«Siamo stati truffati». Così Massimo Cellino, presidente del Brescia Calcio, commenta la notizia che ha scosso il campionato di Serie B nelle ultime ore: la sua società è finita al centro di un’inchiesta federale per irregolarità nei versamenti dei contributi fiscali legati agli stipendi di dicembre, gennaio e febbraio. Una vicenda che rischia di portare a una penalizzazione di 4 punti e, di conseguenza, alla retrocessione in Serie C.
Secondo quanto emerso, la società lombarda avrebbe versato oltre 1,4 milioni di euro a una società terza, incaricata di coprire le scadenze tramite compravendita di crediti di imposta, risultati però inesistenti. Da qui l’accusa del patron delle Rondinelle: «È una truffa subita, non un illecito deliberato». Anche il figlio Edoardo Cellino è coinvolto nell’inchiesta.
Intanto, la Procura Federale ha fissato per giovedì 22 maggio l’udienza di primo grado. Il club e i dirigenti coinvolti avranno 48 ore di tempo per presentare memorie difensive. Al centro dell’istruttoria ci sono i mancati versamenti regolarmente richiesti per la regolarità amministrativa della stagione sportiva.





