accusa aveva chiesto al Collegio giudicante l’acquisizione agli atti della deposizione, (inerente l’Ifil), del colonnello delle Fiamme Gialle Mancazzo, resa la scorsa settimana nell’ambito del processo sulla variante di Piazza della Libertà, gli atti ed i procedimenti inerenti il parcheggio del Grand Hotel Salerno. In particolare la richiesta di sequestro preventivo dell’area di sosta presentata dai Pm e il decreto di sequestro del Gip. Richieste che la corte ha ammesso solo parzialmente. Per i magistrati l’allora sindaco Vincenzo De Luca era il “domus” dell’intera vicenda “è lui che contatta personalmente per chiedere come accelerare i tempi”. E ancora per il Pm Alfano “Il Comune voleva tenere in mano il pallino del gioco e non era disposto a cederlo a nessuno” e per questo l’intera vicenda è stata caratterizzata da due elementi “tempo e fretta che non sempre stanno ad indicare efficienza. Tempo e fretta che stanno a significare anche denaro”. Vi sarebbe stata una commistione tra interesse apparentemete pubblico e interesse sostanzialmente privato. Si trattava di uno degli affari immobiliari più grandi di Salerno. “Siamo di fronte ad una macroscopica violazione di legge”. Nel ripercorrere l’intero iter sono state evidenziate diverse criticità ad esempio sul perchè l’edificio non poteva essere fatto con la conferenza dei servizi, ma era necessario l’accordo di programma come disponeva il Puc. Inoltre, sarebbero state calcolate, per quantificare i volumi massimi edificabili anche una particella di area che ricadeva su spiaggia e mare. Sempre per la Pubblica accusa i calcoli sarebbero stati sbagliati con la conseguenza di un aumento della cubatura. Attenzione focalizzata sull’aspetto paesaggistico. A seguito della stesura del Pua, il Pm Alfano ha ricordato che lo strumento urbanistico doveva essere inviato alla Soprintendenza per ottenere l’autorizzazione paesaggistica. In questo caso la disciplina normativa da applicare, per l’accusa, doveva essere quella prevista dalla legge della Regione Campania numero 16, invece, il Comune e la Soprintendenza hanno applicato il dettato dell’articolo 159 del codice dell’ambiente che prevede un procedimento diverso: mentre con la legge regionale la soprintendenza può entrare nel merito e indicare cosa “correggere” del piano, nel caso del applicazione del codice dell’ambiente la Soprintendenza può solamente sollevare questioni di legittimità ma non può entrare nel merito. L’unica cosa che può fare se non lo ritiene conforme è quello di annullarlo. Cosa che la Soprintendenza non ha fatto e addiruttura chiedeva delle integrazioni al Comune, cosa che non poteva fare. “La Soprintendenaza non ce l’ha fatta proprio a far decadere tutto”. Ha evidenziato Rocco Alfano il quale parlando della fase di preparazione dell’area oggetto dell’intervento, ed in particolare parlando dell’area dove insisteva il Jolly Hotel, ha ricordato che nello stesso giorno “un imprenditore ha avuto il certificato di agibilità di un immobile e l’autorizzazione ad esercitare l’attività di albergi nell’immobile”, Il riferimento era all’Hotel Salerno. Nelle prossime udienze, ancora requisitoria del pubblico ministero; poi, le discussioni degli avvocati difensori degli imputati. La prossima udienza è fissata al 15 di giugno la sentenza dovrebbe arrivare prima della fine dell’estate.

Per De Luca chiesti 2 anni e 10 mesi Nove mesi ai componenti la giunta

Al termine della requisitoria i Pm Rocco Alfano e Guglielmo Valente hanno chiesto ai giudici (presidene Siani) della seconda sezione penale la condanna per: l’ex sindaco Vincenzo De Luca 2 anni e 10 mesi, Lorenzo Criscuolo (allora res p o n s a b i l e dell’uffico lavori Pubblici del Comune) 1 anno e 2 mesi, Giuseppe Zampino (Sovrintendente protempore) 1 anno e 6 mesi, Davide Pelosio (tecnico comunale( 1 anno e 6 mesi, Matteo Basile 1 anno e 2 mesi, Annamaria Affani (sovrintendente) 1 anno e 2 mesi, Giovanni Villano(sovrintendente) 1 anno e 2 mesi, Eugenio Rainone (costruttore) 2 anni e 6 mesi. Per i componenti la giunta: Eva Avossa 9 mesi, Gerardo Calabrese 9 mesi, Luca Cascone 9 mesi, Luciano Conforti 9 mesi, Mimmo De Maio 9 mesi, Augusto De Pascale 9 mesi, Ermanno Guerra 9 mesi, Aniello Fiore 9 mesi, Vincenzo Maraio 9 mesi, Picarone Francesco 9 mesi, Per Nicola Massimo Gentile 1 anno, Bianca De Roberto (architetto) 1 anno e 4 mesi, Maurizio Dattilo (imprenditore)