Scafati: Ecco perché è stato sciolto il Consiglio (4 articoli) - Le Cronache
scafati Agro Nocerino Sarnese Extra Attualità

Scafati: Ecco perché è stato sciolto il Consiglio (4 articoli)

Scafati: Ecco perché è stato sciolto il Consiglio (4 articoli)

Pubblicate quattro pagine di motivazioni del decreto del Presidente della Repubblica che ha posto fine al secondo mandato di Aliberti per infiltrazioni camorristiche al Comune. Tutti i nomi e le cause di una vicenda raccapriciante che avrà uno sviluppo anche penale

Novità nell’inchiesta, tra le tante anticipate da Le Cronache: il sindaco avrbbe avuto rapporti professionali con un’impresa di pompe funebri legata ai clan

Di Adriano Falanga

E’ attesa per venerdì o al massimo lunedì prossimo la pubblicazione del decreto di scioglimento, con relativa documentazione allegata, del Comune di Scafati. Intanto è stato notificato alla casa comunale il decreto firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e con esso, l’allegata relazione di sintesi del Ministro dell’Interno Marco Minniti. Poco meno di tre pagine complete la relazione in cui il titolare del Viminale accoglie la tesi della commissione d’accesso e propone al Capo dello Stato di sciogliere il Comune di Scafati. “Le circostanze esaminate hanno rivelato una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Scafati volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità nell’istituzione locale nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’Ente alla legaltà”. Così la conclusione di una lunga premessa che elenca tutta una serie di circostanze e vicende che hanno determinato lo scioglimento. Naturalmente in capo c’è l’inchiesta “Sarastra” condotta dalla Procura Antimafia di Salerno e avviata nel settembre 2015, che vede iscritti sul registro degli indagati una ventina di persone, tra cui l’ex sindaco Pasquale Aliberti, la moglie Monica Paolino, la segretaria Immacolata Di Saia, lo staffista Giovanni Cozzolino e l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi. Tutti sono citati nel documento. “Le fonti di prova hanno fatto emergere l’esistenza di un patto in base al quale il primo cittadino, in cambio di sostegno elettorale, si è impegnato a far ottenere l’aggiudicazione di appalti comunali ad imprese riconducibili al clan” scrive Minniti. Viene citata anche la richiesta di arresto accolta dal tribunale del riesame su richiesta del Pm Vincenzo Montemurro, e sulla quale dovrà pronunciarsi definitivamente la Cassazione il prossimo 8 marzo. Altro tassello l’elezione di Roberto Barchiesi, considerato “vicino ad ambienti criminali” e la nomina di Ciro Petrucci “persona indicata dalla criminalità organizzata” alla carica di vice presidente dell’Acse. la relazione si sofferma nelle conclusioni della commissione di indagine e sulla circostanza che “nel corso di una perquisizione effettuata nel 2011 presso la sede di una società di trasporti in cui gli amministratori erano legati da stretti vincoli parentali ad un elemento di vertice della consorteria territorialmente egemone, attualmente ristretto in regime di detenzione speciale ex articolo 41 bis, era stato rinvenuto un carrello pubblicitario con il manifesto elettorale relativo alla candidatura del sindaco di Scafati alle elezioni provinciali del 2009, in esito alle quali lo stesso venne eletto alla carica di consigliere provinciale. Nel febbraio 2016 i citati amministratori della società in parola, rispettivamente, erano indagati per reato di usura aggravata e per il reato di associazione di tipo mafioso sono stati destinatari di un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno. Si fa riferimento al clan Matrone, che viene ancora citato nella vicenda legata alla pubblicità delle onoranze funebri. “Emblematica in tal senso è la vicenda di due imprese di onoranze funebri, che hanno utilizzato propri impianti abusivi per l’affissione di manifesti funerari, pur essendo tale servizio riservato in via esclusiva alla società aggiudicataria di un apposito appalto comunale – si legge ancora – uno dei soci ed un dipendente dell’altra impresa di onoranze funebri, per la quale il sindaco ha prestato in passato la propria attività professionale, sono quegli stessi amministratori della sopracitata società di trasporti, stretti congiunti di un esponente apicale della consorteria territorialmente egemone (Francesco Matrone, ndr) nonché destinatari di un avviso di conclusione delle indagini preliminari per reati di associazione di tipo mafioso e di usura aggravata dal metodo mafioso. E qui emerge un elemento nuovo che coinvolge l’ex primo cittadino, e cioè che lo stesso ha avuto rapporti professionali con una di queste imprese funebri collegate al clan Matrone. Si ricorderà che la famiglia Aliberti è da sempre attiva nel settore della medicina del lavoro. “La commissione di indagine riferisce come all’epoca dell’accesso i predetti impianti abusivi fossero ancora utilizzati per l’affissione di manifesti funerari sebbene fin dal 2011 l’Ente avesse revocato l’autorizzazione all’impiego degli stessi precedentemente concessa ad una delle ditte in argomento ed avesse avviato il procedimento di rimozione in danno dei confronti dell’altra. A tale ultimo proposito il Prefetto di Salerno, richiama le fonti di prova dalle quali si evince come la vicinanza dell’impresa agli ambienti criminali abbia indotto l’Amministrazione comunale a non dare ulteriore impulso al procedimento di rimozione in danno”.

——Affare imprese funebri e “l’avviso” a desistere dato al dirigente del Comune Giacomo Cacchione

Cozzolino gli disse di non essere troppo insistente contro quella società legata al clan

Giacomo Cacchione
Giacomo Cacchione

La vicenda della pubblicità funebre, oltre a quelle legate alla ex Copmes, sono frutto anche delle dichiarazioni rilasciate al pm Montemurro dal dirigente dell’area finanziaria Giacomo Cacchione, a cui sono costate l’iscrizione nel registro degli indagati per abuso d’ufficio.
Pressioni e intimidazioni per lasciare la criminalità organizzata a gestire le pubblicità delle affissioni mortuarie, ma anche “accorgimenti” e poche attenzioni da trasmettere sui bilanci della Scafati Sviluppo.
«Ho iniziato a lavorare per il Comune di Scafati nel 2010 quando la gestione dei tributi se l’era aggiudicata, grazie all’offerta migliorativa che prevedeva comunque l’istallazione di cartelloni pubblicitari nuovi su tutto il territorio cittadino, la società Geset». La gara di appalto con la società Geset aveva insospettito il dirigente comunale.
«Per quanto riguarda la sostituzione degli impianti pubblicitari funebri ho ricevuto la visita in ufficio di Aurelio Voccia, rappresentante locale della Geset. Voccia mi riferì che la società aveva incontrato dei problemi quando aveva avviato i contatti con le imprese funebri che fino a quel momento avevano gestito la pubblicità mortuaria».
Il dirigente avvia le procedure per ripristinare il corretto servizio, quanto riceve la visita dello staffista fedelissimo di Aliberti, Giovanni Cozzolino che gli disse senza troppi giri di parole «di non essere troppo insistente nel procedimento di confronti di questa società perché l’impresa era espressione della criminalità organizzata e pertanto questo attivismo nei confronti di questa impresa non era visto favorevolmente».

Quelle parentele con pregiudicati e indagati

“A seguito dell’accesso, inoltre, era emerso che taluni amministratori dell’ente hanno rapporti di parentela con i soggetti sopraindicati. Analoghi rapporti, nonché pregiudizi e pendenze di natura penale, sono stati riscontrati nei confronti di esponenti dell’apparato burocratico dell’ente e di società da esso partecipate. Sotto questo profilo, viene in rilievo la posizione di un dipendente comunale nei confronti del quale la locale Direzione Distrettuale Antimafia ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio per concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso” si legge ancora nella relazione. Non solo parentele, anche politici “riciclati” secondo Minniti. “Dagli accertamenti esperiti è poi risultato che unitamente al sindaco, al suo secondo mandato quale organo di vertice dell’istituzione locale, sette consiglieri comunali su 24 assegnati all’ente, compresi il presidente dell’organo consiliare nonché cinque assessori ed il vicesindaco, hanno fatto parte della pregressa compagine di governo locale. Ciò indicherebbe quindi una sostanziale continuità tra le due amministrazioni elette nel 2008 e nel 2013”. Con ogni probabilità, questa circostanza, seppur non evidenza di reato, può moralmente sbarrare la ricandidatura di ex consiglieri comunali e assessori, come Pasquale Coppola, Stefano Cirillo, Raffaele Sicignano, Giancarlo Fele, Annalisa Pisacane, Mario Santocchio, Cristoforo Salvati. Finisce nella relazione anche il comparto Urbanistico. “Sono state riscontrate molteplici inefficienze ed omissioni quali la mancata esecuzione di ordinanze di demolizione o la mancata acquisizione al patrimonio comunale di manufatti abusivi di cußi si sono avvantaggiati anche soggetti legati alle locali associazioni camorristiche o ad esse ritenuti partecipi”.

—-Mef, ex Copmes e proroghe: alta attenzione

“Indebite ingerenze da parte della criminalità organizzata con particolare riferimento all’affidamento di lavori di riqualificazione di una zona industriale per la cui aggiudicazione l’Ente si è avvalso di una società di trasformazione urbana a totale partecipazione comunale (Stu) alla quale è stata trasferita la proprietà delle aree interessate dagli interventi”. Entra nello scioglimento anche il progetto Ex Copmes gestito dalla Scafati Sviluppo, partecipata oggi sull’orlo del fallimento. “Il procedimento si è concluso nel luglio 2013 con la stipula del contratto di appalto in favore di un raggruppamento temporaneo di imprese comprendente, in qualità di ditta ausiliaria, una società per azioni di fatto riconducibile ad un imprenditore indagato, anche per fatti risalenti al 2012 e destinatario nel maggio 2016 di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per reati di associazione di tipo mafioso e concorso in turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso. Dagli atti giudiziari si evince che la società in parola era amministrata da persone di comodo, collegate al predetto imprenditore, era stata costituita per partecipare a gare d’appalto i cui proventi venivano parzialmente riservati alla criminalità organizzata” continua la relazione di Minniti, riferendosi alla G&D Prefabbricati Spa, ritenuta vicina al clan dei casalesi. “Nelle conclusioni dell’organo ispettivo viene anche dato risalto agli esiti di una verifica a cui l’amministrazione comunale è stata recentemente sottoposta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha tra l’altro accertato innumerevoli illegittimità di natura contabile, gravi carenze nei rapporti con le società partecipate, il conferimento e la proroga di incarichi dirigenziali a tempo determinato oltre le percentuali consentite per legge, nonché il frequente abusivo ricorso alla procedura prevista dall’Articolo 110 del decreto 267 del 2000 per l’attribuzione dei predetti incarichi”. Infine, il ricorso alle proroghe degli appalti, senza indire ß “Sono state rilevate molteplici disfunzioni ed irregolarità nella vita dell’istituzione locale tra cui il ricorso all’istituto della proroga contrattuale in violazione delle norme di settore, la mancanza di controllo sulle società partecipate nonchè la sistematica inosservanza del principio di separazione tra attività di indirizzo politico e gestione amministrativa”. E qui potrebbe rientrare anche il “caso Mimmo Casciello”, nominato vice presidente Acse quando ancora sedeva in consiglio comunale. Dimessosi per non decadere, è stato rinominato quando Aliberti era già dimissionario. Fatto curioso, la nomina fu fatta da Diego Chirico, assessore allo sport dietro delega del vicesindaco Giancarlo Fele.