I box di Piazza Cavour approdano al Tar. Dopo il ricorso presentato da Andreozzi Costruzioni che ha impugnato il parere negativo espresso sul progetto dalla Soprintendenza di Salerno nel corso dell’ultima conferenza dei servizi, si va in aula il 24 gennaio. Ossia giovedì prossimo. Al centro, dunque, il mancato via libera ai lavori nel cuore del lungomare che avrebbero visto la realizzazione di box interrati, proprio di fronte a Palazzo Sant’Agostino. Un’opera fortemente voluta dall’amministrazione comunale e dallo stesso sindaco De Luca, incappato anche lui in no, espresso direttamente dal Soprintendente Gennaro Miccio.
Un no che secondo, l’ultimo esposto presentato da Italia Nostra e figli delle chiancarelle, all’indomani della fissazione del giudizio amministrativo, che sarebbe troppo stringato e poco convincente. Tant’è che il ricorso di Andreozzi (assistito dal legale Marcello Fortunato) punterebbe tutto su questo. «E’ lo stesso organo a non aver trovato alcun profilo di contrasto con il paesaggio – si legge – la motivazione, resa limitatamente alla compatibilità paesaggistica, reca. in realtà, una valutazione storico – sociologica e culturale del tutto incoferente». Insomma una posizione (quella della Soprintendenza) che avrebbe messo in allarme Italia Nostra e Figli delle Chiancarelle che, fin da principio, seguono passo passo la vicenda. E con una nota a firma di Raffaella Di Leo (presidente Italia Nostra) e Carla Cioffi (dei Figli delle Chiancarelle) hanno chiesto al sindaco De Luca di «annullare – in autotutela – tutti gli atti del procedimento» e al Soprintendente Miccio di «rinnovare la valutazione negativa sul progetto con adeguato supporto motivazionale». «Poiché – proseguono – il parere espresso difficilmente resisterebbe ad una eventuale e probabile azione di annullamento in sede giurisdizionale». Dunque, scrivono ancora Cioffi e Di Leo: «Al fine di garantire un’adeguata e granitica tutela ai sensibili interessi pubblici coinvolti, anche alla luce del giudizio negativo già reso dalla stessa Autorità ministeriale di settore sull’invasività del progetto e sulla sua incompatibilità coi valori tutelati dal vincolo paesaggistico, è necessario rinnovarlo nella pienezza dei presupposti motivazionali e procedimenti». Insomma meglio che non sia ora l’autorità amministrativa a dare il via libera all’opera.