Terremoto ieri all’interno della struttura ospedaliera “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. Ci sarebbe infatti una carenza di personale che imporrebbe ai dipendenti la copertura dello straordinario anche in fascia notturna, accumulando le ore di prestazione già svolte in giornata. Per il sindacalista Carmine De Chiaro, però, quello dello straordinario è solo un problema-tampone. «Quando si parla di tagli alla sanità, chissà perché si tende sempre a penalizzare il reparto assistenziale ma mai il settore dirigenziale. La carenza organizzativa è in realtà una carenza disorganizzativa che da anni investe l’ambito assistenziale, col risultato che a farne le spese sono unicamente i cittadini». Non le manda a dire De Chiara, stufo dell’ennesima notizia frutto degli sprechi e della salvaguardia politica di certi ambienti. «Forse nessuno sa che presso lo stesso San Leonardo, al reparto di Oncologia, da qualche tempo presta servizio un oncologo che, in origine assunto per svolgere funzioni assistenziali, svolge adesso mansioni di tipo amministrativo; la conversione, guarda caso, è avvenuta con l’arrivo in sede di Viggiani. Lo sa perché? Perché con lui, ai tempi del Federico II, operavano entrambi nello stesso settore, quindi è lecito dedurre che al San Leonardo vengono anzitutto assunte solo figure imparentate con “pezzi da novanta”, e poi promosse al rango di non loro competenza». E’ un fiume in piena, De Chiaro. Con voce ferma spiega anche che, oltre all’oncologo, nello stesso ospedale figurano cinque specialisti di ambulatori medici che avrebbero dovuto svolgere mansioni di tipo assistenziale e che invece si ritrovano ad assumere i panni amministrativi. «Il tutto perché in commissione di gare di appalto per servizi esternalizzati sono stati in qualche modo tutelati e facilitati». Nell’ottica del sindacalista, il potere clientelare alla base di questo fenomeno fa sì che si arrivi poi alla chiusura dei presidi, come nel caso di Cava de’ Tirreni, nel quale reparto di Ginecologia «sarebbe più giusto ridurre gradualmente i posti letto secondo gli indici di attività. Invece preferiscono riversarsi direttamente sull’infermiere, disorientando il cittadino e inducendolo a un viaggio della speranza». Lo “squallido” balletto dei reparti dipenderebbe quindi dalla mancanza di una seria ricognizione del settore infermieristico, che negli ultimi tre anni è una piaga che investe la realtà territoriale salernitana e quella limitrofa. «E’ normale che poi si arrivi a richiedere lo straordinario. Fin quando non saranno risolte tutte queste contraddizioni, su tutte il fatto che una struttura complessa, che di norma consta di due strutture semplici, sia in realtà contraddistinta da tre incarichi direttoriali, che di fatto la rende nuovamente complessa, avremo sempre problemi e danneggeremo la pubblica assistenza».
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