di Erika Noschese
C’è un nuovo sguardo che vigila sulle strade di Mariconda, un’espressione sorniona e carica di storia che sembra voler dialogare con i passanti e con le anime di un quartiere che, da troppo tempo, attendeva un segnale di rinascita estetica e sociale. Nella mattinata di ieri, la zona orientale di Salerno ha vissuto un momento di rara intensità comunitaria per lo svelamento del murales dedicato a Eduardo Scarpetta, gigante assoluto del teatro e della comicità. L’opera, che domina ora la facciata di un edificio in via Aniello Torino, non è soltanto un pezzo di bravura artistica, ma il simbolo plastico di una periferia che decide di riprendersi la scena. L’intervento, intitolato significativamente “A Mariconda ride… Eduardo Scarpetta”, giunge in un momento simbolico: il centenario della scomparsa del drammaturgo. A dare forma e colore a questa memoria è stato l’artista salernitano Giuseppe De Martino, in arte AMED, che con la sua tecnica ha saputo trasformare una superficie di cemento anonima in una tela monumentale capace di irradiare luce e identità. L’inaugurazione di ieri non è stata una semplice cerimonia istituzionale, ma il culmine di un percorso di partecipazione che ha visto convergere istituzioni, associazioni e residenti. Il consigliere comunale Fabio Polverino, tra i più convinti promotori dell’iniziativa, ha voluto sottolineare fin da subito l’unicità di questo approccio. “Quella di ieri è stata davvero una bellissima giornata, non solo per il quartiere Mariconda ma per tutta la zona orientale della nostra città”, ha dichiarato Polverino a margine dell’evento. “Abbiamo inaugurato un murales straordinario dedicato a una figura immensa come Eduardo Scarpetta. Si tratta di un’opera finanziata dalla Regione Campania e che ho fortemente voluto, lavorando in totale sinergia con l’associazione RR e con il comitato di quartiere. Proprio per questo legame stretto con il territorio, mi piace definire questo intervento come un ‘murales partecipativo’: non è qualcosa di imposto, ma una scelta nata dal dialogo e dal desiderio della comunità di identificarsi in un simbolo di eccellenza culturale”. Il quartiere ha risposto con un entusiasmo che è andato oltre le aspettative. Tra la folla radunata ieri in via Aniello Torino, si respirava un senso di orgoglio ritrovato. Vincenzo Cilento, presidente del comitato di quartiere Mariconda, ha interpretato questo sentimento collettivo mettendo l’accento sulla necessità di cura degli spazi urbani. “Se dovessi scegliere una parola cardine per descrivere questa giornata, userei sicuramente ‘restyling’”, ha spiegato Cilento. “Il nostro quartiere sta finalmente tornando a vivere e questo intervento risponde a un bisogno di rivitalizzazione che non è solo visivo, ma strutturale. Mentre l’artista era all’opera, una ragazza del posto mi ha suggerito una metafora che mi ha colpito profondamente: mi ha detto che è bastato davvero poco, in fondo, per dare così tanto colore e calore a un quartiere che ne ha un estremo bisogno. Questa è la forza dell’arte: la capacità di cambiare la percezione di un luogo con un tratto di pennello”. L’obiettivo dell’amministrazione comunale e dei promotori non si ferma alla singola opera. L’idea è quella di replicare il modello di successo già sperimentato nel centro storico, creando una sorta di contrappeso artistico nella parte est della città. Ancora Polverino ha tracciato la rotta per i prossimi mesi: “Questo è uno dei primi interventi di arte urbana strutturati in questa zona. La nostra intenzione politica è ambiziosa: vogliamo creare, dopo l’esperienza del Polo delle Fornelle nel centro storico, un secondo polo dedicato alla cultura e all’arte proprio qui a Mariconda. L’inaugurazione di ieri è solo il tassello iniziale di un percorso molto più lungo. Nei nostri piani c’è la volontà di dedicare i futuri lavori ad altre grandi personalità che hanno segnato la storia del nostro teatro e che abbiamo avuto il privilegio di apprezzare negli ultimi decenni. Vogliamo che Mariconda diventi un punto di riferimento per chi ama l’arte e la bellezza”. La riuscita dell’evento di ieri è stata possibile grazie a una rete di cooperazione che ha visto il supporto tecnico e artistico dell’associazione CollaterArt, presieduta da Fabio Avella, che ha supervisionato la realizzazione dell’opera. Ma, come ricordato da Vincenzo Cilento, il primo ringraziamento va a chi ha messo a disposizione “casa propria”. “Tutto questo è stato possibile grazie a un incredibile lavoro di squadra”, ha proseguito il presidente del comitato. “Devo ringraziare di cuore l’amministrazione comunale, che ha creduto nel progetto fin dal primo momento e ci ha supportato con convinzione in tutto l’iter delle autorizzazioni burocratiche. Ma un ringraziamento speciale e doveroso va al Condominio Torino: i residenti hanno accolto con estremo favore la nostra proposta, permettendoci di dare vita a questa parete. Senza la loro disponibilità, oggi non avremmo questo capolavoro”. L’opera di AMED è stata concepita per durare nel tempo, diventando un punto di riferimento non solo per chi ci abita, ma anche per chi visita Salerno. La visione a lungo termine è quella di inserire il quartiere in un circuito turistico alternativo, basato sulla scoperta della street art e delle radici teatrali campane. Cilento ha concluso con una promessa: “Questo murales vuole essere l’inizio di una vera e propria trilogia dedicata al teatro salernitano. Il nostro sogno è che Mariconda possa trasformarsi in un polo attrattore, un luogo capace di richiamare visitatori all’interno di un itinerario culturale che unisca tutta la città. Vogliamo dimostrare che la periferia non è un limite, ma una risorsa immensa se alimentata con la giusta visione e con la bellezza”. Mentre le impalcature venivano smontate e il volto di Eduardo Scarpetta appariva in tutta la sua maestosità ai raggi del sole di ieri, è apparso chiaro a tutti che Mariconda ha voltato pagina. Non è più solo un quartiere dormitorio, ma un palcoscenico a cielo aperto dove la storia del teatro e il futuro dell’arte urbana hanno trovato una casa comune. La sfida ora è continuare su questa strada, un pennello alla volta, per fare in modo che quel sorriso di Scarpetta non resti un caso isolato, ma il primo di molti altri.





