di Michele Amoruso
L’eredità di un cinquantennio di musica è un fardello difficile da caricarsi addosso. Specie quando la musica, la Musica, è diventata un terreno accidentato, travagliato da subbugli, nuove tecnologie, avanguardie, talent show. Eppure, nonostante tutto, c’è chi questa eredità l’ha accettata e difesa, anche a costo di sacrificare la propria vita privata, gli affetti, la famiglia. Mario ed Elisabetta Maysse sono Disclan. Istituzione musicale salernitana che ha aperto i battenti mezzo secolo fa e senza sosta alcuna ha rappresentato il crocevia di tanti aficionados del disco. La loro eredità è il lascito incredibile di Luciano Maysse, una storia indubbiamente fuori dal normale. Nel 1959 vince il Musichiere, condotto dal grande Mario Riva, premio della serata: un milione e 150.000 lire. Vola poi come testimonial Rai ad Hollywood: qualche scatto abbracciato a Walt Disney e le case discografiche nazionali pronte a contenderselo. Ricordi, gigante assoluto, la spunta e gli produce un 45 giri. Milano, in quel periodo come ora, è il cuore pulsante della musica che conta e la nota casa discografica lo vuole lì. Luciano Maysse però, ha altro per la testa. Dal suo rifiuto a trasferirsi, nasce l’idea di aprire a Salerno, in Piazza Malta, un negozio di dischi. O forse il rifiuto, il gran rifiuto, ne è semplicemente la diretta conseguenza. Dopo mezzo secolo Disclan ha cambiato tre sedi, ha visto albeggiare e tramontare più o meno sei decenni di musica, il vinile è diventato mp3. (Per poi ritornare nostalgicamente vinile). Il tempo non s’è per nulla fermato, con l’incedere inclemente di chi ha continuamente fame di evolversi. La musica, coinvolta e spesso aggredita, s’affanna a stargli dietro, a volte sorpassarlo. Eppure Mario ed Elisabbetta, figli di quel Luciano, figli di un’altra epoca, trovano ogni giorno la forza e l’entusiasmo per portare avanti quel lavoro, che è missione, passione, croce e delizia. La linfa, afferma Mario, è soprattutto il desiderio del pubblico di Disclan, un pubblico di nicchia e caparbietà, a masticare musica perché di musica, dopotutto, si nutre. Così si spiega, e non è affar semplice farlo, come un negozio nato negli anni 60 sia ancora qui, cinquant’anni dopo, a procacciare dischi. Proprio quando tanti chiudono. Il filo che (col)lega il 1965 al 2015 è tutto intrecciato intorno all’uomo che l’ha intessuto: Luciano. E la sua grande passione: la musica. Mario ed Elisabetta puntano, orgogliosamente, a ristampare quel famoso 45 giri, “Nun è peccato”: è l’omaggio al personaggio, all’uomo, all’eredità raccolta. Ci scappa qui la confessione, bella per chi scrive e per chi legge, di Mario: “Avremmo voluto lavorare con nostro padre, era un uomo brillante, istrionico e forse queste cose non gliele abbiamo mai dette”. Chissà come avrebbe vissuto questi giorni Luciano, al fianco dei figli nella lotta alla crisi: “Salerno vive un momento difficile per il commercio ed i commercianti sono in ginocchio – afferma Mario – ma noi non ci vediamo a fare nessun altro lavoro sinceramente, preferiamo essere in bolletta, ma in questo negozio, a vender dischi”. Oggi alle 18 ci sarà un po’ di bisboccia, garantiscono i Maysse. Ci saranno i brindisi, verrà messo su qualche bel disco, tante generazioni così diverse, così lontane, così distanti, si troveranno tutte unite sotto lo stesso grande tetto. Ad unirle, i proprietari di Disclan non hanno dubbi: è l’amore per la musica. Quello che sembra così diverso si mescola, nella rotazione ipnotica dei vinili che girano sul piatto, fino a formare il suono limpido e psichedelico della passione. E di tutto questo, del duro lavoro di Mario ed Elisabetta, dei risultati e dei riconoscimenti, dei complimenti e dei giusti incensi, Luciano Maysse ne andrebbe sicuramente fiero. Disclan a Salerno resiste. La musica a Salerno, esiste.