L’annunciato funerale del centrodestra si celebra all’alba, dove a cantare a squarciagola Vincerò è De Luca versione Pavarotti. Chiuso nella sala dell’hotel Mediterraneo Caldoro si lecca le ferite di una sconfitta, dal suo punto di vista, inaspettata. Salerno spinge con forza il suo sindaco a Palazzo Santa Lucia, confermando che quella piazza tanto cara alla destra nazionale, è diventata la Stalingrado d’italia. E’ l’epilogo di un ventennio in cui l’inutile, insufficiente, pasticciata, pseudo opposizione, spesso in sintonia con De Luca con accordi sotterranei, ha vissuto di luce riflessa del Cavaliere per le nazionali ma poi è letteralmente scomparsa sotto i colpi di De Luca. Che ha un merito: decide. Poi si può essere d’accordo o meno ma almeno si ragiona su un dato di fatto. Peccato che a farne le spese sia stato un galantuomo come Caldoro che si è fidato delle chiacchiere di Forza Italia e non ha intuito che il ciclone Salerno lo avrebbe spazzato via. Caldoro si è giocato la carta del perbenismo politico, dicendo no a De Mita per non pagare la tassa di successione che De Luca furbescamente si è accollato, usando il vecchio Ciriaco per vincere, insieme a quella poltiglia di ex cosentiniani e di quell’Aveta che per anni ha usurpato l’appellativo di camerata, non esitando a buttarsi tra le braccia del nemico. Ha detto no alla Lega, altri errore.Detto della inutilità del centrodestra salernitano, ben noto a tutti ma che all’ex governatore è stato tenuto nascosto, è chiaro che c’è qualche peccatuccio da farsi perdonare. I suoi messaggi sulla sanità, sui trasporti, sui fondi europei non sono passati né sono stati mai rilanciati dai rappresentanti sul territorio, mai una battaglia sulle iniziative della Regione. Qualche inutile convegno e una scarsa comunicazione che lo ha portato a chiudere la campagna elettorale a Mercato San Severino, ignorando Salerno che De Luca aveva lasciato in libertà. San Severino, altro tracollo nonostante il sindaco-assessore. Il Pd ha sfondato il 50%, centrodestra appena al 22%. Su Vetrella e Sommese, assessori, stenderei un pietoso velo di silenzio.Qualche anno fa in vista delle comunali scrissi un pezzo dal titolo “Attaccati ad una gonnella”, per presentare la consueta confusione che regnava nell’allora Pdl per la scelta del candidato a sindaco. In uno dei nostri rarissimi (credo due o tre) incontri, Mara Carfagna, seppur in modo garbato, mostrò di non gradire quello che non era un attacco alla persona ma la facile rappresentazione della realtà e di previsione del futuro. Cara Mara, quel titolo è ancora oggi attualissimo, l’ennesima sconfitta nella tua città porta la tua firma, visto che di Forza Italia non sei solo la deputata salernitana ma fino all’altro ieri sei stata anche il commissario. Se il partito, con te in testa, ha puntato su Casciello, gettato allo sbaraglio e la somma dei voti supera appena i 4mila, buoni forse per fare l’amministratore di condominio, un minimo di autocritica sarebbe opportuno. Casciello, a Salerno città, ha fatto peggio della Ferraioli alle Europee che prese mille voti, fermandosi a poco oltre le 700 preferenze. La vera lista degli impresentabili, salvo rare eccezioni, è proprio questa di Forza Italia. La nave affonda e voi vi consolate scrivendo che siete il primo partito della coalizione. De Luca non solo ha vinto la Regione ma si è già assicurato la continuità al Comune con un anno di anticipo. A Savastano possiamo già fare gli auguri in qualità di sindaco.
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