Sussistono “profondi legami tra il Gambino e i D’Auria, indicati come esponenti apicali dell’omonimo clan, e pertanto nei loro confronti deve ritenersi sussistente la presunzione assoluta di adeguatezza della custodia cautelare in carcere”. Sono queste le parole che i difensori dell’ex sindaco Alberico Gambino e dei fratelli Michele ed Antonio D’Auria Petrosino non avrebbero mai voluto leggere nell’ordinanza con la quale il tribunale del Riesame di Salerno ha accettato il ricorso del pm Vincenzo Montemurro che chiedeva la custodia cautelare in carcere per l’esponente di primo piano dell’esponente del Pdl regionale e per i due suoi concittadini ritenuti tra i vertici del clan egemone a Pagani. Il Riesame, nell’accettare il ricorso della Dda di Salerno contro la decisione del Tribunale di Nocera Inferiore di concedere gli arresti domiciliari agli imputati del processo “Linea d’ombra”, ha rinviato alla Corte Costituzionale gli atti relativi a sei dei sette altri paganesi sotto processo. I giudici costituzionali, infatti, dovranno decidere sulla posizione dell’avvocato Giovanni Pandolfi Elettrico, dell’architetto Giovanni De Palma, dell’ex consigliere comunale Giovanni Santilli, sull’ex assessore avvocato Massimo Quaratino e di Giovanni Barone e Antonio Fiscihella, circa la costituzionalità della norma che prevede come unica misura cautelare quella del carcere per gli indagati e imputati di reati mafiosi. Il provvedimento a carico di Gambino e dei fratelli D’Auria Petrosino è sospeso nell’efficacia in attesa della decisione della Cassazione. Per questi ultimi tre hanno avuto un peso rilevante, nella decisione del Riesame, le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Matteo Principale, Prisco Ceruso, Alfonso e Vincenzo Greco, ritenute pienamente utilizzabili. Gambino, secondo i giudici salernitani, in qualità di sindaco avrebbe “intessuto profondi rapporti con l’organizzazione camorristica (quella dei D’Auria Petrosino ndr), ricevendo l’appoggio elettorale e mettendo a disposizione di essa la cosa pubblica con la promessa di agevolare l’infiltrazione camorristica in attività economiche per la realizzazione di vantaggi ingiusti”. Per i giudici è particolarmente istruttiva la vicenda relativa alla gestione dei parcheggi del centro commerciale “Pegaso”. Una decisione, quella del Riesame di Salerno che certamente avrà un peso notevole nel processo che si sta svolgendo presso il Tribunale sullo scambio elettorale politico mafioso e sulla concussione che vede, a vario titolo, protagonisti i nove imputati oggetto dell’attenzione dei giudici salernitani. Va ricordato che le accuse mosse dai pentiti erano in gran parte note e fermamente respinte dagli imputati che hanno anche prodotto testimonianza a loro supporto.
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