Sono i comportamenti tenuti dal marito, Guglielmo Manna, ad aver determinato per Anna Scognamiglio, “l’ impossibilità di continuare a svolgere, con piena indipendenza e imparzialità le funzioni di giudice del tribunale di Napoli”; e questo a prescindere da ogni eventuale responsabilità del magistrato e dalla sua stessa consapevolezza della “strumentalizzazione” del suo ruolo che stava facendo il coniuge. La Prima Commissione del Csm lo dice chiaramente nella contestazione con cui motiva l’apertura della procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale nei confronti di Scognamiglio, giudice relatore dell’ordinanza del tribunale di Napoli che consentì di restare in carica al governatore della Campania Vincenzo De Luca, congelando la sospensione prevista dalla legge Severino. Il magistrato è finito sotto indagine con il marito e altre persone nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma che ha coinvolto anche De Luca; e l’attenzione dei pm della capitale è concentrata soprattutto sull'”illecita pressione” che ,in relazione a quella decisione cruciale per De Luca, Manna avrebbe esercitato su di lui nel tentativo di ottenere una carica importante nel settore della sanità. Dopo aver esaminato le carte inviate dalla procura di Roma i consiglieri non sembrano avere dubbi. E’ di “tutta evidenza”- scrivono- che c’è stato il tentativo di Manna “di ottenere una nomina in ambito sanitario” con “un alternarsi di blandizie, lusinghe e minacce nei confronti di persone che rivestono ruoli influenti in ambito regionale, tutte più o meno strettamente legate al presidente De Luca”. E lo ha fatto usando la “sua veste di consorte della relatrice delle cause da cui dipende il futuro politico prossimo del presidente della Regione Campania”. Perplessità ci sono all’interno della Commissione sul coinvolgimento diretto del magistrato e anche sulla consapevolezza dell’uso strumentale che il coniuge faceva del suo ruolo. Ma questo non serve a salvare Scognamiglio dallo spettro del trasferimento d’ufficio. Perchè questa misura viene adottata,ricorda la Commissione, quando per “causa indipendente dalla colpa del magistrato” questi “non possa oggettivamente svolgere le proprie funzioni nella sede occupata con piena indipendenza e imparzialità”, con conseguente “appannamento delle condizioni di credibilità e prestigio” dell’ordine giudiziario. E sembra proprio questa ai consiglieri la “situazione” di Scognamiglio, che potrà difendersi dalle contestazioni il 25 novembre prossimo, data in cui è stata convocata a Palazzo dei marescialli. Nei giorni scorsi in una memoria inviata al Csm il magistrato ha sostenuto che la decisione su De Luca era scontata e che per questo “qualsiasi tentativo di induzione” nei confronti di De Luca sarebbe stato vano e “puerile”. In più ha descritto uno stato deteriorato dei suoi rapporti con il marito tale da rendere “inipotizzabile” la violazione dei suoi doveri “per favorire la carriera di un uomo che non amo e che ha ferito la mia dignità”.(
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