Si sacrificheranno i lavoratori. Per l’ennesima, e probabilmente ultima, volta. Il referendum riguardante la proposta di accordo sottoscritta da azienda e organizzazioni sindacali incassa il sì del 67,82% dei votanti (333 preferenze). Alta, nel complesso, anche la percentuale di coloro che hanno bocciato il documento (29,72% con 146 voti contrari) che, per i prossimi quattro mesi (prima tranche di applicazione), prevede la riduzione del 7% lordo dello stipendio mensile, il congelamento dei ticket e l’applicazione della cassa integrazione in deroga per un massimo di 120 persone. Schede nulle o bianche 12 (2%). Un totale di 491 votanti (su 574 aventi diritto) per l’85,5% di affluenza e una astensione ferma a circa il 14% (con 83 dipendenti che hanno deciso di non esprimersi sulla questione). Si è votato per l’intera giornata di ieri, con i tre seggi fissi dei depositi di Salerno, Cava de’ Tirreni e Pagani, quelli “volanti” della stazione di Salerno, di via Ligea e dei depositi periferici di Santa Maria di Castellabate e Vallo della Lucania. Lo spoglio delle schede è terminato intorno alle 19.30. Insomma, una decisione che, comunque, favorevoli o contrari che siano stati i voti, è stata molto sentita da parte dei dipendenti dell’azienda. Adesso, con il benestare della maggioranza dei lavoratori alla ipotesi di accordo dello scorso 20 dicembre, si scongiura, di fatto l’applicazione dell’originario piano industriale congegnato dal collegio dei liquidatori del Cstp e che avrebbe, di fatto, significato un taglio complessivo in busta paga di circa il 23% (con la disdetta degli accordi di secondo livello e dei ticket) e il licenziamento di 88 persone. L’esito referendario non mancherà di trascinare con sé strascichi indubbiamente polemici. Vero è che ad avere la meglio è stato il fronte del sì, ma la grande percentuale ottenuta dal fronte opposto non è certamente segnale di un clima di condivisioni di vedute all’interno del personale dell’azienda. Polemiche e taglio dello stipendio a parte che sono ormai cosa assodata, ora ci saranno da stabilire i criteri dell’accesso alla cassa integrazione in deroga, approvata e concessa per quattro mesi dall’assessore regionale al lavoro, Severino Nappi, a fine dicembre: punto fermo, e ribadito anche all’interno delle assemblee dei lavoratori, è che l’ammortizzatore sociale dovrà essere applicato in maniera equa al personale interessato. Tradotto, non ci dovrà essere alcuna forma di favoritismo tra le diverse figure professionali presenti all’interno della pianta organica aziendale. Se cassa integrazione sarà, i settori interessati dovranno essere tutti, perché, dicono, «non c’è nessun insostituibile nella nostra azienda». Anche perché il sentore di sindacati e lavoratori è che da Piazza Luciani ci sia l’intenzione di applicarla in maniera piuttosto difforme, anche se già da giorni il presidente del collegio dei liquidatori, Mario Santocchio, afferma che «la cassa integrazione in deroga non riguarderà, al momento, nessun operatore di esercizio e nessun meccanico dell’azienda. Sarà applicata solo agli indiretti, fino poi a giungere all’estinzione dell’utilizzo della cassa integrazione in deroga una volta rimessa in sesto la società». L’appuntamento, comunque, è per fine marzo quando si riunirà l’apposita commissione per valutare lo stato economico dell’azienda e procedere all’abbassamento della percentuale di decurtazione.
Insomma, quello dei lavoratori, come affermano anche alcuni rappresentanti delle sigle sindacali, è «l’ulteriore atto di responsabilità- dicono D’Alessio della Filt Cgil e Monetta della Fit Cisl- da parte dei dipendenti che, ancora una volta, dimostrano il proprio attaccamento all’azienda e la volontà di contribuire fattivamente alla salvezza del Cstp». Soddisfatto anche il presidente Santocchio che affida a Facebook il suo commento: «Ringrazio pertanto i lavoratori e il sindacato per questo grande atto di responsabilità che certamente contribuirà a fare uscire l’azienda dalla crisi».
Ora la palla passa agli Enti proprietari. E la scadenza per adempiere al proprio dovere è molto vicina. Il prossimo 26 gennaio, infatti, è la data ultima, per i Comuni soci del Cstp, per versare le proprie quote di ricapitalizzazione. Quel giorno, infatti, scadranno i 46 giorni per adempiere alle procedure. A ricordare questa importante scadenza è l’assessore comunale ai trasporti di Salerno, Luca Cascone, che ricorda come in tempi rapidi tutti i Comuni «debbano fare le singole delibere di Consiglio e la Provincia di Salerno deve rivedere il taglio previsto per il 2013 per non mettere nuovamente in crisi l’azienda e vanificare gli sforzi di chi si è tanto impegnato per il salvataggio, lavoratori in testa». La stragrande maggioranza dei soci, infatti, ancora non ha deliberato la ricapitalizzazione del Cstp (ad eccezione di Salerno, Fisciano e Mercato San Severino) e la Provincia sembra non aver certo intenzione di fare alcun passo indietro in merito alla delibera di giunta 339 del 23 novembre con cui si prevede un taglio di 1 milione e 800 mila euro ai servizi del Cstp (e di 5 milioni complessivi all’intero tpl provinciale).
Unica nota stonata di giornata: mentre, nelle stesse ore, i dipendenti del Cstp approvavano la decurtazione del proprio stipendio, l’azienda rinnovava un contratto di consulenza esterna di circa 1.500 euro mensili.