L’anno musicale di Ravello verrà inaugurato dalla bacchetta di Francesco Ivan Ciampa che dirigerà la formazione del teatro Verdi e i cantanti Jessica Nuccio e Gianluca Terranova sul palcoscenico dell’Auditorium Oscar Niemeyer
Di OLGA CHIEFFI
Sarà un omaggio all’opera italiana il Concerto di Capodanno che la Fondazione Ravello offrirà il primo gennaio nell’Auditorium Oscar Niemeyer, alle ore 12. In pedana, a dare il benvenuto al 2017, l’Orchestra Filarmonica Salernitana “Giuseppe Verdi” diretta dal maestro Francesco Ciampa, con ospiti il soprano Jessica Nuccio e il tenore Gianluca Terranova. Il programma verrà inaugurato dall’ouverture della “Gazza ladra”, che si apre in modo inusitato: tre rulli di tamburo portano ad un “Maestoso marziale” di dubbia serietà. Che cosa ha voluto esprimere Rossini con questa introduzione che ha un sapore grottesco con quei ritmi “nobili” giocati fra trillo e trillo? Forse un ironico accenno all’atmosfera militaresca che pesa nella vicenda della “Pie voleuse” (il dramma di Théodore Badouin d’Aubigny e Louis-Charles Caigniez, dal quale fu ricavato il soggetto dell’opera), per poi tirar fuori due temi tutt’altro che estrosi, nei quali l’impulso ritmico sembra caricarsi di nuove connotazioni espressive che rivelano un nascente dinamismo drammatico. Il soprano Jessica Nuccio rivelerà la sua voce sulle due grandi arie della Lucia di Lammermoor, “Regnava nel silenzio” e “Ardon gl’incensi”, in cui Gaetano Donizetti individua felicemente il preciso rapporto che s’instaura tra idea tematica e tratteggio timbrico, dall’iniziale presentazione di Lucia demandata all’arpa al trafittivo sposalizio degli interventi di costei con l’incanto dei legni e su tutti il flauto (l’eccellenza del suono di Antonio Senatore) a duettare nella celebrata follia. Il tenore Gianluca Terranova ha scelto come aria di sortita “Una furtiva lagrima”, dall’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti, voluttuosa e affettuosa, per poi vestire i velluti del Duca di Mantova in “Ella mi fu rapita/Parmi veder le lagrime” dal Rigoletto. Clou della prima parte la sinfonia de’ “I Vespri siciliani” di Giuseppe Verdi. Qui strumentini e violoncelli sugli scudi per la intensa pagina si apre con un Adagio mesto e drammatico basato sul tema della morte che non viene mai abbandonato, anche quando i fiati cantano una melodia affettuosa. Un rullo di tamburi introduce l’Allegro fragoroso e furibondo che si scatena con la feroce musica del massacro. Il secondo tema è costituita da una melodia dolcissima che sarà poi, il duetto del primo atto tra Arrigo e Manforte. La ripresa è, invece festante e grandiosa e con un crescendo potente sorretto da timpani, piatti, grancassa e tamburo militare si conclude maestosamente. A completamento del primo set, il gran valzer brillante de’ “Il Gattopardo” del binomio Verdi-Rota. Ancora Gioacchino Rossini, per la seconda parte con la sinfonia del “Guglielmo Tell” del genio di Pesaro, che scatenerà il galop, facendo ribollire la sala nell’evocazione dell’ardore di destrieri e cavalieri che, con il loro impeto portano a lieta conclusione una delle più amate pagine della lirica e la Danza, la famosa tarantella notturna che impazza in un infuocato blue-moon napoletano. La Nuccio e Terranova, eseguiranno, quindi, l’incontro di Mimì e Rodolfo nella Bohème di Giacomo Puccini, nell’attesa che Parigi resti tale senza più il freddo che, da reale, si assume presto a metafora dell’esistenza. Sinfonia del Nabucco, col suo “Va pensiero!” e la Traviata del frizzante primo atto con lo sfolgorio eccitato degli strumentini nella prima festa che Valéry definisce un clima saturo di nevrosi sentimentale con la cabaletta di Violetta e il brindisi finale.