di Erika Noschese
C’è un fascino quasi metafisico nel modo in cui l’Amministrazione Comunale di Salerno riesce, ogni anno, a superare i propri limiti. Mentre il resto d’Europa investe in mobilità sostenibile, intermodalità e trasporti potenziati per le festività, Salerno sceglie una via più spirituale, quasi ascetica: la via dell’immobilità. In fondo, perché spostarsi quando si può rimanere bloccati nel traffico ad ammirare le Luci d’Artista? È una forma di contemplazione forzata che Palazzo di Città offre generosamente ai suoi cittadini, trasformando ogni spostamento urbano in un’odissea senza fine. L’ultima perla di questa preziosa collana di successi amministrativi riguarda la gestione del servizio navette per le imminenti vigilie di Natale e Capodanno. La notizia, che meriterebbe una targa celebrativa al merito della “toppa peggiore del buco”, è che il Comune ha dovuto ricorrere a un’indagine di mercato d’urgenza per trovare un operatore privato disposto a coprire le tratte urbane durante i giorni clou. Il risultato di questa solerte ricerca? La società Eredi Palmentieri di Eboli si è aggiudicata il compito per la cifra di 4.800 euro. In campo scenderanno ben quattro navette. Quattro. Un numero che incute timore reverenziale, un dispiegamento di forze che ricorda l’esercito di Sante Romano, pronto a sfidare l’onda d’urto di migliaia di persone che, tra il 24 e il 31 dicembre, vorrebbero semplicemente evitare di passare la giornata a cercare un parcheggio che non esiste. Ma la domanda sorge spontanea: perché un operatore privato? E perché da Eboli? La risposta risiede in un documento del 22 ottobre scorso. In quella data, mentre i salernitani ancora godevano degli ultimi scampoli d’autunno, Busitalia Campania comunicava ufficialmente l’impossibilità di effettuare il servizio ordinario nelle vigilie. Un tempismo perfetto per un’amministrazione che si professa efficiente. Ma non biasimiamo Busitalia. Immaginate di dover gestire un servizio pubblico in una città che non ha un piano traffico degno di questo nome. Il paradosso è evidente: senza un piano traffico che limiti seriamente la circolazione dei mezzi privati, le navette (siano esse pubbliche o della ditta ebolitana) diventeranno soltanto altri quattro ostacoli nel traffico già congestionato. Busitalia ha fatto due conti: offrire un servizio con un aggravio di chilometri sensibilmente alto, senza alcuna corsia preferenziale reale e con lo Stadio Arechi come unico (e insufficiente) punto di raccolta, significava andare al massacro senza alcun beneficio, né economico né di immagine. Strano che abbiano rinunciato, vero? Quasi quanto la sorpresa di scoprire che l’acqua bagna. Ma il vero fiore all’occhiello della Salerno “europea” resta la metropolitana. Chiamarla così richiede una certa dose di ottimismo cosmico. Con frequenze che oscillano tra i 30 e i 35 minuti, non siamo di fronte a un servizio metropolitano, ma a una sorta di evento astrologico: bisogna consultare le effemeridi per sperare di incrociarne una. Eppure, il capolavoro logistico si compie quando la Salernitana gioca in casa. In qualunque città civile del globo terracqueo, lo stadio è il luogo dove il trasporto su ferro viene potenziato per evitare il collasso stradale. A Salerno, invece, si applica la “Logica dell’Assurdo”: la fermata metro dello stadio viene chiusa. È una scelta di una raffinatezza ineguagliabile: per evitare disordini, eliminiamo l’unico mezzo che potrebbe defluire la folla in sicurezza. È come curare una febbre rompendo il termometro. Il risultato? Migliaia di persone riversate su strade inadeguate, mentre i binari della metro riposano in un silenzio tombale proprio quando avrebbero dovuto cantare. Se poi il cittadino salernitano, preso da un sussulto di ecologismo, volesse optare per la mobilità dolce, farebbe bene a redigere testamento. A Salerno la pista ciclabile è un concetto astratto, un’entità metafisica citata nei programmi elettorali ma mai avvistata in natura. Non esistono rastrelliere degne di questo nome, non ci sono stalli di sosta per le bici, e muoversi su due ruote tra i crateri dell’asfalto è uno sport estremo. E i monopattini? Le bici elettriche in sharing? Spariti, come i sogni di gloria di questa amministrazione. Per non parlare dei taxi. Provare a chiamare un’auto bianca dopo le undici di sera è un’esperienza mistica: il telefono squilla a vuoto o si riceve un cortese diniego. In una città che vorrebbe vivere di turismo, lasciare uomini e donne a piedi, senza alcuna garanzia di tornare a casa in sicurezza dopo aver magari cercato di pagare un servizio (caro), non è solo un disservizio: è un fallimento sociale. In un contesto simile, dove l’amministrazione appare non solo facilmente attaccabile, ma persino politicamente devastabile da chiunque possieda un briciolo di pragmatismo, il vero spettacolo surreale si sposta però sui banchi dell’opposizione. Ci si aspetterebbe un’alternativa ferocemente concentrata sul collasso dei servizi essenziali, e invece il dibattito cittadino viene nobilitato da chi ha deciso di immolarsi su una trincea ben più “prioritaria”: la necessità di far suonare musica nei locali durante le vigilie. È l’immagine plastica di un’opposizione “suonata” che, mentre la città resta a piedi, si preoccupa esclusivamente dei “suonatori” (e magari lo facesse davvero, anziché mobilitarsi solo a mo’ di ennesimo spot politico fine a se stesso). Un cortocircuito logico che conferma quanto Salerno sia orfana non solo di una guida, ma anche di un controllo serio: un solista del dissenso che preferisce i decibel al piano traffico, garantendo così al naufragio amministrativo una colonna sonora adeguata, anziché un’ancora di salvezza. Se il presupposto per un punto di vista differente è discutere di playlist mentre il trasporto pubblico esala l’ultimo respiro, allora è chiaro che a Salerno la musica non cambierà mai. In questo mosaico fatto di inefficienza e approssimazione, si inserisce la ciliegina sulla torta: l’arrivo della fiamma olimpica. A meno di 48 ore dall’evento, l’incertezza regna sovrana. Riuscirà la macchina comunale a gestire la sicurezza di un evento internazionale quando non riesce a far arrivare un bus da Pastena al Centro? Il dubbio è legittimo. E mentre la città affoga nei disservizi, il Sindaco Enzo Napoli sembra recitare la parte del “dimissionario ombra”. Le voci di corridoio si rincorrono: un primo cittadino che appare sempre più come un figurante di lusso, incapace di una visione autonoma. Se Napoli è realmente un sindaco dimissionario, come si mormora, dovrebbe quantomeno ammettere che la sua gestione è stata a dir poco fallimentare. Altro che “strada spianata a De Luca”; qui la strada è interrotta, senza segnaletica e, soprattutto, senza mezzi pubblici. Ricapitoliamo per chi avesse ancora voglia di festeggiare: il 24 e il 31 dicembre avremo un servizio urbano ridotto al lumicino fino alle 13:00. Dopodiché, spazio alle quattro gloriose navette di Eboli tra l’Arechi e Piazza della Libertà. Il 25 dicembre e il 1 gennaio? Il deserto. Servizi sospesi. Perché a Natale siamo tutti più buoni, tranne l’amministrazione che ti costringe a restare a casa o a farti chilometri a piedi. Benvenuti a Salerno, la città dove l’unico servizio che non arriva mai in ritardo è l’ennesimo fallimento pubblico.





