Questa sera, alle ore 19,15 Anna Longobardi e Francesca Bellocchio inaugureranno la Stagione Concertistica dell’Associazione “Antonio Vivaldi” di Sapri
Di OLGA CHIEFFI
Saranno le pianiste Anna Longobardi e Francesca Bellocchio che stasera, alle ore 19,15 sul palcoscenico dell’Auditorium “Carlo Pisacane” di Sapri, inaugureranno la Stagione Concertistica dell’Associazione “Antonio Vivaldi”, presieduta da Giovanni Marotta e diretta da Maria Cristina Branda. Un cartellone lungo quello allestito dallo storico sodalizio, che accompagnerà il pubblico della perla del Golfo di Policastro, domenica dopo domenica, sino all’arrivo della primavera, con un’offerta variegata e di convincente qualità. Capita assai di frequente che il professore di pianoforte decida di “accoppiare” due allievi della sua classe, press’a poco della stessa età e dello stesso livello di sviluppo tecnico-artistico, per far loro saggiare il repertorio a quattro mani e per due pianoforti. Un tempo il “quattro mani” costituiva prezioso strumento educativo che permetteva di far conoscere ai ragazzi un mondo, quello sinfonico, non facilmente fruibile nella versione originale. Oggi, i professori di pianoforte, formano nella loro classe dei duo perché suonare con un partner significa innanzitutto imparare a calibrare il fraseggio in modo non solipsistico ma comunicativo. E ancora, l’uso non puramente istintivo, ma ragionato dei pedali o la scoperta della vita pulsante delle parti di mezzo, sono prerogative dello studio in questa formazione. Il programma scelto dal duo pianistico Alba principierà con due danze spagnole tratte dall’op.65 di Moritz Moskowski, un allegro e un’ habanera. Pittore Moskowski ma non fotografo, in queste pagine di chiara ispirazione iberica, poiché il compositore non impiega temi autenticamente popolari, ma il popolare lo inventa lui stesso, interpretandolo e dandogli la sua impronta. Si continuerà con trascrizioni di due celebri valzer di Johann Strauss, “An der schonen blauen donau” al quale “Si deve soltanto accennare alle prime tre note della triade di Re maggiore, che tutte le facce s’accendono di entusiasmo”(Eduard Hanslick) il vero inno austriaco, per quindi spostarci nei boscosi sobborghi di Vienna per carpirne le “Voci di Primavera”, un idillio schizzato da una danza di forte spessore con il contrasto aereo di flauti, clarinetti e violini, che dovranno essere evocati dal pianoforte. Passeremo poi, al Brahms delle prime cinque danze ungheresi, sottolineate dagli elementi della tradizione magiara nella classica struttura in tre parti. La prima ispirata alla “Isteni Czàrdàs” di Sarkozy, in cui è notevole l’intensità espressiva del tema, cui si oppone ogni volta la breve cascata di note staccate e leggere, la seconda, impregnata di un profondo senso melodico, e la quinta, tratta da un motivo, “Bartfai Emlèk”, di Béla Kèler. Finale fiabesco con qualche numero della Suite alla Bella Addormentata op.66 di Petr Il’ic Cajkovskij, con Il Prologo si apre con una Introduzione in cui vengono esposti due temi antitetici, quello della Fata Carabosse e quello della Fata dei lillà, che si contrappongono tra l’Allegro vivo in 4/4 sulle sonorità violente e il dolcissimo Andantino in 6/8.Arrivano le fate con paggi e ancelle a offrire i loro doni. Segue una Scène dansante, il tema in fa maggiore, su un gentile movimento di valzer, presenta un carattere ricercato quasi sofisticato. Questo simbolismo d’un sogno infantile nel coinvolgimento d’una danza “fatata” vuol rapirci sin dal primo istante e trascinarci nel percorso della vicenda scenica, dove i paggi, con la loro danza, imprimono un incedere sempre più marcato. Il maleficio della perfida Carabosse si scioglie, quindi, nella Valse, che è il celebre Valzer dei fiori . Si passa da atteggiamenti mendelssohniani a sonorità accesamente russe in corrispondenza dell’implorazione di Desiderio all’intervento della Fata dei lillà. fino all’arrivo del Principe che, ammaliato dalla bellezza della principessa, la bacia rompendo l’incantesimo Aurora e tutta la corte si risvegliano festosi. La Suite si conclude con i delicati arpeggi che ci riportano al particolare momento dell’incantesimo.