Sembrava una normale sessione di allenamento, un rito serale di sudore e speranza per i giovani atleti salernitani. Invece, lo storico stadio “Donato Vestuti”, l’unica struttura polivalente del capoluogo a potersi fregiare di questo titolo, si è trasformato nell’insolita cornice di una disciplina sportiva decisamente inattesa: la “mosca cieca agonistica”. E i poveri protagonisti, loro malgrado, sono i bambini delle scuole di atletica leggera, costretti a dilettarsi in un surreale e pericoloso surrogato di sport a causa della proverbiale, e ormai cronica, inefficienza del sistema di illuminazione. La denuncia arriva dai genitori, i quali, dopo aver affidato i propri pargoli ai tecnici per la sacrosanta dose di attività fisica, si sono ritrovati a osservare una scena degna del miglior teatro dell’assurdo. I fari, quelli attivati dopo le ennesime suppliche e che già di per sé rappresentano una vittoria di Pirro (se non altro ci sono, anche se solo a intermittenza), illuminano il campo da gioco con la precisione chirurgica di un riflettore puntato su un campione olimpico. Peccato che l’atletica leggera si svolga anche, e soprattutto, nelle aree perimetrali: le pedane dei salti, le zone per il lancio del peso e del disco, e ovviamente, le aree di riscaldamento e defaticamento. E qui, signore e signori, scatta la magia. Le aree circostanti, vitali per l’allenamento e la sicurezza, sono avvolte in un’oscurità così densa da far impallidire un set cinematografico horror di serie B. I bambini, in pratica, sono costretti a prepararsi per uno scatto con la concentrazione tipica di chi sta cercando le chiavi di casa alle tre del mattino in uno scantinato. Un mix letale di buio e movimento che, al netto del grottesco, crea i presupposti per epiloghi decisamente poco allegri e molto più vicini al pronto soccorso che al podio. “Praticamente, anziché concentrarsi sulla tecnica di corsa, deve sviluppare un senso dell’orientamento da pipistrello. Non volevamo l’illuminazione a giorno, ma almeno la decenza di non fargli fare il salto in lungo nel cono d’ombra dell’oblio”, racconta un genitore. Questa situazione non è altro che l’ennesima (e forse la più comica, se non fosse così triste) conferma del calvario che continua ad affliggere lo stadio “Vestuti”. Un’odissea infinita di disagi che coinvolge cittadini, grandi e piccini, atleti professionisti e amatori. Quella “poca” illuminazione, come già accennato, era stata riattivata solo di recente dopo “diverse” segnalazioni (leggi: proteste furibonde) a dimostrazione che l’amministrazione comunale di Salerno possiede un udito selettivo, funzionante solo in presenza di un megafono o, meglio ancora, di un microfono televisivo o di una penna giornalistica. Di fronte a questa ennesima beffa notturna, il Comune di Salerno si conferma, ancora una volta, un impeccabile e ineffabile “spettatore non vedente e non udente”. Si muove solo in occasione delle solite e immancabili “passerelle di rito”, quando c’è da tagliare un nastro (magari illuminato a giorno, per carità) o farsi fotografare con le magliette ben stirate. Per le urgenze ordinarie, per la manutenzione spicciola ma vitale, per i piccoli-grandi problemi che rendono la vita dei cittadini (sportivi e non) meno una sfida a ostacoli e più un’esperienza civile, si preferisce la strategia dell’assoluto oblio. E a proposito di oblio, un plauso va alla nostra splendida Commissione Sport, i cui cari consiglieri hanno dimostrato una coerenza encomiabile: la loro proverbiale assenza. Ricordiamo, solo per dovere di cronaca e con un filo di sarcasmo in gola, che la Commissione non si è manifestata nemmeno per sbaglio, o per un refuso sul calendario, quando di recente è accaduto il fatto che ha segnato un punto di non ritorno nella storia dell’incuria sportiva cittadina: il crollo del pattinodromo. Il cedimento strutturale avvenuto non a caso, in un’altra area strategica e frequentatissima, è stato un vero e proprio manifesto del degrado. Una porzione del muro di contenimento del pattinodromo, un impianto dedicato (anche quello) ad atleti, ha ceduto, trasformando un luogo di sport in un cumulo di macerie. Un evento eclatante, visibile, tangibile, che ha messo in ginocchio una disciplina e costretto i tecnici a operare nel caos, anzi: a non operare e ad attivare una petizione per richiedere la riapertura del “Palatulimieri”, scongiurandone la demolizione. Eppure, di fronte a un crollo letterale, che avrebbe dovuto far scattare un allarme rosso non solo tecnico, ma politico, i cari consiglieri della Commissione Sport hanno optato per la più elegante delle sparizioni. Un silenzio assordante, interrotto solo dai soliti comunicati stampa tardivi e dalle promesse (immancabili) di interventi “immediati e risolutivi”. Interventi che, ovviamente, sono stati annunciati con la medesima puntualità con cui la luce del Vestuti si spegne. Il caso del pattinodromo, pur essendo un’altra struttura, è emblematico e si lega a filo doppio con la situazione del Vestuti, che ha visto nel tempo diversi interventi di manutenzione annunciati con squilli di tromba, seguiti da altrettante proteste per lavori non conclusi o eseguiti in modo parziale. Dagli spogliatoi lasciati a metà, alle criticità sulle gradinate, il Vestuti è il simbolo di una manutenzione “spot” e mai organica. Cosa imparano, dunque, i nostri giovani atleti in questo clima di abbandono? Imparano che in questa città lo sport è un diritto che va conquistato a colpi di protesta e, letteralmente, a colpi di tosse (causata dalla polvere e dalla muffa di alcuni locali mai sanati). Ma quel che è chiaro, al di là delle recriminazioni e dei pericoli, è che il Comune di Salerno ha le idee ben chiare, anzi, chiarissime. La loro strategia, per quanto apparentemente bizzarra, ha una logica sottile: se non si dovesse riuscire, per un motivo o per l’altro, a partecipare con il nuovo, fantasmagorico stadio “Arechi” (quello delle grandi promesse internazionali) all’ambizioso progetto di Euro 2032, l’amministrazione vorrà sicuramente dare un contributo essenziale e di altissimo profilo a un’altra specialità. In che modo? Formando una squadra imbattibile. Un vivaio di campioni temprati nell’oscurità, con un senso del pericolo sviluppato oltre ogni limite umano, dotati di una percezione spaziale sopraffina e allenati quotidianamente nell’unica disciplina in cui Salerno può vantare l’eccellenza assoluta: la nazionale italiana di mosca cieca. I giovani atleti del Vestuti, infatti, sono già in una fase avanzata di addestramento. Hanno imparato a saltare nel buio, a correre senza vedere l’arrivo e a evitare ostacoli invisibili. La loro medaglia non sarà d’oro, ma di buonsenso (quello che manca all’Amministrazione), e la loro vittoria sarà quella di non essersi ancora fatti seriamente male. Nel frattempo, il Vestuti aspetta ancora la luce. Ma non una luce qualsiasi: quella della serietà e del rispetto per i cittadini che lo frequentano, di un’amministrazione che non si muova solo quando i riflettori dei media sono accesi. Perché un impianto sportivo funzionante non è un optional, è un dovere. E l’oscurità, quella vera, non è solo quella dei fari spenti.





