Di Adriano Falanga
“Nessuno li conosce”. E’ opinione comune di molti marocchini residenti a Scafati, che il blitz dell’antiterrorismo condotto dai Ros venerdì scorso in località San Pietro, abbia interessato connazionali non facenti parte della comunità locale islamica. “Non frequentano la moschea e non si servono delle due macellerie musulmane. Qui nessuno li ha mai visti” ha spiegato pochi giorni fa a Cronache Hicham, marocchino 38enne da 12 anni stabilizzato a Scafati. La comunità locale ha fatto quadrato, tenendo fuori l’idea che tra loro possano nascondersi direttamente o indirettamente, eventuali fiancheggiatori di cellule terroristiche. E sono proprio loro a parlarci delle “residenze fittizie”, o meglio i sotterfugi adoperati per dare supporto e ospitalità a immigrati con documenti non in regola. Non significa necessariamente creare basi logistiche per probabili malintenzionati, sia chiaro, ma il sistema del sub affitto al nero di immobili privati ad opera di magrebini disonesti apre una falla sui controlli dei flussi di immigrazione. Basta guardare i dati ufficiali, che mostrano una crescita esponenziale della popolazione residente di origine non italiana, grazie agli arrivi dall’estero, più che dalle nascite. I dati sono del 2016, ma fonti ufficiose della Polizia Municipale, raccontano di un vero boom delle residenze di cittadini marocchini. E’ il valzer delle residenze fittizie e dei sub affitti. Quando il vigile urbano bussa alla porta, gli aprono e gli offrono pure il caffè. Ma subito dopo, con il permesso di soggiorno in tasca, proprio grazie alla residenza certificata dal messo comunale, spariscono nel nulla, diventando invisibili. O, se preferite, irreperibili per l’anagrafe. Ogni anno, a Scafati, sono decine gli stranieri che, da un giorno all’altro, diventano dei veri fantasmi. Arrivano dal Marocco (ma anche dall’Est Europa), e una volta acquisita la residenza, ritornano al loro paese.
L’immobile però viene locato in sub affitto, non sempre con il tacito consenso del proprietario, anzi, il più delle volte a suo danno, perché l’affittuario cede lo stabile a più di un connazionale, ricavandone lucro. Il fenomeno non è scoppiato oggi, ma una decina di anni fa quando i comuni limitrofi decisero di complicare la concessione della residenza. Arrivarono così a Scafati, grazie anche alla “complicità” di proprietari che pur di affittare strutture abbandonate e fatiscenti, accettarono di accogliere gli immigrati. E’ questo che ha contribuito alla crescita della comunità straniera nel centro storico, dal quartiere Vetrai a via Cesare Battisti, arrivando in via Roma e corso Trieste. Moltissimi di loro nel frattempo si sono stabilizzati, integrandosi pienamente nel tessuto sociale e urbano del posto, molti altri però sono spariti, ma non la residenza. E al loro posto subentrano nuovi inquilini, del tutto sconosciuti alle autorità locali. Una girandola di arrivi e partenze che sembra concentrarsi proprio al confine con Poggiomarino e San Marzano sul Sarno, tra San Pietro e via Poggiomarino. Un flusso immigratorio parallelo a quello regolare che alimenta certamente il mercato nero con danno all’erario, ma soprattutto crea le condizioni ideali per coloro che hanno bisogno solo di supporto logistico temporaneo. Una crescita che ha permesso alla città di Scafati di arrivare al primo posto in Campania quanto a marocchini residenti. Sarebbe anche da questi dati che informative dell’intelligence italiana hanno comportato il blitz delle squadre dell’antiterrorismo di venerdì scorso. In passato fu scoperto e smantellato il fenomeno dei matrimoni combinati. Donne del posto che per poche migliaia di euro prendevano come marito cittadini stranieri, che sparirono subito dopo le nozze. Restava però la residenza e la regolarità del soggiorno, requisiti necessari per i contratti d’affitto. Questi fantasmi.