di Erika Noschese
C’è un filo invisibile, ma d’acciaio come una lama di sciabola, che lega Olimpia alle sponde del Tirreno. Oggi, quel filo diventerà visibile a tutti quando la Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 attraverserà le strade di Salerno. A portarla, nel cuore della sua terra, ci sarà l’Appuntato Scelto Rossella Gregorio, atleta di punta del Centro Sportivo Carabinieri – Sezione Scherma.
Rossella non è solo una campionessa dal palmarès internazionale, ma una fiera esponente dell’Arma, che porta nei ranghi sportivi i valori di dedizione e servizio istituzionale. In un connubio suggestivo tra il fuoco dei Giochi e le celebri Luci d’Artista, Rossella si prepara a vivere uno dei momenti più emozionanti della sua carriera, trasformando la sua corsa in un messaggio di speranza e resilienza. L’abbiamo incontrata per farci raccontare cosa si prova a diventare il ponte tra il sogno a cinque cerchi e la realtà della propria città.
Rossella, hai calcato le pedane più prestigiose del mondo, ma domenica correrai sulle strade dove sei cresciuta. Portare la Fiamma Olimpica nella propria città è un cerchio che si chiude: senti più il peso della responsabilità verso i cinque cerchi o l’emozione di restituire qualcosa alla “tua” Salerno?
«È un’emozione indescrivibile. Ho girato il mondo e partecipato a tre Olimpiadi, ma portare la torcia qui, nel luogo in cui tutto ha avuto inizio, ha un sapore del tutto particolare. Più che un peso, la definirei una responsabilità gioiosa: sento il desiderio profondo di ricambiare l’affetto che Salerno mi ha sempre dimostrato. Voglio testimoniare che i sogni nati tra queste strade possono spingersi ovunque. Per me è un cerchio che si chiude, ma è anche un modo per tracciare nuovi sentieri per chi verrà dopo di me».
Salerno ha una tradizione schermistica importante. In che modo credi che il tuo passaggio con la torcia possa trasformare la percezione di questa disciplina, facendola sentire come una vera scuola di vita accessibile a tutti?
«La scherma salernitana ha radici nobili e ha dato moltissimo allo sport italiano. Mi auguro che vedere la torcia nelle mani di una schermitrice aiuti a scardinare l’idea che il nostro sia uno sport elitario o “chiuso”. È, al contrario, una straordinaria scuola di disciplina, rispetto e coraggio: valori che onoro ogni giorno anche attraverso la mia appartenenza all’Arma dei Carabinieri. Spero che i ragazzi, guardandomi passare, comprendano che la pedana è prima di tutto un luogo dove si impara a stare al mondo con rigore e lealtà».
La tua carriera è fatta di tempi rapidissimi. La sfilata della Fiamma impone invece un ritmo solenne. Cosa proverai in quei minuti di “lentezza” forzata?
«Nella sciabola viviamo tutto in un istante, l’azione è pura rapidità. Domenica sarà l’esatto opposto: ogni passo rappresenterà un’occasione per respirare l’atmosfera e cercare il contatto visivo con le persone. Sarà un momento di riflessione prezioso. Nella vita agonistica corriamo sempre verso il prossimo obiettivo senza quasi goderci il percorso; portare la torcia mi imporrà di rallentare e di assaporare la bellezza di questo traguardo simbolico proprio nel cuore della mia città».
Hai sempre rivendicato con orgoglio le tue origini. Qual è l’insegnamento più “salernitano” che ti sei portata dietro nei momenti più difficili della tua carriera?
«Senza dubbio quella determinazione tenace, quasi testarda, tipica di chi viene dal Sud e sente di dover dimostrare sempre qualcosa in più. Salerno mi ha insegnato a non arrendermi mai e a trovare soluzioni creative anche nelle situazioni più critiche. In pedana ho sempre attinto alla forza che ti trasmette il mare, unita al rigore che ho maturato nel Centro Sportivo Carabinieri. È questo mix di audacia e disciplina che mi ha permesso di affrontare con successo le sfide più dure».
Se dovessi indicare un luogo fisico di Salerno che per te rappresenta la “tua” palestra spirituale per imparare la determinazione, quale consiglieresti ai bambini che ti guarderanno?
«Senza esitazione: il Lungomare. Per me non è solo un luogo di passeggio, ma lo spazio dell’orizzonte. Osservare il mare insegna che i limiti non esistono e che si può guardare lontano, immaginando di raggiungere mete che ancora non si vedono. Ai ragazzi dico proprio questo: andate lì, fissate l’orizzonte e non abbiate paura di sognare in grande. La vera determinazione nasce dalla capacità di proiettare il proprio futuro oltre ciò che abbiamo immediatamente davanti agli occhi».





