di Alfonso Malangone*
La consultazione delle fonti è l’unica strada da seguire quando si vuole diradare un dubbio. In forza di questo principio, valido sempre e comunque, le dichiarazioni di ieri dell’arch. Fausto Martino possono considerarsi una fonte primaria, assolutamente qualificata, per approfondire la vicenda delle aree ex Italcementi al centro di una pubblica discussione. In sostanza, nessuno più di lui, impegnato con Bohigas nel 2004 nella elaborazione del PUC, può dire qualcosa di vero sulla soro destinazione a finalità pubbliche e contro la vendita dei primi due lotti di via Torrione, già avvenuta. Per la cessione della parte residua di via Vinciprova, invece, è oggi in corso un’asta aperta il 23/12/2024 con scadenza il 24/04 prossimo. Quindi, se per Foce Irno sarà l’esito di eventuali azioni a fornire la soluzione, per via Vinciprova c’è ancora tempo per salvaguardare la sua destinazione a beneficio di tutti, nel rispetto del vincolo e con l’accordo dell’Amministrazione. E’ indubbio, al riguardo, che la finalità ad attività terziarie ipotizzata nel bando di gara, con 5.000mq di solaio lordo, aggraverebbe i rischi a carico della salute dei residenti, per gli scarchi delle auto in perenne fila e per le polveri smosse dai treni lungo il percorso ferroviario, sottraendo uno spazio utile anche ai fini della pubblica incolumità in occasione di denegati eventi naturali. Via Vinciprova è l’ultimo spazio libero, e in disparte, presente nel centro della Città. Per questo, si presta davvero ad assolvere a una funzione primaria e, cioè, a essere un’area-cuscinetto in grado di assorbire gli effetti della sosta e dei movimenti dei mezzi pubblici. Destinare a questo scopo altre zone centrali, come piazza Mazzini o piazza della Concordia, sarebbe soluzione insostenibile per la Città, perché concentrerebbe i grandi autobus in luoghi vitali. All’opposto, una posizione appartata eviterebbe ogni ingolfamento e consentirebbe di apportare collaterali positive modifiche alla viabilità urbana. In sintesi, liberati da ogni manufatto i suoli compresi tra il sottopasso di via Torrione, il rilevato ferroviario, i fabbricati di fronte, la rotatoria della LungoIrno, e lasciando da parte la Chiesetta e gli esistenti giardinetti, si potrebbe dividere la superficie a metà nel senso della lunghezza destinando la parte lungo il rilevato a terminal-bus e la contrapposta porzione a parcheggio auto per residenti e visitatori. Lungo tutto il perimetro, e in apposite penisole tra gli stalli delle auto, la messa a dimora di alberi delle essenze più produttive di ossigeno e meno invasive assicurerebbe l’assorbimento di fumi, polveri sottili e polvere in genere. Un’area senza identità diverrebbe un ‘bosco urbano’ a servizio della Comunità. La parte a terminal, con accesso dal sottopasso di via Torrione, sarebbe sede della stazione, nei pressi della rotatoria LungoIrno e a ridosso del rilevato, con uffici e servizi a piano terra e locali di attesa e di ristoro a quello superiore posto, comunque, a livello dei binari. Un passaggio pedonale a lato di questi, anche meccanico e coperto, consentirebbe il transito da/verso la Stazione. Peraltro, questa proposta è stata formulata anche da progettisti qualificati. Nello spiazzo di manovra, due pensiline potrebbero dividere le linee urbane da quelle extraurbane, con direzione di uscita sulla rotatoria, lasciando corsie laterali allo stazionamento dei mezzi. Di fronte, l’area a parcheggio auto avrebbe ingressi/uscite da/su Via Mobilio e rotatoria. La Chiesetta e il parco giochi sarebbero salvaguardati e, anzi, l’area pubblica potrebbe essere incrementata con la parte finale di via Castelluccio, chiusa al transito. Un progetto semplice, di costo limitato e anche realizzabile con il contributo delle aziende private concessionarie del trasporto. Peraltro, ci sarebbe anche la possibilità di mettere a gara la realizzazione di un parcheggio interrato. La soppressione degli attuali flussi lungo via Vinciprova renderebbe necessaria una diversa organizzazione della viabilità. Così: – il tunnel di via Torrione, da utilizzare solo in entrata, darebbe accesso alle nuove aree, a via Mobilio e, poco più avanti, a via Petrone, verso Sala Abbagnano; – la LungoIrno avrebbe doppio senso di marcia; – una rotatoria all’incrocio con via Cacciatori guiderebbe il traffico verso Fratte e, con doppio senso di marcia sul ponte, verso via Settimio Mobilio da percorrere in senso inverso rispetto all’attuale per arrivare a via Petrone-Sala Abbagnano; – i mezzi da via Dalmazia o via Farao svolterebbero su via Unità d’Italia, a destra, o piazzale Magna, a sinistra, ovvero diritto su via Cacciatori dell’Irno verso via Baratta, In questa nuova organizzazione, la rotatoria di fronte all’ingresso del Tribunale diverrebbe la sede ideale per il Faro della Giustizia che riuscirebbe ad esprimere, finalmente, il suo grande valore simbolico. In realtà, non è l’opera ad essere infelice, per quanto elementare e scarna; è infelice la sua posizione. Ben diversa visione sarebbe offerta da una collocazione all’interno della rotatoria, su un piedistallo a gradini, magari a forma di stella, emblema della Repubblica. La contrapposizione dei colori e il fascio di luce diffuso dalla lampada ben rappresenterebbero la sensibilità che il progettista intendeva esprimere. La maggiore altezza darebbe slancio al monumento, offrendolo apertamente alla vista, mentre una illuminazione rafforzata diffonderebbe di notte la luce amplificandone l’effetto emozionale. Il compito di ogni Amministrazione consiste certamente nel ridisegnare la Città per adeguarla alle mutate condizioni di vita. Ma, il tutto deve essere deciso nel prioritario interesse dei cittadini e per migliorare il benessere collettivo. Per questo, soprattutto per le aree pubbliche, ogni ipotesi di utilizzo deve essere valutata alla luce del possibile apporto di utilità immediate e dirette, prima di assumere altre decisioni. Per via Vinciprova, ci può essere una soluzione favorevole alla Città, finalizzata ad onorare la funzione della Giustizia e, comunque, nel pieno rispetto del vincolo pubblico. Questa proposta è una ipotesi. Altre sono immaginabili. Si può fare. *Ali per la Città





