di Tommaso D'AngeloSan Matteo ha le spalle larghe. Sopporterà con cristiana pazienza la presenza al suo fianco del sindaco De Luca e del patron Lotito. Di salernitani veraci manco a parlarne e non ditegli che è amante dei forestieri e, come la vulgata ricorda spesso e volentieri, che ha due facce. Tutto nasce dalla giravolta che la statua fa al ritorno davanti al Duomo. Il mio caro e arzillo prof, uno dei pochi conoscitori della storia di Salerno, precisava che il gesto della giravolta non significava che il Santo avesse due facce ma simbolicamente ricordava ai salernitani di coprirsi le spalle. San Matteo, santo patrono della Guardia di Finanza (che dolore, Amato sindaco), sarà circondato dal consueto e tradizionale affetto e amore del suo popolo e, unitamente ai Santi Martiri salernitani, Gaio, Anthes, Fortunato, il papa San Gregorio VII e San Giuseppe, sfilerà in “paranza”, per le strade del centro cittadino. Una storia infinita quella che lega il Santo ai salernitani e che cade in un periodo di grande crisi economica, amministrativa e, scusate il profano dettaglio, calcistica. Per alcuni, anzi per molti, un miracolo il Santo l’ha già fatto, bloccando la colata di cemento tra piazza della Libertà e il Crescent, dando fiato a chi ritiene che l’urna con le ceneri del sindaco dovrà essere sistemata altrove, anche per evitare la furia del Fusandola che troppi smemorati fanno finta di non conoscerne la forza distruttiva quando gli girano le scatole. Di omissioni cavillose (leggi silenzio-assenso) questa storia ne è piena, basta rivolgersi alla Soprintendenza dove nemmeno la miccia del processo penale ha acceso il buon Miccio che non convince nemmeno con le sue masticate elucubrazioni su Piazza Cavour. Siamo uomini o Caporale, avrebbe esclamato Totò, il Fatto è che basta poco per passare dalla nobiltà alla miseria di dover ricostruire, chissà tra quanto e con quanti e quali soldi, il mastodontico ambaradan, comprensivo di colonne stile villa Scaface, poi maldestramente copiate dai boss casalesi. Serve un miracolo ma l’elenco è lungo: Cstp, Salerno pulita, Clinica del Sole, precari in tutte le salse, disoccupati storici e di fresca nomina. Il lavoro, almeno a San Matteo, non mancherà di certo. Mons Moretti chiede una festa di fede, non ha torto, il folklore lo assicurerà Lotito che immaginava una paranza aggiuntiva tutta per lui, portata a spalla da Perrone e Susini, e si ritroverà fianco a fianco con i tifosi che lunedì sera aveva bastonato per l’ennesima volta. San Matteo, miettec ‘a mano toia.
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