I Carella e la Salerno del mito - Le Cronache Salerno
Salerno Musica

I Carella e la Salerno del mito

I Carella e la Salerno del mito

Olga Chieffi

La scomparsa del Maestro Silvano Carella, depositario della ricchissima tradizione musicale della sua famiglia di musicisti, dal padre Franz alla eccelsa pianista Irene Kirgis, sua madre, alle sorelle Anna ed Emma, da sempre catalizzatori di quell’ambiente culturale che caratterizzava la Salerno del mito, di metà Novecento, una città che “viveva di una vita ordinata e civile –scriveva Lello Cantarella-, dove le gerarchie erano selezionate e osservate naturalmente senza differenze di classe sociale; dove il vicinato era come un vincolo di parentela”. Era la Salerno di un tempo lontano e struggente di nostalgia e ricordi, che si tingono di fanciullezza. Gli aneddoti raccontati da mio padre, dalla nonna Olga musicista anche lei, della famiglia Carella sono infiniti. Abbiamo due volumi aperti dinanzi, il primo è quello di Luca Andrea Giordano, “Franz Carella e la cultura musicale a Salerno” pubblicato per MediaArt nel 2008, l’altro è Teatro e teatri a Salerno di Francesco Tozza per D’Amato editore. Da lì si evince che quanti abbiano avuto la possibilità di vivere la prima metà del secolo breve in città ha visto passare il meglio in assoluto dello spettacolo del tempo. Tra opera, concerti diverse gemme che sono passate per quella splendida “provinciale” che era Salerno, e che aveva la fortuna di distare soli cinquanta chilometri da Napoli, a cominciare dalle stagioni della Società del Quartetto che ospitò un appena ventiquattrenne violinista Nathan Milstein, il quale tenne uno dei suoi primi rècital fuori “cortina”, proprio qui a Salerno, una piccola strambata dopo la serata al San Carlo, con il concerto bissato per intero dal primo all’ultimo brano in programma, tanta musica da camera, ad opera sia della sezione concerti del Liceo Mascagni, nonché della neonata Associazione degli amici della musica, l’organizzazione Salernitana concerti, diretta da un instancabile Domenico D’Ascoli, con stagioni prestigiose, in un periodo in cui il Teatro Verdi era in restauro e si tennero concerti, nell’Aula magna delle Scuole Barra, al teatro Augusteo, nell’Aula magna del Liceo Torquato Tasso. Gli autori, certamente non ci si fermava a titoli e autori noti come accade oggi e che il concerto da camera o certo sinfonico quasi non è più seguito, ma leggiamo esecuzioni di autori quali Giuseppe Mulè, Giovanni Bolzoni, Alfredo Casella, dello stesso Franz Carella, Ildebrando Pizzetti, con più appuntamenti anche allora in città che dettarono al redattore de’ Il Giornale, nel lontano ‘49, parole validissime ai tempi d’oggi quali “Nobilissime le tradizioni salernitane nell’arte dei suoni, ma non certo tanto imponente il numero degli amatori, diviso tra due manifestazioni svolte, e chi lo sa il perché, nella stessa giornata e alla stessa ora. Possibile che non si debba mai andar d’accordo in questa nostra benedetta città?” Silvano ha vissuto questi tempi, educazione severa, ma lui non di rado eludeva, l’occhio materno, per andare a giocare con il Professore Giulio Bojano, raccontava mio padre di una famosa manita, e grande cura e generosità per le amicizie sempre in allegria, volto solare delle seriose e studiosissime sorelle Emma ed Anna. Guardando, le immagini del dvd che accompagna il libro, di Luca Giordano, docente del conservatorio Martucci, il quale ha raccolto in esso anche un florilegio di opere di Franz Carella, eseguite da Francesco Aliberti, oggi direttore del coro del nostro massimo, si può notare come le commissioni che esaminavano gli allievi del liceo musicale Mascagni di Salerno fossero musicisti del calibro di Gennaro Napoli, Pannain, Cesi Marciano, si bocciava, se si prendeva un voto basso si tornava a casa, anche al diploma, nulla era sicuro, un sistema che ci definitivamente giocati, col nuovo millennio. Tante le opere musicali lasciate da Silvano Carella, latore di un segno musicale caro alla scuola napoletana del secolo breve, che non mette mai da parte il cantabile, la melodia, ricco d colori timbrici, in un personale e costante legame al mondo contemporaneo. Gli incontri Con Silvano Carella, non dovevano mai terminare senza qualcuno degli innumerevoli aneddoti che era solito raccontare, quando contornato di anche di giovani amici o alunni, per lasciar loro un ironico segno anche d’insegnamento, testimone di quella brillantissima generazione che ha portato avanti la ricostruzione della nostra dignità di Italiani, partendo dalla universalità del segno musicale. Oggi il suo credo musicale ha da essere divulgato, oltre che dalla famiglia la moglie Dorotea Vanacore e le figlie Irene, Francesca e Margherita, unitamente a quello di diverse personalità della musica cittadina, dai docenti del Conservatorio “Giuseppe Martucci” e da una direzione che abbia la volontà e sappia guardare con serenità e consapevolezza al nostro glorioso e luminoso passato.