di Andrea Pellegrino «La nostra lista è pronta così come noi siamo pronti a scendere in campo con Stefano Caldoro». Antonio Iannone, coordinatore regionale dei Fratelli d’Italia e già presidente della Provincia di Salerno, disegna un primo quadro della situazione politica in vista delle Regionali. Se dovesse vincere De Luca? «Ci ritroveremo per la prima volta nella storia repubblicana con una Regione commissariata». Allora presidente Iannone, a che punto è la lista dei Fratelli d’Italia? «E’ pronta. Noi siamo stati i primi in provincia di Salerno che già il 7 marzo hanno proposto la lista dei candidati e siamo già in campagna elettorale. Ad oggi mi sembra che ci siamo soltanto noi sul territorio salernitano con candidati già in movimento, già al contatto con il territorio e i cittadini rispetto ai candidati del centrosinistra con grandi sei per tre soltanto con foto ma senza simbolo della lista in cui si candidano». E nel napoletano? «Anche qui la lista è quasi chiusa. Stiamo definendo gli ultimi nomi perché stiamo compiendo delle scelte tra più alternative, abbiamo più disponibilità dei posti necessari». Alcuni nomi? «Nel napoletano abbiamo già i nomi dei due uscenti che sono Passariello e Schifone che sono già in campagna elettorale; c’è la candidatura di Marco Nonno consigliere comunale Napoli, Lorenzo Esposito che è stato sempre uno dei più votati a Castellammare, c’è la candidatura di Davide Infuso un amministratore della penisola sorrentina, ci sono, poi, molte donne candidate. Sono tutti amministratori e consiglieri comunali dei comuni più grandi del napoletano. Tra l’altro in provincia di Napoli si vota anche in 16 Comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti e stiamo attrezzando liste competitive anche per queste elezioni comunali cercando appunto di coprire l’intero territorio provinciale». Negli ultimi giorni avete avuto qualche indecisione rispetto all’accordo con il centrodestra e quindi con Stefano Caldoro? «No, noi non abbiamo avuto nessuna indecisione, bensì abbiamo dovuto registrare la grave vicenda che riguarda la Puglia dove tutti i partiti avevano ufficializzato la candidatura alla carica di presidente di Schittulli, il presidente della provincia di Bari, per poi superare questa ipotesi candidando la Poli Bortone, tra l’altro senza neppure avvisare Giorgia Meloni. Tutto questo per un dissidio interno a Forza Italia, ed in particolare tra Fitto e Berlusconi. Noi lunedì abbiamo riunito l’ufficio di presidenza e abbiamo valutato tutti i casi, alla luce di quanto accaduto in Puglia. Noi in questa regione andiamo avanti con Schittulli mentre confermiamo in Campania il sostegno a Stefano Caldoro. Seppur sottolineiamo la grave scorrettezza di Forza Italia, che anziché impegnarsi nella sfida contro il centrosinistra pensa a risolvere i problemi interni, passando sulla pelle degli alleati». Ed a proposito di alleati, l’onorevole Cirielli ha fortemente criticato la Lega, ma soprattutto gli ex colleghi di partito che oggi si ritrovano nel Salvini pensiero, evidenziando in particolare qualche episodio salernitano.. «Non so di quale Lega parlare. Perché io parlo di partiti che fanno le liste alle Regionali, non di quelli che si inventano forze politiche sulla carta per poi non presentarsi alle elezioni». Ma ci sono ex colleghi di destra che abbracciano questo nuovo progetto… «In bocca al lupo a loro e speriamo che abbiano più motivi di soddisfazione rispetto a quanti ricevuti in Fratelli d’Italia. Dalla nostra c’è tutta l’intenzione di allargare il nostro partito che cresce nei sondaggi nazionali e regionali. Ormai Giorgia Meloni rappresenta la vera novità del centrodestra». Cosa pensa invece degli esponenti di centrodestra che si avvicinano a De Luca? «I finti amici sono i peggiori nemici». C’è una lista a sostegno di De Luca che potrebbe raccogliere candidature da Aveta a Sica… «Se si dovesse confermare questa ipotesi, che tuttavia mi sembra teorica, si verificherebbe ancora una volta che la sinistra ha una doppia morale: cioè alcune persone sono considerate deprecabili nei loro atteggiamenti e condotte politiche solo nel centrodestra poi quando sono funzionali al centrosinistra vengono riabilitate». L’Udc è ritornato alla casa madre in provincia di Salerno. Che accadrà in provincia e nei comuni dove ha stretto accordi con il Pd? «E’ una domanda da rivolgere all’Udc. Io credo che sia strano che gli elettori possano concepire tale atteggiamento delle alleanze variabili. In Provincia, inoltre, credo che si siano già resi conto degli errori commessi dall’amministrazione Canfora che sta dimostrando di essere il massimo del minimo». Da ex presidente della Provincia, come vede la gestione Canfora e soprattutto la guerra sulla nomine? «Per 5 anni il Pd ci ha attaccato dicendo che le scuole e le strade erano in pessime condizioni. Io in sei mesi non ho visto nessuna azione. Mi sarei aspettato qualcosa ed invece c’è il nulla, con tanto di fuga dei sindacati. La Cilentana è ancora chiusa e le strade sono peggiorate». Torniamo alle Regionali: se vince De Luca che succede? E se vince Caldoro? «Se vince De Luca, cosa che non credo, ci troveremo al cospetto di una regione commissariata, perché De Luca non può fare – per effetto della Severino – il presidente. Quindi è un voto inutile. Se vince Caldoro, invece, si dà continuità ad un lavoro che ha risanato il disastro del centrosinistra (amministrazione Bassolino, ndr). Ricordo, infatti, l’emergenza rifiuti che è stata una vergogna a livello internazionale; ricordo il debito della sanità più alto d’Europa; lo scandalo della formazione professionale gestita in termini di sussidi clientelari; lo scandalo dei fondi comunitari non spesi nella programmazione 2000-2006 con tanti milioni di euro che sono tornati alla Comunità Europea soprattutto per il settore turismo che poi sono stati destinati alla Spagna che con il proprio sistema turistico ci fa concorrenza e quindi Caldoro ha dovuto fronteggiare a tutte queste emergenze. Naturalmente in un secondo mandato Caldoro, noi di Fratelli d‘Italia saremo da pungolo per fare ancora meglio, per uscire da politiche di rigore, che – ripeto – sono state necessarie e portate avanti con serietà e con grande programmazione ma serve per rilanciare gli investimenti per lo sviluppo locale con una nuova cultura di equilibrio di tutti i territori perché Caldoro è il primo presidente della Regione che ha avuto uno sguardo complessivo su tutte e 5 le province. Per lui le province non napoletane non erano la depandance e gli va riconosciuto in maniera chiara, però ora abbiamo bisogno di politiche di sviluppo per creare occupazione e può questo laboratorio della Campania rappresentare un modello politico per il Paese e per il centrodestra». Con Mara Carfagna ci sono stati alti e bassi ed ora che ha lasciato la guida di Forza Italia a Salerno, come cambiano – se cambiano – i vostri rapporti? «Io non credo sia mai un problema di uomini o di donne nel caso specifico ma di progetti e visioni e di atteggiamenti. C’è un problema politico a livello centrale con Forza Italia. Certamente non può pensare di essere il partito che traspone nella coalizione le stesse logiche e metodologie che ha al suo interno. Siamo convinti che esiste in Italia un blocco sociale alternativo al modello di centrosinistra ed in particolare di Renzi fatto soltanto di annunci però il centrodestra è evidente che ha bisogno di una nuova strutturazione credibile, di trovare una nuova leadership da mettere in campo che sia credibile nelle esigenze che oggi il Paese ha in termini di risposte dalla politica».
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