Perfino al telefono aveva sollecitato i suoi affittuari a pagare le mensilità dovute. Ma nulla. Per il Partito democratico salernitano Mario De Biase era un capitolo chiuso. Non solo come politico ma anche come «padrone di casa».
Almeno fino alla decisione del giudice Iannicelli della I sezione civile del Tribunale di Salerno che ha sfrattato la federazione del Partito democratico dalla sua sede provinciale, dando così ragione alla Gramsci srl amministrata da De Biase. Ma per il Pd altro non è che una società finanziata dal Pci. Ma da via Manzo tutti fuori dal 28 febbraio. Il tempo di esaminare i dati elettorali, poi Nicola Landolfi, segretario provinciale del Pd, insieme al suo staff dovrà trovare una nuova sistemazione per il Pd salernitano. E non è bastata neppure la difesa della federazione provinciale, affidata all’avvocato Luciano Sica a convincere il giudice. Praticamente si è tentato di dimostrare che il contratto con la Gramsci fosse falso, così come le ricevute di pagamento. E non solo ma che la stessa Gramsci Srl, altro non era che una società costituita attraverso i finanziamenti degli iscritti al Pci. Ma alla fine, a spuntarla è stata l’ex sindaco di Salerno Mario De Biase (assistito dall’avvocato Romano Ciccone) è riuscito a mandare via i suoi colleghi (o ex) di partito salernitano. Non è un ministero che tra l’ex sindaco di Salerno e i rappresentanti locali non corra buon sangue, soprattutto dopo che De Biase sia stato costretto a trovare la sua nuova casa politica affidandosi a Bassolino. Conti alla mano si parla di canoni non corrisposti per un importo di 56mila euro, oltre ai canoni che si sono aggiunti da ottobre ad oggi. Si tratta del periodo luglio 2010 fino ad ottobre 2012. Duemila euro al mese la cifra pattuita nel contratto stipulato, il primo gennaio del 2009. Un fitto pagato fino al luglio del 2010. Poi da allora, secondo l’ex sindaco di Salerno, nessun canone corrisposto più. Ora oltre allo sfratto previsto per il 28 febbraio, il giudice ha fissato anche l’udienza per il 11 aprile.