Voto di scambio politico mafioso, conclusione indagini per Alfieri - Le Cronache Provincia
Provincia Capaccio Paestum

Voto di scambio politico mafioso, conclusione indagini per Alfieri

Voto di scambio politico mafioso,  conclusione indagini per Alfieri

di Arturo Calabrese

Arriva la conclusione indagini per il caso di voto di scambio politico mafioso a Capaccio Paestum. Tra gli indagati compare l’ex presidente della Provincia di Salerno, ex presidente dell’Unione dei Comuni Paestum Alto Cilento ed ex sindaco di Capaccio Paestum, nonché già ospite delle patrie galere Franco Alfieri. Per questo procedimento, il fu amministratore è stata sottoposto al regime di custodia cautelare ai domiciliari. Oggi, dunque, arriva l’avviso di conclusione indagini. Con lui, una lunga serie di altri soggetti. Antonio Bernardi, vigile urbano e già candidato sindaco con la bandiera del Movimento 5 Stelle, Antonio Cosentino, Domenico De Cesare, Vincenzo De Cesare, Angelo Genovese, Stefania Nobili, Michele Pecora e Roberto Squecco. È giunta quindi a un passaggio decisivo l’inchiesta sul presunto voto di scambio politico-mafioso che ha coinvolto Capaccio Paestum. A sette mesi dall’operazione della Direzione investigativa antimafia, i magistrati Elena Guarino e Carlo Rinaldi della procura di Salerno hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a nove persone. Al momento Genovese è detenuto nel carcere di Sulmona, mentre Alfieri, Squecco, Bernardi e Pecora si trovano ai domiciliari. Stessa misura cautelare per Cosentino e per Domenico De Cesare, già recluso a Potenza per un’altra vicenda giudiziaria. È invece sottoposto all’obbligo di dimora Vincenzo De Cesare, detenuto anche a Fuorni per ulteriori procedimenti. L’unica indagata a piede libero è Stefania Nobili. Gli indagati hanno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere ascoltati o per depositare memorie difensive. Successivamente spetterà ai magistrati dell’Antimafia valutare se richiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione. Nel luglio scorso il giudice per le indagini preliminari aveva già disposto l’archiviazione per l’ex assessore Mariarosaria Picariello, indagata per favoreggiamento, ritenendo “infondata la notizia di reato”. La vicenda. Secondo quanto ricostruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, il presunto accordo tra Alfieri e Squecco sarebbe nato attorno alla vicenda del lido Kennedy, lo stabilimento balneare di proprietà dell’imprenditore capaccese. Per evitare la demolizione della struttura, Squecco avrebbe fatto giungere minacce e pressioni all’allora sindaco, arrivando a prendere in considerazione persino un attentato dinamitardo o armato. Il piano, però, non sarebbe mai stato realizzato a causa del mancato accordo economico tra il gruppo di Baronissi e lo stesso Squecco, che nel frattempo avrebbe candidato la moglie alle elezioni comunali del 2019 per sancire l’intesa politica. Nel corso dell’attività investigativa sarebbero emersi anche elementi riguardanti un tentato omicidio tra due degli indagati: Domenico De Cesare e Angelo Genovese, legato all’omonimo clan attivo nell’area di Baronissi. Alla base dell’episodio vi sarebbe stata una richiesta estorsiva non andata a buon fine. Il materiale sequestrato durante le perquisizioni delinea un contesto ancora più grave: le forze dell’ordine hanno trovato un arsenale composto da fucili mitragliatori Kalashnikov, mitragliette Uzi, pistole di diverso calibro, armi storiche e persino un’arma da fuoco dotata di mirino, tutte accompagnate da un ingente quantitativo di munizioni. L’inchiesta, che intreccia politica locale, interessi economici e criminalità organizzata, rappresenta un nuovo capitolo nella lunga battaglia contro le infiltrazioni mafiose nel tessuto civile e amministrativo del Cilento. Nei prossimi giorni la procura definirà il futuro giudiziario dei nove indagati, mentre a Capaccio Paestum cresce l’attesa di capire se emergeranno nuovi elementi o se si aprirà la strada verso eventuali archiviazioni definitive.