Davanti ai giudici ha cercato di mantenere i nervi saldi. Di trattenere una comprensibile emozione per ricordi che avrebbe voluto cancellare. Per ferite che fanno ancora male. Molto male. Una ventiduenne originaria di Siano è stata ascoltata ieri mattina dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno nell’ambito del processo a carico di tre persone, Alfonso Nacchia, 39 anni di Pagani; Giuseppe Danise, 42 anni di Siano e Giovanni Francavilla, 36 anni di Cava dei Tirreni, accusati di averla indotta alla prostituzione. La donna, sposata e madre di tre figli, ha riferito ai giudici di essere andata in depressione dopo il terzo parto. Devastante l’incontro con i tre giovani che hanno approfittato dello stesso di confusione della giovane donna. Dopo averla sedotta e circiuta sono riusciti a costringerla a prostituirsi. La giovane salernitana avrebbe vissuto momenti terribili. Dal lumgomare di Salerno alla litoranea, spesso in via Allende ed anche al nord Italia con appuntamenti concordati dai suoi aguzzini. La donna ha raccontato circostanze scabrose in maniera visibilmente imbarazzata. In aula, ad ascoltarla, anche il marito che ne denunciò la scomparsa poco tempo dopo il terzo parto. Poi la triste verità. Alla donna fu sottratto anche il bambino perché ritenuto incapace di adempiere ai suoi doveri di madre. La donna era completamente succube dei tre uomini ed in particolare di Nacchia che, secondo la donna, sarebbe stato quello che avrebbe maggiormente approfittato del suo stato momentaneo di inferiorità. Ha riferito che in una prima fase i soldi guadagnati, attraverso il mestiere più vecchio del mondo, gli sarebbero stati sottratti del tutto. In una seconda fase, quando iniziava a comprendere meglio la situazione, avrebbe chiesto ed ottenuto di farsi corrispondere il 50%. La donna ha parzialmente ridimensionato la posizione di Francavilla, difesso dall’avvocato Giovanni Gioia. Il paganese Alfonso Nacchia è difeso dall’avvocato Bonaventura Carrara. L’udienza è stata aggiornata al 21 aprile 2016.
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