Abituale doppio appuntamento al Teatro Verdi alle 18,30 e alle 21, 20 per il concerto di Capodanno con Francesco Rosa sul podio
Di OLGA CHIEFFI
E’ ormai un’ attesissima abitudine del Capodanno dei salernitani, ritrovarsi a teatro dopo il grande pranzo del I giorno dell’ anno. Dai tre tenorini del Volo, che allieteranno la piazza questa notte, si passerà in teatro con il doppio concerto, il primo alle ore 18,30 e il secondo alle 21,20, offerto dall’Orchestra Filarmonica Salernitana, guidata da Francesco Rosa, che quest’anno presenterà ben due solisti, il giovane violinista Gennaro Cardaropoli e il tenore Salvatore De Crescenzo. Il programma principierà con la Sinfonia de’ “La forza del destino”, note queste che inaugureranno anche la stagione lirica 2016, splendida pagina d’apertura di un’opera verdiana che notoriamente porta jella. Ma l’ouverture è splendida, forse la più importante tra quelle composte da Verdi. Una pagina dove è scritta la visione policentrica dell’opera e riassunta, dopo la sigla del tema fatale, lamentoso, tenero, feroce, la fantasia del musicista dà un giro, mescola insieme le maledizioni, gli squarci lirici e fidenti, parafrasi di battaglie, cerimonie, rabbiosi assalti, con il clarinetto che tira le fila delle emozioni del racconto. Si passerà, quindi alla Danza ungherese n°5 in Sol minore di Johannes Brahms, una delle pagine più note del genio tedesco ispirato al brano Bartflai Emlék di Keler Bela. Le due particolarità più evidenti sono l’alternanza di due temi di carattere opposto, di cui il primo ripetuto alla fine (schema ABA), ed una struttura ritmica molto marcata, come solitamente accade per tutti i brani di origine popolare. Durante le feste, è noto, il diavolo ci mette la coda, ed in suo onore l’orchestra eseguirà la Valse de l’opera Faust, di Charles Gounod, un miracolo di bellezza e di piacevolezza sonora. La struttura è quella della scena dell’opera: durante un ballo popolare all’aperto Faust incontra per la prima volta Margherita, e le rivolge la parola. Il tenero duettino tra i due giovani interrompe dunque il Valzer. Ma l’ascoltatore noterà come la successiva ripresa del Valzer avvenga sotto il segno di Mefistofele, che aveva provocato l’incontro di Faust e Margherita. E andiamo al primo dei valzer, di prammatica, in un concerto di Capodanno, il Kaiser Waltz, di Johann Srauss jr., op 437, costruito sulla grande dimensione, con un’introduzione trasformata in un miracoloso quadro sinfonico. Prima uscita per il tenore, che dedicherà alla platea “Tu che m’hai preso il cuor” da “Il paese del sorriso” di Franz Lehàr. Ribalta, quindi, per il violinista Gennaro Cardaropoli, il quale va ad allungare la schiera dei violinisti salernitani, che già hanno steso le ali, protagonisti di impegni prestigiosi come il giovanissimo Roberto D’Auria, già da due anni vincitore di concorso nell’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino, a soli 17 anni, insieme a Valerio Iaccio, che aneliamo ascoltare, qui, sul palcoscenico del massimo cittadino (ed è questo un invito per la direzione artistica del Teatro!) in qualità di solisti, in una fantastica reunion, o il primo violino, di questa sera, Fabrizio Falasca, di ritorno da una tournée in Cina e fresco diplomato dalla Royal Accademy di Londra, che porrà la sua grande esperienza internazionale a servizio del nostro Gennaro. Lirismo e slancio romantico, sensibilità, palpito ed emozione, unitamente a lampi di pura poesia e suggestioni tenere e malinconiche, speziate di passi di alta drammaticità, diversi i caratteri, i sentimenti che ci comunica il Camille Saint-Saens dell’Introduzione e Rondò Capriccioso op.28 scritto per un giovanissimo talento, Pablo de Sarasate, una delle prime pagine musicali francesi in stile spagnolo, datata1870. Il brano prende le mosse da un languoroso Andante, seguito da un Allegro, per culminare nelle abbacinanti fantasmagorie del vivido Rondò dai sinuosi ritmi di Habanera, un divertissement con tanto di saporosa cadenza e trascinante finale. Il bel suono di Fabrizio Falasca si potrà apprezzare proprio nel solo dell’Ouverture dell’ “Orphée aux enfers” di Jacques Offenbach, che introdurrà il celebre can can, per continuare con Frühlingsstimmen (Voci di Primavera), op. 410 di Johann Strauss, un idillio schizzato da una danza di forte spessore con il contrasto aereo di flauti, clarinetti e violini. Omaggio all’ “Amico magico”, Nino Rota e al suo delicato fluire musicale, lontano da ogni vezzo avanguardistico, sospeso in un’aerea grazia, prima di ascoltare Wiener Blut op.354, lineare e semplice, la vena melodica di Strauss scorre attraverso le varie parti di questa pagina, giungendo ad una coda che porrà in bella evidenza il piattista della Filarmonica. Ultima uscita per il violinista Gennaro Cardaropoli che si congederà sulle note della “Fantasia dalla Carmen” op.25 di Pablo de Sarasate simbolo di un violinismo che si basa essenzialmente sul virtuosismo estemporaneo, sulla brillantezza sensoriale che trascina immediatamente, ma altrettanto presto si consuma. Finale affidato al tenore con “’O paese d’o sole” e “Granada”, prima della Polka Schnell Unter Donner und Blitz (Sotto tuoni e fulmini), op. 324 il più rumoroso dei brani di Strauss: piatti e grancasse a volontà, fulmini e saette, per quanto non si è potuto sparare a Salerno il 31, ma in un’ atmosfera assolutamente gioiosa.