Questa sera il flautista in duo con la violoncellista Daniela Tremaroli, sarà ospite dell’Associazione “A.Vivaldi” di Sapri
Di OLGA CHIEFFI
Sarà il flautista toscano Luca Magni, in duo con la violoncellista Daniela Tremaroli, il protagonista dell’appuntamento domenicale dell’Associazione “A.Vivaldi” di Sapri. Alle 19,45, i riflettori dell’auditorium Carlo Pisacane, si accenderanno sul giovane duo, che proporrà un programma in cui si spazierà dal Rinascimento al secolo breve. La serata verrà inaugurata da una riflessione sull’incontro con la danza e le “arie a ballo” tra ’500 e ’600 che propone il contrasto tra l’apparente semplicità del messaggio musicale e la complessa varietà di significati racchiusa nello stesso messaggio, che si traduce nella necessità di un’approfondita ricerca musicale. I motivi e le “tecniche” della danza rinascimentale oscillano continuamente tra la stilizzazione colta e distaccata dalle forme popolari e il prevalere dello slancio della stessa tradizione popolare, che opera continuamente come stimolo e propulsione all’elaborazione delle forme sonore “colte”. In questo repertorio gli esecutori dovranno continuamente confrontarsi con i ritmi e i temi musicali, essendo in grado di variare, ornare, improvvisare e rendere l’effetto-affetto espressivo della musica, così come nella danza la maestria consisteva nella capacità di variare e “inventare” i passi e le movenze in sincronia con l’esecuzione musicale. Musica alla corte del Re Sole con La basque, brano composto dal violista francese Marin Marais. “Le Basque” è un ballo rapido e gioioso; chi conosce il francese probabilmente potrà osservare che in Francia la frase “courir comme un basco” significa ” correre come una lepre” (letteralmente, “come un basco”). E ‘stato reso famoso da James Galway nel suo album Canzone di Annie. Per molti compositori il desiderio ultimo nel creare musica è stato quello di avvicinarci alla dimensione spirituale della nostra esistenza, guidandoci a scoprire, nel gioco delle consonanze fra i suoni, le risonanze fra l’ uomo, il creato ed il creatore. Ecco allora che la ricerca filologica e una interpretazione che si avvicini il più possibile alle intenzioni degli autori sono il segno del rispetto per quella musica profonda, che ci avvicina a contemplare la bellezza della divina armonia, come nel caso della Sonata n°2 in Mi Minore di George Friedrich Handel. Il flautista, proporrà, quindi, La sonata in do maggiore BWV 1033 di Johann Sebastian Bach, che presenta il pianoforte non come strumento concertante, ma come realizzatore del basso numerato. La sonata, che è piena di grazia, è quasi sicuramente apocrifa: la struttura formale è nettamente diversa da quella che si riscontra in tutte le composizioni del gruppo e rispecchia uno stile arcaico e con la sua coppia conclusiva di minuetti, rivela chiaramente la propria derivazione dalla suite. Alcune composizioni del grande repertorio flautistico verranno ora poste in risonanza, ad accendere sotterranee e inattese corrispondenze: ecco allora le quattro variazioni sulla melodia mozartiana di «Là ci darem la mano», dalle Dieci Arie Variate di Saverio Mercadante (1818), prova d’agilità e virtuosismo d’un flauto ad otto chiavi, ancora lontano da quello perfezionato da Theobald Boehm, per poi passare il testimone a Joseph Fiala con una sonata in cui l’influenza mozartiana è palpabile, prima di chiudere con J.A Bueno e la sua virtuisistica Danza dei coleopteri.