Assolto da tutte le accuse perché il fatto non sussiste. Così la terza sezione penale del Tribunale di Salerno si è pronunciata nei confronti di Aniello Abate, imprenditore salernitano accusato di aver fittiziamente intestato beni a terzi al fine di sottrarli ad un provvedimento dell’autorità giudiziaria. Le indagini erano partite come conseguenza di un altro procedimento penale a carico dell’ Abate nel quale era accusato di usura e dal quale parimenti è stato assolto in secondo grado. Collegato a questo primo processo dal quale sarebbe poi stata generata la richiesta di sequestro che l’Abbate si riteneva avesse cercato fraudolentemente di eludere, anche se lo stesso provvedimento pare sia rimasto “a livello putativo” e di fatto mai eseguito. Ed è da qui che si è poi aperto un nuovo filone di indagine a carico dell’imprenditore salernitano , questa volta per lui l’accusa era di “possesso ingiustificato di valori perché partendo dal presupposto che l’imputato era sottoposto ad altro procedimento penale, gli veniva contestato che anche avvalendosi di varie altre persone sia fisiche che giuridiche, risultava avere beni sproporzionati al suo reddito” ,questa originaria imputazione, poi modificata perché in corso di procedimento il pubblico ministero si è avveduto di un intervento della corte costituzionale che aveva sostanzialmente dichiarato l’incostituzionalità proprio del comma di legge sul quale si fondava l’accusa, che pertanto veniva adeguata in “trasferimento fraudolento di beni”. La debolezza dell’impianto probatorio ed accusatorio nei confonrti di Aniello Abate è stata tale da non convincere nemmeno lo stesso pubblico ministero delle indagini il quale come si legge in sentenza” pare che avanzasse qualche perplessità, allorquando, evidenziava nella richiamata richiesta di sequestro, che in relazione ai soggetti interposti, non emergevano elementi idonei di reità. Inoltre, “ quello che è ancora più decisivo è che l’ Abbate non è mai stato sottoposto ad una misura di prevenzione patrimoniale né ad altro provvedimento di prevenzione di guisa, resta , dunque, difficile credere che l’Abbate possa essersi orientato ad intestare una serie di beni, per lo più a parenti, al fine di sfuggire alle maglie di un procedimento che di fatto non è mai iniziato e che è rimasto a livello putativo.” .
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