La città di Salerno e i fronti del Porto - Le Cronache Salerno
Salerno

La città di Salerno e i fronti del Porto

La città di Salerno e i fronti del Porto

La sera di Martedi, presso la sala Consiliare della Provincia, è stato cantato il ‘de profundis’ per il progetto fantasioso, ma anche fantastico, di delocalizzazione del Porto Commerciale. Rinata più volte dalle proprie ceneri negli ultimi 20 anni, proprio come l’Araba Fenice, la proposta si è manifestata troppo avanzata pure per una Città dove progetti super-galattici si propongono per qualsiasi infrastruttura. Cioè, o si fanno le cose grandi, o non si fanno. Poi, magari, quelle che si iniziano, neppure si finiscono. Con interventi brevi, ma intensi, i massimi relatori Istituzionali intervenuti hanno qualificato come ‘improcedibile’ una infrastruttura che, pur approvata nel 2012 dalla Provincia nell’ambito del Piano Territoriale di Coordinamento (delibera n. 15 del 30/03/2012), andrebbe ad occupare uno spazio di mare di almeno 2Km x 1Km con una piattaforma di pietre e cemento posizionata a 1,8Km di distanza dalla costa e collegata con un ponte ad archi per i tir e i treni a un’area a terra, per la logistica, di almeno 4.000.000 di mq. In verità, molti dubbi sono sempre stati espressi in passato sull’opportunità di un’opera così ‘ciclopica’, immaginata nella zona compresa tra Battipaglia ed Eboli, con potenziali effetti ‘distruttivi’ per il territorio, ‘disastrosi’ per l’ambiente, ‘fallimentari’ per la spesa che, all’incirca, potrebbe raggiungere i 10miliardi di euro. Più o meno quanto il Ponte di Messina. Trattandosi di un intervento di competenza dello Stato, è difficile pensare che ci possano essere disponibilità e volontà in tal senso. Peraltro, ci sono cose assolutamente contrastanti. Cioè: – “cosa sarà del masterplan Costa Sud di Boeri che prevede lo sviluppo del turismo del mare e archeologico, aree verdi di salute e vita collegate da una tramvia elettrica da Salerno ad Agropoli, alberghi, campi sportivi e altro ancora? – cosa succederà delle serre per la ‘quarta gamma’, delle colture e degli allevamenti bufalini? – quanti posti di lavoro sarà necessario creare per giustificare una spesa enorme, forse folle?” Giusto per dire le cose più importanti. Se, però, queste osservazioni possono mettere la parola fine ad un sogno, non si può certo dire che gli interventi abbiano fornito riflessioni idonee a giustificare la continuità dell’attività portuale secondo le attuali modalità di utilizzo dello scalo. Accanto alle condivisibili osservazioni sulla sua positiva importanza per l’economia, per l’occupazione e per la crescita del PIL, sarebbe stato opportuno che qualcuno ne avesse riconosciuto gli effetti negativi sull’ambiente, sul territorio e sulla vita di tutta la Comunità, argomenti di certo meritevoli di eguale attenzione. Purtroppo, però, tra i relatori sono mancate presenze non coinvolte a pieno titolo nelle scelte progettuali orientate a prestare più attenzione ai valori economici che a quelli dell’inquinamento da scarichi e polveri. Neppure sono stati ammessi interventi dei presenti sul piano predisposto per l’ampliamento ulteriore dello scalo e già oggetto, nei mesi scorsi, di forti critiche per le pesanti ricadute sull’intera costiera amalfitana. In verità, gli ampliamenti e gli allungamenti dei moli offrono un’immagine del tutto simile ai tentacoli di un enorme polipo proiettati in mare a soffocare la costa e la Città togliendole letteralmente il respiro. Su questo, non c’è stato dibattito adeguato. Peraltro, con le molte parole spese per illustrare i progetti in atto da parte dell’Autorità Portuale per migliorare la qualità operativa dello scalo, nulla è stato ‘approfondito’ di quello che sarebbe stato giusto ‘approfondire’. Nessuno ha parlato, infatti, delle disposizioni da ultimo emanate dall’Europa con il REGOLAMENTO 2024/1679 per la rete transeuropea dei trasporti chiamata TEN-T. Premesso che, nella linea 5, la Helsinki-Palermo passante sul futuro Ponte, Salerno è qualificata come “Nodo Urbano” e “Porto Marittimo Globale”, sarebbe stato importante sottolineare che, come “Nodo Urbano”, essa deve disporre di un Piano Urbano di Mobilità Sostenibile (PUMS), di collegamenti infrastrutturali adeguati verso la rete europea e almeno di un terminale merci multimodale a zero emissioni. E, poi, come “Porto Marittimo Globale”, deve offrire banchine, magazzini, attrezzature, aree doganali, sistemi di gestione avanzati e la capacità di movimentare in modo efficiente grandi quantità di merci come punto di convergenza tra il trasporto marittimo e le reti di trasporto terrestre (ferroviario e stradale). Oggi, rispetto a tutto questo, Salerno E’ SOLO UNA CITTA’ CON UN PORTO, salvo errore. Il suo adeguamento, però, la renderebbe UN PORTO CON UNA CITTA’ e, questa, non sembra una prospettiva invitante per una Comunità che paga gli errori originari degli illustri predecessori che decisero di fare lo scalo a Occidente e la zona industriale a Oriente, con la Città nel mezzo. Una fantasia davvero fervida. C’è chi dice che erano i tempi della Cassa per il Mezzogiorno e che l’opera fu immaginata con la prioritaria finalità di favorire soggetti economici interessati a spendere miliardi e miliardi di Lire, tra porto e viadotto Gatto, a fronte di un contentino dato ai disoccupati che sotto il Comune gridavano, come scrisse il Sindaco Menna: “o’ puort-o’ puort”. Poi, la ferrovia sul Lungomare fu la ciliegina. In sintesi, può essere che pochi ci credevano. Adesso, è noto a tutti che per questa intelligente localizzazione è stato distorto il progetto di Pica Ciamarra per Porta Ovest, trasformato in “un’autostrada per il Porto” (fonte: P.Ciamarra), e che in un decennio sono stati spesi almeno un centinaio di milioni per le due gallerie verso le autostrade senza ancora sapere cosa fare per raggiungerle. Se non ci saranno le uscite giuste, per le centinaia di tir in transito, quelle canne potrebbero trasformarsi in ‘camere a gas’. Sarebbe ‘igienico’ non aprirle al traffico prima degli ipotizzati svincoli a ‘otto volante’ che andranno a distruggere anche il vallone del Cernicchiara. Ci vorranno, ovviamente, altre decine e decine di milioni. E: “che fa?” Questo, nella nostra Città in ‘pre-dissesto’ da decreto Aiuti, non è certo una sorpresa. Epperò, quando pure si finirà di applicare l’ultima cazzuola di cemento, non tutto sarà a posto: mancherà la ferrovia che è richiesta dall’UE. Così, si sente dire di una nuova galleria da scavare tra il piazzale del Porto e il vallone di Vietri, alle spalle, per collegarsi alla linea verso Cava-Nocera. Qualche altro centinaio di milioni di euro e qualche decina di anni ancora. Quando si spendono tanti soldi, sono tanti i contenti che potranno incassarli. Con tutto questo, però, resta fermo che il nostro sarà sempre uno scalo ‘bonsai’ e difficilmente potrà avere un significativo futuro, posizionato com’è in quello che i francesi definirebbero ‘un cul de sac’. Non solo. Come è pure emerso Martedì sera, le caratteristiche produttive della nostra Provincia non esprimono, e non potranno mai esprimere, richieste commerciali commisurate all’ipotizzato traffico di container. In sostanza, i tir continueranno a passare sulle nostre teste lasciando solo gli effetti sporchi del trasporto su gomma a danno di una Città già indebolita da decenni di aggressioni.Con queste premesse, adesso si può dire qualcosa di più sullo scalo commerciale. In primo luogo, deve essere chiaro che Salerno non presenta né le caratteristiche ambientali, né quelle territoriali, né quelle dimensionali, né quelle economiche, per avere un grande porto commerciale. Peraltro, più a Sud, Gioia Tauro è divenuto il primo in Italia per transhipment e uno dei principali hub internazionali, ha i binari che arrivano sotto le navi e consentono di creare treni della lunghezza di 700meri, come richiesto dall’UE, per raggiungere velocemente l’hub di Nola-Marcianise grazie alla nuova linea in costruzione da Battipaglia o passando per Bari. Poi, c’è Napoli che sta crescendo e, con la ferrovia, può arrivare all’hub in un amen. Poi, c’è Torre, che è stato escavato, per le granaglie. E, allora: “a che serve distruggere identità e vocazione della nostra Città?” Salerno può essere un ‘Porto Specializzato’ per i traghetti ro-ro, le Crociere, la cantieristica nautica, riprendendo il ruolo di Città del Mare con la ricostruzione di via Ligea, con l’insediamento di alberghi e attività ricettive, con la costruzione di un ascensore per raggiungere l’Olivieri e, da lì, consentire ai visitatori di salire a Vietri o scendere a Piazza Alario lungo un percorso rinnovato, di un Museo del Mare e della Tradizione Marinata nel vecchio Mercato del Pesce o nel Convento dei Carmelitani sulla Chieda di S. Anna al Porto. Una Città allegra, verde, fiorita, laboriosa, espressione di una storia millenaria, di cultura, di tradizioni e di amore per l’ambiente. Forse è sbagliato fare incontri per dire, senza ascoltare, o, forse, è sbagliato farli con relatori che la pensano tutti allo stesso modo. Però, se si decide così, poi nessuno dovrà lamentarsi se dai nipoti arriveranno accuse feroci per aver fatto scelte inopportune, se non cervellotiche, come oggi sono qualificate quelle di chi, per fare il porto, distrusse la vita. Questa Città ha bisogno di amore.

*Ali per la Città