di Francesco Carriero «Se la Carfagna non ha tempo da dedicare a Salerno può lasciar spazio ad altri. Bisogna confrontarsi con il territorio e non calare nomine dall’alto e continuare dualismi inutili con Cirielli che danneggiano soltanto il partito». Se si volesse riassumere in poche righe quanto emerso dalla conferenza stampa tenuta ieri mattina dalla senatrice forzista Eva Longo e dal consigliere comunale Salvatore Gagliano, entrambi espressione salernitana dell’area “fittiana” del partito di Silvio Berluasconi. «Forza Italia a Salerno città, come nel Cilento è inesistente – ha dichiarato Gagliano – questo perché c’è una classe dirigente completamente inadatta, poco attenta alle istanze del territorio. Vogliamo che la scelta dei candidati avvenga seguendo le indicazioni date dai cittadini e non vengano calate dall’alto. Se le cose vanno avanti così anche alle regionali ci dovremo accontentare di un solo consigliere proveniente dall’Agro Nocerino. Per questo, se non verranno accolte le nostre istanze, siamo pronti a presentare una lista autonoma, in appoggio a Stefano Caldoro». Sulla stessa lunghezza d’onda anche la senatrice Eva Longo pronta ad estendere il ragionamento anche in vista del rinnovamento del consiglio comunale della città capoluogo: «Il nostro desiderio è quello di andare avanti sempre all’interno di Forza Italia. Le nostre vogliono essere critiche costruttive, ma se non si lascia spazio al dialogo abbiamo in mente una nuova lista formata da gente che viene dal territorio e che è espressione della volontà del territorio. Siamo convinti che questa sia l’unica strada da seguire anche per vincere a Salerno città» La senatrice parla anche del decreto 49 e della nomina dell’ex sindaco Melchionda al Consorzio Farmaceutico; «proporrò un’interrogazione parlamentare per mantenere aperti i presidi di castiglione di Ravello e Agropoli, indispensabili soprattutto nel corso della stagione turistica. La nomina di Melchionda è l’ennesimo errore del sindaco Aliberti, Quell’incarico poteva andare a tanti uomini o donne all’interno del partito e non doveva essere un modo per ricollocare chi aveva perso una poltrona»
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