Di Olga Chieffi
Il ritorno della pianista e cantante Jany McPherson, chiuderà stasera, alle ore 21, nella Sala Pasolini di Salerno, la prima parte della rassegna “Il colore dei suoni”, che riprenderà poi, in febbraio, pensato per la Sala Pasolini e il Teatro Pubblico Campano da Peppe Zinicola. Un felice ritorno questo della Jany McPherson, che firmò la colonna musicale dell’ edizione dei Dialoghi del Contemporaneo dedicata alla Nouvelle Vague, oggi presenterà il suo nuovo progetto A long way , in trio con Amedeo Ariano alla batteria e Luca Bulgarelli al contrabbasso. Jany McPherson, è senza dubbio una delle più interessanti ed originali esponenti del pianismo jazz internazionale degli ultimi anni. Forte di innate doti interpretative, di un genetico senso dell’orientamento musicale e del ritmo, e di una spiccata attitudine alla ballata e al canto, l’artista cubana caratterizza la sua musica con originali ed inaspettate progressioni ritmico-armoniche, un personalissimo fraseggio e un inedito linguaggio improvvisativo, che conferiscono al suo stile pianistico un tratto inconfondibile e una firma decisamente unica. Sono varie le fonti che ispirano la sua musica. Sicuramente Cuba che è l’isola della musica, i suoi ritmi, il modo di vivere e l’umorismo dei cubani, le frasi popolari, l’estetica dei pianisti cubani del primo Novecento come Bola de Nieve ed Ernesto Lecuona. Ovviamente poi la musica classica, il jazz, il nutrimento della cultura francese ed italiana. I titoli che ci farà ascoltare la pianista saranno El Vals de los Apasionados, un jazz valzer di chiara matrice popolare e tradizionale, malinconico e nostalgico, che acquista energia e vitalità nella parte prestata all’ improvvisazione, Te dejo ir in cui la McPherson ricoprirà anche il ruolo di vocalist, Fire in My Hands, un brano in cui il titolo tradisce certo virtuosismo pianistico sopra le righe che sposerà le proposite del contrabbasso e l’elegante batteria del nostro Ariano, con le sue variazioni di ritmo. Quindi Tú, una ballad, per pianoforte in cui si “spiegherà” la vena lirica della leader, unitamente alla track list della registrazione, A long way, da costruito sul gioco del contrasto, su ombre e luci, simbolo dell’originalità compositiva della McPherson. Naturalmente la scaletta prevederà degli standard, su cui “giocare” intrecciando le radici della sua tradizione musicale con le influenze europee, dei background dei nostri musicisti, creando un sound . La sua abilità di coniugare stili diversi sarà da subito evidente nell’interpretazione dei diversi titoli, dove il suo background classico si fonde con la libertà espressiva del jazz, non lontana dal guardare un luminoso passato rappresentato dalle strade maestre del pianoforte quali Keith Jarrett o Gonzalo Rubalcaba. La sua evoluzione musicale è palpabile e promette di continuare a sorprendere gli ascoltatori con nuove creazioni. La sua originalità e il suo approccio creativo sono segnali di un’artista in continua crescita, pronta a esplorare nuove sonorità e a consolidare il proprio posto nel panorama musicale contemporaneo. Un pianoforte, quello della McPherson, in bell’equilibrio tra intensità sonora e sospensione riflessiva della tensione, che conferisce una certa personale originalità alla tastiera e rappresentante di un vero e proprio torrente sanguigno della musica amerindia che si è riversata un po’ dovunque e fluisce oggi, mischiato a tanti altri componenti, in molte vene del vecchio e del Nuovo Mondo. Un trio questo che si esprime esprimendosi in quella lingua e in quel ritmo, così fascinosamente amalgamati, soffice, frusciante e sensuale, i ricordi africani, che saranno il colore e il veicolo naturale della rilettura degli standard, che ha incontrato il jazz vibrante, in un complesso esercizio di traduzione, composizione e interpretazione, intrecciato in due moods, dominati da puzzle formati da coordinate di reperti, che incrostano il contenitore musicale dei tre musicisti.