di Andrea Pellegrino
Dalla chiusura dei cancelli dell’Ideal Standard ad oggi, sulle proprietà di suoli e strutture la vicenda non è che sia nitida. L’ultima proposta di riconversione dell’area vedeva la creazione di una centrale termoelettrica per conto della Energy Plus, poi finita all’attenzione del pm Vincenzo Montemurro della Procura di Salerno per una compravendita dei suoli su cui doveva sorgere l’impianto, ossia i terreni prima occupati dall’Ideal Standard. Ma la società passò, all’epoca, anche sotto la lente d’ingrandimento di Corrado Lembo, all’epoca procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere che indagò su un giro di mazzette a Sparanise, comune del Casertano. Lo stesso Lembo che oggi avrebbe sollecitato chiarimenti sul caso Ideal Standard, dopo le denunce sollevate dai lavoratori dell’ex opificio industriale e raccolte da Cronache nelle settimane scorse. Ma oltre il dramma amianto per gli ex dipendenti, a caratterizzare la complessa vicenda Ideal Standard ci sono altri e numerosi fattori. A partire da quello penale che riguarda il caso Sea Park. Un progetto, quello del parco acquatico, che avrebbe dovuto ricollocare i lavoratori ex Ideal Standard ma che non ha mai visto la luce e solo proposte e cambi di proprietà. Un progetto sponsorizzato da Romeo Benetti, ex centrocampista del Milan e della Nazionale che approdò, all’epoca dei fatti, direttamente a Palazzo di Città per validare la consistenza dell’investimento. Il parco acquatico, secondo la ricostruzione, sarebbe dovuto nascere nell’area tra due stadi comunali, ossia il Volpe e l’Arechi. Area che, allo stato, sarebbe stata messa al bando dal Comune di Salerno per far cassa. L’ultima asta stima i terreni a 5 milioni di euro, rispetto ad una partenza da ben 10 milioni circa. Ma questa è un’altra storia. Sui suoli dell’Ideal Standard, o meglio nei locali smantellati dagli ex operai dell’azienda (che hanno interrato anche rifiuti, tra cui ci sarebbe anche amianto) sarebbe dovuto nascere un locale a supporto del Parco: ossia una zona destinata alla logistica ed anche alla produzione di cappellini e gadget. Ma anche in questo caso, nonostante l’impegno degli ex lavoratori, all’orizzonte si vide solo il nulla, con il conseguente aborto di una nuova trattativa: ossia quella di “lottizzare suoli ed operai”, secondo una vendita del tutto particolare. In pratica chi avrebbe acquistato parte dei suoli si sarebbe dovuto far carico di parte degli operai rimasti in strada. Ma anche questa fu una operazione fallimentare sotto il profilo imprenditoriale. Vale lo stesso per l’operazione Energy Plus che nel frattempo a Salerno aveva sponsorizzato, sborsando un bel po’ di quattrini, la mostra delle opere di Joan Mirò.