Gli operai Fer.Gom senza cassa integrazione - Le Cronache
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Gli operai Fer.Gom senza cassa integrazione

Gli operai Fer.Gom senza cassa integrazione

di Carmine LANDI

BATTIPAGLIA. Non accenna ad affievolirsi la massiccia crisi occupazionale che affligge Battipaglia. A lanciare un’accorata richiesta d’aiuto, stavolta, sono gli operai della Fer.Gom Srl, nota azienda meccanica battipagliese: da ieri mattina, infatti, gli operai della ditta di proprietà di Giampiero Contursi presidiano i cancelli della Cooper Standard Automotive Italy Spa, nel cuore della zona industriale cittadina.

La Fer.Gom è nata nel 1999: si occupa delle lavorazioni delle guarnizioni di gomma per le autovetture – in particolare di Fiat e Iveco – per conto della Cooper Standard, un colosso americano che in Italia ha due sedi, una a Torino e l’altra a Battipaglia, precisamente a 500 metri dall’impresa della famiglia Contursi.

Nel 2014, sul finir del mese di aprile, Cooper Standard dichiara di voler delocalizzare le commesse, spostando le attività di lavorazione delle guarnizioni, che fino a quel momento erano prerogativa della Fer.Gom, alla Sud Gomma, impresa olivetana che da anni lavorava agli ordini dell’azienda statunitense: il tutto entro la fine dell’anno. Le motivazioni sono incomprensibili, dal momento che il costo della manodopera battipagliese è molto basso e, naturalmente, dal punto di vista logistico, la distanza irrisoria di 500 metri tra la Cooper Standard e la Fer.Gom  rappresenta un vantaggio che non è di certo trascurabile.

Ad ogni modo, i Contursi le tentarono tutte pur di riuscire a tenere il lavoro, riuscendo inizialmente a stipulare con la Cooper Standard anche un concordato che lasciava ben sperare, data la proroga del contratto fino al 30 aprile del 2015. C’era, inoltre, un aspetto che avrebbe potuto consentire agli operai di salvare il salvabile: molti dei dipendenti dell’azienda di via Europa, infatti, sono legati vicendevolmente da rapporti familiari, essendo coniugi o fratelli. Ben tredici tra i quaranta lavoratori della Fer.Gom. dunque, andarono volontariamente in mobilità, pur di consentire ai propri familiari di continuare a portare l’agognata busta paga a casa.

Poi, però, il 30 settembre del 2014, la Cooper Standard emanò un comunicato: con l’anno nuovo, le commesse sarebbero definitivamente passate dalla Fer.Gom alla Sud Gomma.

Il responsabile alla sicurezza della ditta battipagliese, il delegato FIM Cisl Antonio Guglielmotti, allora, prese a guidare i suoi in una lunga campagna di mobilitazioni, ottenendo qualche risultato: il contratto, infatti, fu prorogato fino al 28 di febbraio, e, all’indomani della fatidica data, i dipendenti della Fer.Gom avrebbero preso ad attingere ai contributi della cassa integrazione.

La situazione, in questo modo, sarebbe stata più facilmente sostenibile, ma nessuno aveva calcolato l’ostacolo imprevisto, chiamato Matteo Renzi: il Jobs Act, infatti, ha effettivamente fatto in modo che ai lavoratori della ditta battipagliese non venisse approvata la cassa integrazione. Naturalmente, anche se ora gli ammortizzatori sociali venissero approvati, l’erogazione – diretta, ossia che verrebbe fuori direttamente dalle casse dell’Inps, dal momento che Gianpiero Contursi non è in possibilità di emettere liquidità per le spettanze – partirebbe tra luglio e agosto. Per quattro mesi circa, quindi, i dipendenti Fer.Gom rischiano di non vedere il becco di un quattrino. Da qui, ieri mattina, ha preso le mosse la scelta di presidiare la Cooper Standard: «Stamattina – ha dichiarato ieri Guglielmotti – abbiamo già parlato con i vertici della Cooper Standard (il dirigente, a Battipaglia, è Pietro Mancuso, NdA), proponendo di consentirci un tamponamento anche facendoci lavorare soltanto tra i 10 e i 15 giorni al mese, ma ci hanno detto che non c’è niente da fare. Ora, naturalmente, gli animi diventano tesi, e si inizia a parlare di azioni di forza; io sto cercando di mantenere tutti calmi ma non so fino a che punto ci riuscirò».

Profondamente amareggiato anche il patron Contursi: «Ho lavorato per vent’anni a stretto contatto con i vertici battipagliesi di Cooper Standard – ha dichiarato il titolare della Fer.Gom – ma, nel momento in cui è stata presa la scelta più importante, hanno mandato 2 sconosciuti da Torino a darci la notizia. I delegati sindacali della Cooper, poi, essendo tutti del territorio, avrebbero dovuto quantomeno appoggiare i loro colleghi, ma io non ho visto né sentito nessuno».

Profondamente amareggiato anche il patron Contursi: «Ho lavorato per vent’anni a stretto contatto con i vertici battipagliesi di Cooper Standard – ha dichiarato il titolare della Fer.Gom – ma, nel momento in cui è stata presa la scelta più importante, hanno mandato 2 sconosciuti da Torino a darci la notizia. I delegati sindacali della Cooper, poi, essendo tutti del territorio, avrebbero dovuto quantomeno appoggiare i loro colleghi, ma io non ho visto né sentito nessuno».

D’altronde, gli esponenti italiani del colosso statunitense potrebbero far tanto con un po’ di buona volonta: «potrebbero intervenire nel TFR, o comunque cercando di riassorbire una parte dei lavoratori: ai torinesi proposi di assumere la metà attraverso dei rapporti interinali. Insomma, qualcosa in più la si poteva fare. Quel che è certo è che adirò alle vie legali».

D’altronde, non solo Fer.Gom: per strada, infatti, sono finiti anche dei lavoratori di una ditta di Cicerale (Agropoli) e di Fisciano che, come l’azienda battipagliese, erano legati da un conto lavoro alla Cooper.