Scafati. Casciello, la guerra delle lettere. Ancora polemiche sullo scambio lotti in area Pip - Le Cronache
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Scafati. Casciello, la guerra delle lettere. Ancora polemiche sullo scambio lotti in area Pip

Scafati. Casciello, la guerra delle lettere. Ancora polemiche sullo scambio lotti in area Pip

Di Adriano Falanga

Non si placano le polemiche nei riguardi di Mimmo Casciello, ex consigliere comunale delegato al Pip e già amministratore Agroinvest in quota Scafati. Finito nell’occhio del ciclone per aver presumibilmente favorito l’acquisizione di lotti in area Pip alla AM Tecnology-Igiene Urbana, contribuendo quindi all’ampliamento del sito di stoccaggio situato in via Ferraris, in contrada Cappella. Una transazione dai contenuti incerti, su cui la Procura antimafia ha chiesto un parere tecnico sulla sua fattibilità. Uno “scambio” di lotti, da Angri a Scafati, grazie ad un passaggio di consegne tra imprese, tutte riconducibili alla stessa proprietà della Helios srl. Una convenzione molto criticata, sulla quale Casciello ha sempre negato di esserne al corrente, fino a che non è spuntata fuori una lettera del dirigente Agroinvest Ciro Amato, in cui si riconosce la volontà politica dell’amministrazione scafatese, espressa per il tramite di Casciello, nel concludere l’operazione. E così l’ex amministratore corregge il tiro, e tira fuori dal cassetto un’altra missiva, questa volta a sua firma, datata 31 agosto 2015. Circa un mese dopo le sue dimissioni dal cda, avvenute il 4 agosto, il giorno prima della stipula della convenzione tra Agroinvest e AM Tecnology (giorno 5). Nel documento l’alibertiano prende le distanze da quanto dichiarato dal dottor Amato un mese prima. “Nessun atto di indirizzo avente carattere specifico o generale è stato mai reso dal sottoscritto essendo la materia espressamente demandata alla competenza della Giunta e del Consiglio Comunale – si legge – nella più assoluta libertà ed alla sola ed unica discrezionalità degli organi sociali competenti alla società Agroinvest spa è stata lasciata la valutazione sulla possibilità di accettare la richiesta in oggetto e le diverse modalità di pagamento”. Quindi Casciello e l’amministrazione comunale, sapevano dell’operazione. Ora, che l’abbiano saputo dopo la firma (ma è inverosimile credere che non siano mai stati informati dell’iter avviato) sorge comunque la domanda: Perché Casciello invece fino a pochi giorni fa ha sempre chiarito di essere andato via prima? Perché non ha mai reso noto i contenuti di questa sua missiva, denunciando un’operazione ambigua che avrebbe di fatto comportato l’ampliamento del sito di stoccaggio Helios, nel momento in cui le proteste dei residenti erano già sonore e consistenti? E perché sia la Giunta, che le commissioni e lo stesso Consiglio Comunale non sono mai stati informati di quanto stava accadendo? <<Pur non essendo in AgroInvest ho sempre informato i miei cittadini di ogni dinamica, mai nel chiuso di una stanza.  Insieme abbiamo scelto il da farsi anche nelle Conferenze dei Servizi – chiarisce l’ex consigliere comunale – Opporsi? Ad un insediamento che non può essere realizzato perché privo di opere di urbanizzazione. E’ l’azienda la parte danneggiata: 10 mila mq di suolo industriale senza la possibilità di poter realizzare un opificio. Altro che vantaggio>>. Appare però paradossale che un cartello di aziende, leader nel settore dei rifiuti, decidano di investire oltre 1,5 milioni di euro per un terreno in cui è impossibile edificare e fare impresa. Facciamo notare che in area Pip sono già due le aziende che sono riuscite ad edificare e avviare l’attività, nonostante non ci sia mai stato l’avvio delle necessarie opere di urbanizzazione.

1-casciello <<Hanno avuto il permesso a costruire non per opera dello spirito santo, ma in quanto i propri lotti erano in una posizione del tutto marginale rispetto alle opere di urbanizzazione che dovranno essere realizzate, essendo presente già una strada. Un’altra licenza, è stata invece da me bloccata perché a causa di un procedimento “discutibile” che dovrà chiarire chi prima di me ricopriva il ruolo in AgroInvest, ed oggi quotidianamente mi attacca>> una frecciatina rivolte probabilmente a Mario Santocchio. Secondo Casciello la presenza di un sito di stoccaggio non è motivo di scoraggiamento per altri investitori. <<I bandi espletati in passato hanno visto la forte partecipazione delle imprese. Segno evidente che gli imprenditori sono più preoccupati da un PIP mai decollato e da una crisi economica asfissiante>>. Respinge ogni accusa, e invoca il complotto politico nei suoi confronti. <<Sono un uomo del fare. Le critiche senza senso basate sull’ arte dell’insinuazione dove non occorrono prove, riscontri certi ma dove quello che conta è il non dire la verità ma semplicemente insinuare il dubbio non mi scalfiscono – ribatte Mimmo Casciello – Sono stato continuo bersaglio mobile di una certa opposizione consiliare ed extraconsiliare, troppo spesso su questioni personali e non politiche. Oggi con l’uscita della scena politica di Pasquale Aliberti, era facile immaginare che nei miei confronti si sarebbe intensificato quello stesso odio di cui in questi anni è stato vittima Pasquale, sua moglie Monica e l’intera famiglia>>. Poi puntualizza ancora: <<In Agroinvest le stipule delle convenzioni avvengono da parte dell’amministratore delegato, in piena liberta, nel rispetto delle regole e senza condizionamenti, da chi ricopre incarichi nel consiglio di amministrazione. Tra l’altro nel periodo in questione ero dimissionario, avendo accolto l’invito del presidente della provincia all’azzeramento del cda in favore di un amministratore unico e con la promessa di un cospicuo finanziamento per il PiP di Scafati. Non essendo legato ad alcuna poltrona, non esitai. Priva di fondamenta è anche la notizia dell’indagine della Dia sulla vicenda>>. Resta il fatto che, indipendentemente dalle responsabilità di chi ha sottoscritto l’operazione, da Scafati, seppur a conoscenza, nessuno ha mai opposto diniego.

SUI PIP IL COMUNE RISCHIA IL DEFAULT

1-pipI Piani di Insediamento Produttivi affondano le radici nel lontano 1981, quando fu elaborata la prima bozza del progetto per la reindustrializzazione dell’area al confine con Sant’Antonio Abate. Nel tempo la sua realizzazione passò ad Agroinvest, con la stipula di una convenzione tra il Comune di Scafati e la società a partecipazione pubblica. Ad Agroinvest si sono avvicendati altri amministratori scafatesi, come Cristoforo Salvati e Mario Santocchio, entrambi sono stati amministratori delegati. Nessuno però è mai riuscito a riportare il progetto sulla giusta via. La società nel frattempo ha accumulato debiti su debiti, nei confronti degli imprenditori interessati e soprattutto delle decine di espropriati. Una serie di cause legali terminate in Cassazione hanno stabilito che il debito di Agroinvest e Comune di Scafati è pari a circa 15 milioni di euro. I due enti, essendo senza soldi, continuano a nicchiare ma oramai i gradini della Magistratura per appellarsi e prendere tempo sono finiti. Cominciano infatti a fioccare i ricorsi al Tar e a Palazzo Mayer più volte è arrivato un commissario ad acta che ha deliberato il pagamento del dovuto. Prima o poi il Comune di Scafati vedrà pioversi addosso decine di richieste di rimborso, oltre a spese legali ed oneri accessori, per il mai partito Pip. Una somma, dicevamo, che sembra aggirarsi attorno ai 15 milioni di euro, e che purtroppo, non risulta neanche iscritta a bilancio. Una delicatissima situazione su cui l’ex amministrazione ha pressoché sorvolato, anzi, ha in parte concentrato pure la campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015. E così, tra gli ultimissimi atti prodotti dalla vecchia giunta, una delibera, la numero 363 del 13 dicembre 2016, in cui si dà mandato ad un legale di valutare lo stato dei rapporti tra il Comune di Scafati e l’Agenzia per lo Sviluppo della Valle del Sarno, già Agroinvest. Un incarico affidato all’avvocato Felice Laudadio per 7.300 euro circa. A confermare la difficile e incerta situazione in essere tra espropriati e Comune, è la stessa delibera, sottoscritta dal vicensindaco Giancarlo Fele. “Ad oggi il Pip non risulta essere stato attuato e si è verificato un contenzioso rilevante sia con le ditte espropriate che con alcune ditte assegnatarie – si legge nell’atto – in particolare diverse ditte espropriate non indennizzate hanno avviato azioni legali nei riguardi del Comune di Scafati, per l’esecuzione di sentenze passate in giudicato con le quali sono state determinate in via definitiva le indennità di esproprio nonché è stato condannato l’ente in solido con l’Agenzia al pagamento di spese legali ed oneri accessori”. La delibera non fornisce cifre, è piuttosto vaga sui numeri, ma decisamente realista nella situazione. Il contenzioso è definito “rilevante” e le sentenze passate in giudicato rischiano seriamente di mettere in ginocchio le casse, già precarie, del Comune. Insomma, lo spettro del default non è assolutamente così lontano. E gli scafatesi ne pagheranno le conseguenze. Una patata bollente che la triade commissariale guidata dalla Prefetto Gerardina Basilicata sarà chiamata a sbrigare.