Di Adriano Falanga
Togliere gli strumenti di comunicazione a Pasquale Aliberti, o quantomeno limitarli, probabilmente consiste in una “punizione” alla pari del carcere. Perché entrambi privano di una libertà personale. L’ex sindaco nasce proprio come giornalista, quando attraverso la storica Canale3 trasmetteva “Scafati diritto di critica” e conduceva il Tg locale. Aliberti conosce bene la comunicazione, si racconta che di notte amava guardare i comizi di vecchi politici italiani, per apprendere l’arte dell’orazione. Rischia però di costargli cara questa sua destrezza e passione, perché l’ultimo blitz dell’antimafia al suo domicilio ha mirato proprio all’acquisizione di materiale informatico e digitale. Contatti, messaggi, e-mail, chat, bacheca Facebook, tutto è stato acquisito e sarà passato al setaccio da esperti informatici. La Procura ipotizza un inquinamento prove o anche tentativi di “intimidazione” attraverso i suoi scritti digitali. Nulla è da escludere e se fosse provata questa tesi, gli inquirenti avrebbero ulteriori elementi per rafforzare la richiesta di custodia cautelare in carcere per l’ex primo cittadino. <<Sorridi, che tutti sappiano che oggi è meglio di ieri. Un abbraccio forte a chi vive momenti difficili>> è questo l’ultimo, ed unico post pubblicato dopo la perquisizione di lunedì. Al setaccio non solo le comunicazioni private, ma anche quelle pubbliche, dove Aliberti, indossando i panni del leader politico di opposizione, non ha lesinato critiche, polemiche e sfottò a nessuno. In primis le polemiche nei riguardi della commissione straordinaria, definendo “nomificio” l’azione amministrativa adoperata per le nomine dei cda delle partecipate e della futura nuova segretaria comunale. Non meno dolci i commenti sull’operato del “Giacomino Cacchione” (nel mirino anche lo stesso cognome del dirigente) che oltre ad essere ragioniere capo dell’Ente è anche e soprattutto tra i principali testi d’accusa nelle indagini che lo riguardano. E poi ci sono gli “scontri” con account fake nati probabilmente apposta per “provocare” una sua reazione. Se così fosse, l’obiettivo è stato pienamente raggiunto, considerati gli sviluppi di questi giorni. Insomma, Aliberti non è mai stato uno che le manda a dire, ma scegliere la strada dello scontro diretto, seppur considerando il sacrosanto diritto di tutti di poter esprimere il proprio pensiero, ha sottovalutato la sua delicatissima posizione giudiziaria, e con un processo oramai alle porte, dove lui è accusato di associazione a delinquere e voto di scambio politico mafioso, anche una posizione politica rischia di assumere la doppia veste di “minaccia”. Insomma, è un po’ come durante la fase per la sua “decadenza”, quando, noncurante dei confini dettati dalle legge, decise di andare avanti attraverso forzature amministrative e istituzionali non propriamente razionali e ponderate. Il resto è storia nota. Del resto lo scontro politico, che tanto appassiona e appassionerà sempre l’ex sindaco, oggi gli è purtroppo negato. O almeno sconsigliato, in questa fase giudiziaria. Una passione, la sua, a quanto pare non “condivisa” da nessuno dei suoi fedelissimi, che al dibattito politico attuale preferiscono le meno impegnative “frasi di circostanza”.
REAZIONI: Grimaldi attacca, Del Regno bacchetta
<<Dopo aver amministrato per ben 8 anni la nostra città e aver aperto le porte di Palazzo Mayer alla camorra, adesso la ditta Aliberti prova a buttarla in caciara, a lanciare fango nel ventilatore, a minacciare testimoni, a reinventarsi come forza di opposizione ai commissari prefettizi: che rappresentano lo Stato, e che se oggi sono nella nostra città – sia chiaro – è proprio grazie (per colpa) a chi ha provocato lo scioglimento per infiltrazioni malavitose della nostra amministrazione>> così il piddino Michele Grimaldi. <<L’ex Sindaco continui ad occuparsi dei suoi processi, della sua carriera politica finita, di quanto dovrà rispondere dinanzi alla propria coscienza, alla magistratura, a Dio. E lo faccia possibilmente in silenzio, senza continuare a pensare o pretendere che tali suoi problemi debbano interessare gli scafatesi>> chiosa l’ex consigliere comunale. A replicare alle parole di Grimaldi è l’alibertiano Diego Del Regno, e lo fa attraverso una lettera aperta all ‘ex sindaco. <<Noto con rammarico il tuo atteggiamento alquanto remissivo qui su Facebook. I tg e la stampa locale dicono che hai assunto un profilo basso a causa di quest’ultimo provvedimento di “perquisizione informatica”. Ho letto qualche minuto fa che un esponente di ciò che è rimasto dell’ex opposizione ti ha intimato di tacere e di non scrivere su fb. Anche a me, stranamente, ieri hanno intimato il silenzio – prosegue Del Regno – sarà che non amano il confronto democratico o forse che è davvero meglio chiudere i nostri profili per evitare ritorsioni più aspre. Facciamo così. Io già ho dichiarato che probabilmente non mi candido alle prossime amministrative. Esorto anche te a farlo quanto prima. Anzi. Dichiara il tuo voto per il centrosinistra così non sarai più loro avversario, scusa, nemico e potrai postare ogni tanto qualche ricetta di cucina e, se fai il bravo qualche selfie>>