Scafati. Delitto Faucitano, due ergastoli in Appello - Le Cronache Cronaca
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Scafati. Delitto Faucitano, due ergastoli in Appello

Scafati. Delitto Faucitano, due ergastoli in Appello

Scafati. Ergastolo confermato per Carmine Alfano, stessa pena incassata in Assise Appello da Marcello Adini, assoluzione per Pasquale conosciuto come ‘o tedesco. Si è chiuso il secondo grado di giudizio per il delitto di Armando Faucitano avvenuto a Scafati nella primavera 2015. E’ quanto disposto dalla Corte d’Assise Appello di Salerno a carico dei tre imputati accusati di omicidio in concorso aggravato dal metodo mafioso. Ergastolo quindi confermato per Carmine Alfano detto bim bum bam (assistito da Francesco Matrone e Giuseppe della Monica), stessa pena per Marcello Adini (difeso dall’avvocato Dino Pastorino) mentre è assoluzione bis per Pasquale Rizzo detto ‘o tedesco (assistito da Pasquale Morra) per il quale la pubblica accusa aveva chiesto 27 anni di reclusione. Novanta giorni per il deposito delle motivazioni. Quarta condanna quella di Barbato Crocetta che era accusato di ricettazione. Per lui conferma della sentenza di primo grado, 4 anni. Armando Faucitano, conosciuto come Dino, fu ucciso in piazzetta Genova a Scafati qualche giorno prima di Pasqua di dieci anni fa. Per l’accusa, rappresentata da Giancarlo Russo, tutti gli imputati erano colpevoli dell’efferato delitto e rispondevano di omicidio volontario in concorso aggravato dal metodo mafioso. Bim bum bam Alfano, esponente del clan di Boscoreale Aquino-Annunziata era stato condannato all’ergastolo mentre gli altri coimputati erano stati assolti “per non aver commesso il fatto”. Per la Dda di Salerno, invece, ognuno avrebbe avuto un ruolo da svolgere: la vittima fu attirata in piazza Falcone e Borsellino, luogo dell’agguato, da Rizzo ‘o tedesco con la scusa di consumare insieme uno spinello. Della loro presenza sulla panchina i killer, Adini e Alfano, sarebbero stati informati sempre da Rizzo che aveva spifferato ad Alfano le confidenze di Faucitano circa alcune “spiate” ai carabinieri. I due sempre secondo la Dda si sarebbero presentati in sella a uno scooter (procurato da Giovanni Barbato Crocetta difeso da Gennaro De Gennaro) e freddarono Faucitano. L’omicidio era maturato soprattutto in seguito ad un litigio tra la vittima e Alfano sulla partita di erba non pagata. L’affronto all’interno di un bar di Scafati e il mancato pagamento portarono Alfano, ritenuto contiguo ai clan di Boscoreale, Aquino-Annunziata, ad ordinare l’uccisione del debitore. Un omicidio che per la Dda ha avuto una “veste mafiosa” – come ribadito pure dalla Cassazione – “non solo nelle modalità esecutive, ma anche negli atteggiamenti omertosi assunti dai testimoni”. Nel processo dell’omicidio erano stati prosciolti- su richiesta della pubblica accusa-inoltre Vincenzo Alfano, fratello di Carmine, Antonio Matrone detto Michele e figlio del boss Franchino ‘a belva, morto l’anno scorso in carcere e Vincenzo Pisacane conosciuto con lo pseudonimo di coccodè. I giudici di primo grado avevano affermato che non esisteva una prova certa che Adini e Rizzo fossero i complici di Alfano. Cosa diversa decisa in Appello dove Adini è risultato essere il complice di Alfano: lui sarebbe stato sulla moto con il killer quando fu freddato Faucitano. Per Rizzo, invece, vale la sentenza di primo grado cioè che non era a conoscenza di quel delitto. “Le dichiarazioni dei testimoni e il tenore dello stato d’animo di Rizzo subito dopo il delitto lascia pensare che non sapesse nulla dell’agguato” avevano osservato i giudici di primo grado trovando quindi conferma anche in Assise Appello.